Disastri naturali: in 50 anni il costo è salito di 20 volte
Negli anni 70 ogni singolo evento catastrofico costava 500 milioni di dollari, oggi ha raggiunto i 10 miliardi.
Arrivano dati allarmanti sul costo complessivo dei danni causati dai disastri naturali a livello globale. Una ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), e condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dalla Pennsylvania State University, ha messo in luce come il costo dei danni causati dai disastri naturali sia aumentato di 20 volte negli ultimi 50 anni. Negli anni 70 del ‘900 ogni singolo evento catastrofico costava 500 milioni di dollari, oggi ha raggiunto la cifra astronomica di 10 miliardi.
Le aree che hanno subito maggiormente questo enorme aumento di costi sono quelle temperate, tra cui anche l’Europa e gli Usa.
Per effettuare la ricerca gli studiosi hanno analizzato i dati riguardanti i danni economici derivati dai disastri avvenuti a livello globale tra il 1960 e il 2014, molti dei quali sono «collegati al cambiamento climatico da un gran numero di studi».
Se per esempio prendiamo come riferimento il 1970 e il 2010 – afferma Matteo Coronese, autore dello studio e dottorando in Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna – i dati mostrano che l’impatto economico di un disastro particolarmente nefasto (tra l’1% dei più dannosi) è aumentato di circa 20 volte. Per essere più concreti, un singolo evento di questa portata nel 1970 causava circa 500 milioni di dollari di danni, mentre nel 2010 le perdite erano già salite a 10 miliardi di dollari. Ovviamente questi maggiori danni sono in parte dovuti all’aumento della popolazione e della ricchezza potenzialmente distruttibile (ad esempio edifici). Una volta tenuti in considerazione questi fattori, l’impatto economico degli eventi estremi risulta comunque raddoppiato. Più precisamente stimiamo che, ogni anno, un evento catastrofico (tra l’1% dei più dannosi) costi circa 26 milioni di dollari in più dell’anno precedente al netto degli aumenti attribuibili all’evoluzione di reddito, popolazione e prezzi”.
“Le dinamiche osservate sono compatibili con le predizioni di un modello teorico che connette cambiamenti nei valori medi delle variabili climatiche (per esempio il livello dei mari) con un aumento del rischio di danni estremi”, afferma Klaus Keller, autore dello studio, docente di Geoscienze e direttore del Center for Climate Risk Management alla Penn State University.
Anche a livello politico è necessario dunque prepararsi ad affrontare l’aumento consistente dei danni estremi dovuti ai disastri naturali, Secondo Andrea Roventini, tra gli autori dello studio, docente di Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna e responsabile del progetto GROWINPRO finanziato dalla Commissione Europea: “la necessità di interventi che attenuino le conseguenze catastrofiche dei disastri naturali futuri e consentano alle nostre società di adattarsi alle nuove condizioni climatiche è sempre più vitale ed imminente, anche in Italia, che come le altre zone temperate era considerata sinora considerato meno esposta. Inoltre, alla luce dei nostri risultati, un principio di cautela suggerirebbe di cercare di contenere la frequenza e l’intensità dei disastri naturali futuri con politiche di contrasto del cambiamento climatico”.
Una risposta a questa emergenza può arrivare da serie politiche volte all’adattamento che potrebbe offrire benefici anche economici oltre che sociali. Rimane sul tavolo però il tema dell’ ”apartheid climatico“, il fenomeno per cui solo gli abitanti dei Paesi ricchi riuscirebbero a evitare gli effetti dei cambiamenti climatici mentre i più poveri sarebbero costretti a subire i maggiori danni causati dalla crisi ambientale.