Il clima cambia, il miele scarseggia: nel 2019 produzione dimezzata. Le ragioni
Il clima influenza la vita delle api: in Italia crolla la produzione di miele e aumentano le importazioni
Tra gli effetti dei cambiamenti legati al clima c’è anche una crescente difficoltà nella produzione del miele. E quest’anno in Italia la raccolta di miele ha risentito in modo estremamente pesante degli effetti «dell’andamento climatico anomalo», avverte Coldiretti, e lancia l’allarme: «nel 2019 è praticamente dimezzata la raccolta di miele». Finora il 2019 è stato segnato da 1.126 eventi meteo estremi, osserva la Coldiretti, «tra grandinate, trombe d’aria, tempeste d’acqua e vento e ondate di calore». Eventi «che non hanno risparmiato gli alveari e hanno fatto soffrire le api», «sentinelle dell’equilibrio naturale globale e della biodiversità». Dopo i primi mesi primaverili eccezionalmente caldi e siccitosi, le precipitazioni abbondanti e il calo termico registrato durante buona parte del mese di maggio hanno avuto conseguenze negative sulle fioriture. Anche durante l’estate bollente che stiamo per lasciarci alle spalle non sono mancate violente ondate di maltempo.
Queste condizioni hanno fatto sì che le api non avessero la possibilità di raccogliere il nettare e «il poco miele che sono riuscite a produrre lo hanno mangiato per sopravvivere».
Il risultato? Cala la produzione nazionale, aumentano le importazioni dall’estero. «Quest’anno la produzione nazionale risulterà ben al di sotto delle oltre 23,3 milioni di chili del 2018 – osserva la Coldiretti -,mentre le importazioni sono risultate pari a 9,7 milioni di chili nei primi cinque mesi del 2019». Del miele importato, «circa la metà arriva dall’Ungheria e quasi il 10% dalla Cina».
Perché cercare miele italiano?
Per produrre il miele sul territorio italiano non sono ammesse coltivazioni Ogm. Questo non avviene in altri Paesi, come la Cina. E il miele che importiamo dall’estero spesso sono di bassa qualità, avverte la Coldiretti, che consiglia di evitare di portare in tavola prodotti provenienti da altri Paesi: «occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica».
Il miele prodotto in Italia «è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”».
«In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane – conclude la Coldiretti – ci sono 1,4 milioni gli alveari curati da 51.500 apicoltori di cui 33.800 circa produce per autoconsumo (65%) e il resto con partita iva che producono per il mercato (35%)».
La situazione di difficoltà che le api devono affrontare per i cambiamenti legati al clima non preoccupa solo per la produzione di miele. Come spiega la Coldiretti, la nostra alimentazione dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro degli insetti, al quale le api concorrono per l’80 per cento.