Maltempo estremo: nubifragi, grandinate eccezionali e perfino un tornado. Cos’è successo e perché
La spiegazione del meteorologo Flavio Galbiati
Una violenta ondata di maltempo ha colpito tutta la costa Adriatica, abbattendosi con particolare violenza sull’Abruzzo, le Marche e l’Emilia Romagna.
A Milano Marittima si è addirittura formato un tornado: una tromba marina ha infatti raggiunto terra e si è poi spinta per centinaia di metri dalla spiaggia fino alle case provocando enormi danni.
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La situazione è stata particolarmente critica a Pescara, città colpita da nubifragi e da una grandinata estremamente violenta, con chicchi grandi come arance. Al pronto soccorso sono arrivate 18 persone ferite, tra cui anche una donna incinta, e la grandine ha provocato seri danni anche a tetti, vetri e auto. L’ospedale della città ha dovuto fermare gli interventi chirurgici: seminterrati, parcheggi e piano terra erano allagati.
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Come possono essersi generati fenomeni così intensi e violenti? Oltretutto, dopo un periodo in cui l’Italia ha invece fatto i conti un caldo record.
Lo abbiamo chiesto al meteorologo Flavio Galbiati e ci ha spiegato che, in realtà, c’è un collegamento tra il caldo estremo e il maltempo intenso.
«L’ondata di forte maltempo che ha colpito soprattutto le regioni adriatiche, con temporali di eccezionale intensità, ha avuto origine proprio dal brusco cambio di scenario della circolazione atmosferica sul nostro Paese.
La prima parte di questa stagione estiva ha avuto come assoluta protagonista sull’Italia e sull’Europa centro-occidentale l’alta pressione nordafricana, accompagnata da masse d’aria roventi di origine sahariana; tra il 27 e il 29 giugno infatti si sono registrati numerosi record di temperatura sia nel Nord Italia che in Svizzera, Spagna e Francia. L’anomalia termica e il conseguente accumulo di calore nei bassi strati dell’atmosfera sono risultati i fattori che hanno preparato il campo all’intensa fase temporalesca di mercoledì 10. In realtà nelle regioni settentrionali, e in misura minore al Centro, le prime avvisaglie della notevole energia a disposizione dei fenomeni convettivi si è manifestata in diverse occasioni già nei giorni precedenti, con alcuni temporali di forte intensità che hanno fatto registrare nubifragi, ossia precipitazioni estremamente abbondanti in brevi intervalli di tempo, forti raffiche di vento e grandine anche di grandi dimensioni, come nell’episodio della serata di martedì 2 nel Vicentino e, più diffusamente, tra sabato 6 e lunedì 8. In questa fase l’instabilità è stata innescata da correnti nordoccidentali che, scalzando temporaneamente l’anticiclone, hanno trasportato aria più fresca su queste aree. Questo meccanismo si è ripetuto a scala più ampia con l’arrivo dalla Spagna della perturbazione N° 3, un sistema frontale più organizzato e in grado di provocare una notevole instabilità per mezzo del forte contrasto termico tra l’aria più fredda in quota giunta con la perturbazione e lo strato caldo e umido accumulatosi in prossimità del suolo.
In estrema sintesi, l’aria calda e ricca di vapore acqueo, sollevata bruscamente dall’afflusso di aria più fredda e più pesante, determina lo sviluppo verticale delle nubi temporalesche (i cumulonembi).
A nubi molto sviluppate in altezza, corrispondono anche fenomeni più intensi, tra cui nubifragi, forti raffiche di vento e grandine. Anche l’eccezionale dimensione dei chicchi di grandine ha avuto origine dalla forza del temporale, e in particolare dall’intensità delle correnti ascensionali all’interno del cumulonembo: correnti più intense e più durature sono in grado di far “galleggiare” più a lungo i chicchi, che muovendosi su e giù all’interno delle nube, spessa diversi chilometri, possono accrescersi fino a raggiungere grosse dimensioni, fino ad un peso che, non essendo più sostenuto dalle sia pur forti correnti ascensionali, finisce per causarne la precipitazione al suolo.
Vale la pena di sottolineare che l’aumento della frequenza degli eventi meteo estremi è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto. In particolare le ondate di calore, più intense e persistenti, possono creare le condizioni favorevoli a fenomeni temporaleschi più intensi.»