Inquinamento atmosferico e fumo da sigaretta: un mix letale. Ad aggravare tutto, il negazionismo
Intervista in esclusiva a Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia dell'Istituto dei Tumori di Milano. Gli ultimi dati eclatanti su tabagismo e smog
Il negazionismo non riguarda soltanto il clima e l’ambiente che ci circonda. Riguarda anche la nostre salute. Il movimento sorto per tentare di salvare il nostro Pianeta dagli effetti devastanti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici si trova ogni giorno a combattere contro il muro di coloro che, per smantellare dati riconosciuti e validati dalla stragrande maggioranza degli scienziati, utilizzano la minimizzazione e l’indifferenza. A rendere ancora più agghiacciante questo quadro, arrivano le parole di uno dei massimi esperti della pneumologia, Roberto Boffi. Lui, gli effetti che il fumo ha sul nostro fisico e sull’ambiente, li studia da sempre. Non a caso, la ricerca sui danni da fumo attivo e passivo è da sempre un punto focale del suo lavoro. Responsabile della Pneumologia dell’Istituto dei Tumori di Milano, il Prof. Boffi negli anni, per esempio, ha portato avanti molti progetti in collaborazione con il Royal Brompton Hospital di Londra e con la University of California di Los Angeles. È inoltre coautore di più di 80 lavori pubblicati su riviste nazionali ed internazionali su argomenti di interesse pneumo-logico, oncologico e inerenti le patologie fumo-correlate.
“Fumo attivo e passivo, e inquinamento – afferma il Professor Boffi – sono le facce della stessa medaglia: una medaglia truccata, un gioco sporco. La riscossa deve partire dalle nuove generazioni: a loro bisogna dare fiducia, ma anche strumenti culturali. Purtroppo ci sono molte fake news, specialmente quelle che riguardano inquinamento e fumo. I negazionisti sono molti: quando dico che le sigarette inquinano 15 volte più di un diesel, certe aziende mi ridicolizzano, esattamente come fanno con coloro che si battono per il clima“.
Il nemico è il Black Carbon
Cerchiamo di capire, esattamente, i termini del problema, chiedendo al Professor Boffi di illustrare a IconaClima i risultati e i dati delle sue ricerche più recenti. “Mi occupo quotidianamente di prevenzione e diagnosi precoce delle malattie respiratorie (bronchiti croniche, crisi asmatiche, tumore al polmone). La bronchite cronica, in particolare, è una sindrome molto insidiosa. Sempre più, in termini di esposizione di sostanze, l’attenzione va puntata sulle polveri non soltanto sottili, ma anche su quelle ultrasottili. Il marcatore principale per quanto riguarda la qualità dell’aria è il black carbon“. Quando parliamo di black carbon intendiamo un pigmento, prodotto dalla combustione incompleta di prodotti petroliferi pesanti, come il catrame di carbone fossile, il catrame ottenuto dal cracking dell’etilene o da grassi ed oli vegetali. Forma di particolato carbonioso ad alto rapporto superficie/volume, il black carbon viene impiegato soprattutto come pigmento per il rinforzamento della gomma e dei prodotti plastici. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha valutato che il “black carbon è probabilmente cancerogeno “; esporsi ad alte concentrazioni di black carbon può inoltre determinare problemi al tratto respiratorio superiore, attraverso irritazione meccanica. “Le nostre ricerche– sottolinea- si focalizzano quindi non soltanto sulla quantità di particolato, ma anche sulla qualità del particolato. Il particolato dei diesel, e ancora più quello delle sigarette, è infatti estremamente ricco di black carbon: ha quindi la capacità di creare stress ossidativo, quindi infiammazione, enfisema e tumori“.
Fumo, inquinamento e rischio tumori
Il Professor Boffi esamina quindi il problema dell’inquinamento atmosferico. “L’inquinamento outdoor è responsabile del 2-3% delle morti vascolari e del 5% dei morti del tumore al polmone. C’è quindi una quota non irrilevante di neoplasie polmonari dovute all’inquinamento dell’aria. Ma attenzione, questo dato non deve essere visto come un alibi dei fumatori: l’85% dei tumori è dovuto al fumo attivo. Il restante 15% dei tumori è causato per due terzi da fumo passivo, radon, amianto, genetica, per un terzo dall’inquinamento atmosferico“. Ci avviamo verso la stagione invernale, e il problema dello smog diventa uno tra gli argomenti più rilevanti della nostra quotidianità. “La Pianura Padana, purtroppo, non brilla per la qualità dell’aria, e neppure per strategie volte a migliorare la situazione. Ogni anno, in autunno, si parla di questo problema. Dei 15 capoluoghi di provincia che hanno le concentrazioni più elevate, sia giornaliere che annue, di PM2,5, il così detto particolato respirabile (ndr: si tratta di polveri così sottili da essere estremamente pericolose per la salute umana e animale. Mentre il PM 10 raggiunge solo i bronchi, la trachea e vie respiratorie superiori, il PM 2,5 è in grado di penetrare negli alveoli polmonari con eventuale diffusione nel sangue), ben 14 sono si trovano nella Pianura Padana. Ci fa compagnia soltanto Frosinone. Al primo posto c’è Torino, Milano segue a ruota. Bisogna fare con urgenza qualcosa per migliorare”.
Le principali cause dell’inquinamento
Ecco, dunque, i gravissimi problemi che la stagione invernale, con il freddo e con il traffico, porta con sé. “A Milano gran parte dell’inquinamento è causato da particolato prodotto dal traffico – spiega – ma in tutta la Pianura Padana più del 50% dello smog è causato dal riscaldamento, le così dette biomasse: i caminetti e le famigerate stufe a pellet. Quindi, contrariamente a quanto pensa la maggior parte della gente, in inverno il traffico non è la principale fonte di inquinamento. E, purtroppo, si tratta di un problema a macchia di leopardo“. Da non dimenticare la differenza tra inquinamento di tipo “spaziale” e quello di tipo “temporale”. “L’inquinamento del black carbon, del traffico, del diesel e delle sigarette – sottolinea il Professor Boffi – è un inquinamento di tipo spaziale: arriva fino a 100-150 metri. Nelle giornate maggiormente inquinate e nei mesi più freddi bisogna dunque evitare di iperventilare (ossia correre e fare sport) vicino alle vie più trafficate: altrimenti, tutti i benefici derivanti dall’attività fisica vengono vanificati. Questo vale per qualunque ora: non soltanto di giorno, ma anche di notte, proprio perché il riscaldamento è sempre attivo. D’estate il problema è diverso. L’inquinamento estivo è dovuto all’ozono, un gas legato alla temperatura e all’afa: dalle 11 della mattina alle 17 del pomeriggio bisogna quindi evitare di iperventilare, cioè fare attività fisica, anche nei parchi: si tratta, infatti, di un inquinamento temporale. Quello invernale invece è un inquinamento spaziale. Al Parco Lambro, per esempio, vicino alla tangenziale c’è una concentrazione di PM2,5 molto più alta che all’interno del parco: e, facendo sport in quella zona, i danni sono enormi. Noi, iperventilando, tratteniamo più polveri fini e ultrafini: le polveri ultrafini sono quelle che passano la barriera a livello capillare, vanno direttamente nella circolazione, e causano le malattie cardiovascolari. Le nanoparticelle circolano in tutto corpo fino alla pelle, alle unghie, ai capelli“.
Fumo e inquinamento: due facce della stessa medaglia
Passiamo ora a esaminare l’inquinamento degli ambienti interni. “L’inquinamento indoor è quello, per esempio, che produciamo con i bastoncini di incenso, le candele, per non parlare di caminetti – se non hanno un buon tiraggio – e stufe a pellet. Nelle giornate più inquinate le finestre vanno tenute chiuse, non aperte. Tra le buone pratiche, c’è la possibilità di usare depuratori: funzionano realmente, anche se non risolvono il problema“. Il dato più eclatante arriva proprio parlando di ambienti inquinati dal fumo di sigaretta. “È stato dimostrato che per ripulire l’aria di una smoking room, ossia di un locale per fumatori, occorre un impianto di aspirazione corrispondente dalla potenza pari a quella di un tornado. Ci sono ambienti dunque che, più di tanto, non si possono ripulire. Ma ci sono alcuni luoghi, come le camere da letto dove vivono bambini, persone asmatiche, allergici, persone cardiopatiche, cui dobbiamo porre la massima attenzione: ecco, in questi casi potrebbe essere molto utile acquistare un depuratore“. Il Prof. Boffi ritorna poi al problema ambientale, collegandolo a quello che lui studia quotidianamente, ossia il tabagismo. “Guardando con ammirazione a questo fenomeno ambientalista, vedo purtroppo che ci sono molti ragazzi con la sigaretta in bocca. Questo è dovuto alla pratica di mostrare il fumo come una cosa “da fighi” e di moda, anziché come un fattore inquinante: ecco che, qui, scatta il grande interesse delle multinazionali. Oggi non c’è proprio un’adeguata consapevolezza: i giovani non sanno che sono le vere vittime di un gioco sporco. Non c’è nulla di più omologato di un gruppo di ragazzi (soprattutto ragazze) che fumano. L’inquinamento non deve essere visto come un alibi. Abbiamo dimostrato che 3 sigarette tenute accese consecutivamente in un box inquinano 15 volte di più che un diesel tenuto acceso nello stesso box. Addirittura, una sigaretta inquina più di un tir. Nulla emette tanto particolato quanto la sigaretta. Naturalmente poi le cose si sinergizzano: se sei un fumatore e vivi in una città inquinata, il rischio di ammalarti di problemi cardio-polmonari e di tumori è esponenzialmente aumentato. Non è una somma, ma una moltiplicazione“.
Il negazionismo ha origine nelle nostre paure
Il pensiero dello pneumologo va quindi al problema del negazionismo. “Smettere di fumare, usare mezzi pubblici e comprare auto ibride, costa fatica, è un percorso mentale e quotidiano. La gente si vergogna a mettere su la mascherina, a usare una macchina un po’ meno veloce, ma in grado di consumare meno, a ingrassare magari di un chilo perché ha smesso di fumare. Il negazionismo ha origine proprio nelle nostre paure e nella nostra pigrizia“. Impressionanti i dati che riguardano il fumo di sigarette. “Attualmente sono circa 12 milioni i fumatori in Italia, le donne stanno quasi raggiungendo gli uomini. Siamo inoltre ai primi posti in Europa per numero di fumatori, specialmente in età minorile.In tutto il mondo i morti per tumore al polmone sono 7 milioni: la previsione di un miliardo di morti nel nostro secolo. Quella tabagica è definita un’epidemia femminile e pediatrica. Oggi si ammalano tanto le donne quanto gli uomini, mentre un tempo si trattava di una malattia prevalentemente maschile. Ma il dato più preoccupante è l’età: in drastica diminuzione, esattamente come nel Dopoguerra“.
I falsi miti del tabacco riscaldato
Il Prof. Boffi sfata quindi le false credenze sulle sigarette da tabacco riscaldato. “Si tratta di sigarette erroneamente considerate senza fumo. Noi, invece, abbiamo dimostrato che contengono concentrazioni significative di black carbon. In termini di rischio e di danno (infiammazioni e tumori) si collocano a metà tra le sigarette elettroniche con liquidi e quelle a combustione. È un tabacco riscaldato (il così detto fumo freddo) che, verosimilmente,determina un rischio modificato: non ci sono assolutamente ancora evidenze sufficienti per dire che si tratta di un rischio ridotto“.
Un ulteriore problema, riguardo a questi prodotti, è dato dalle agevolazioni fiscali, dalla possibilità di pubblicizzarli e dalla possibilità di utilizzarli nei luoghi pubblici. “Si permette, in tal modo, ai fumatori di tornare a fumare laddove da 16 anni per merito della legge Sirchia era proibito. E questo non è un male non solo per loro, ma anche per chi sta vicino a loro.In merito a questo, abbiamo proprio recentemente fatto uno studio di rilevanza internazionale“. Si tratta di “TackSHS” (Tacks), un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma Horizon 2020, che ha come obiettivo principale quello di migliorare le conoscenze sul fumo passivo e sulle emissioni delle sigarette elettroniche, col fine ultimo di limitarne l’impatto sulla salute. “La nostra ricerca ha esaminato il fumo passivo e il vapore passivo, all’interno delle diverse nazioni, al fine di omologare i risultati e le strategie per far fronte al problema. Sono emersi dati estremamente interessanti. In Europa, ad esempio, per ogni persona che fuma, c’è un non-fumatore che è esposto al fumo del fumatore. Ma non basta. C’è ben di peggio: per ogni utilizzatore di sigaretta elettronica, ci sono in media sei non-utilizzatori esposti al suo vapore, perché non c’è la legge anti-vapore. Purtroppo non vi è la percezione del danno né per chi la usa, né per chi sta vicino a chi la usa“.
L’importanza dell’educazione
In merito al futuro il Professor Boffi si dice comunque ottimista. “Bisognerebbe tornare nella scuola per fare vera formazione: ad essere maggiormente “truffate” sono state le ragazze. Da loro deve ripartire questo desiderio di riscatto e di contagio positivo. Fumo attivo e passivo, inquinamento sono la faccia della stessa medaglia: una medaglia truccata, un gioco sporco. La riscossa deve partire dalle nuove generazioni: a loro bisogna dare fiducia, ma anche strumenti culturali. Purtroppo ci sono molte fake news, specialmente su inquinamento e anche sul fumo. Ci sono molti negazionisti: quando dico che le sigarette inquinano 15 volte più di un diesel, certe aziende ridicolizzano, come fanno col clima. Ma ci deve essere l’autorevolezza e la credibilità della fonte. Se l’insegnante per primo inquina o fuma, lui che ha un ruolo, o peggio ancora un medico, crollano tutte le campagne. Le strategie purtroppo sono varie, i negazionisti sono bravi a disincentivare le nostre campagne: ma se si riuscisse a far capire ai giovani che uno dei principali modi per non inquinare, per esempio, è non produrre mozziconi, si può sfruttare quest’onda positiva di voglia di salvare il pianeta anche per salvare il nostro fisico“.