Oceani in apnea
In 50 anni si è perso il 2% di ossigeno a causa del riscaldamento globale e dell'acidificazione

Un rapporto dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha rivelato che le acque degli oceani hanno perso il 2% dell’ossigeno tra il 1960 e il 2010 e che entro il 2100, a causa del riscaldamento globale, tale quantità dovrebbe essere ridotta di un ulteriore 3-4%. Lo studio basato sul lavoro di 67 esperti pone anche l’attenzione sugli effetti drammatici che questa situazione potrebbe avere sia sugli habitat marini che sulle economie costiere da loro dipendenti. La maggior parte della perdita di ossigeno si concentra nei primi 1.000 metri della colonna d’acqua, zona dove la ricchezza e l’abbondanza delle specie sono più alte. Questa situazione ha già cominciato a modificare l’equilibrio della vita marina, favorendo la proliferazione di specie tolleranti l’ipossia come microbi, meduse e alcuni calamari a danno di quelle sensibili alla mancanza di ossigeno, in gran parte pesci. Tonni, marlin e squali sono particolarmente sensibili alla poca quantità d’ossigeno, a causa della loro grande taglia e dei loro alti bisogni energetici e rischiano quindi di doversi spostare in acque superficiali più ossigenate, dove sarebbero ancora più esposti ai rischi della pesca eccessiva.

Sono previste conseguenze anche su specie che vivono sui fondali, come coralli, macroalghe, mangrovie, pesci, plancton e mammiferi marini. Secondo lo studio, la perdita di ossigeno oceanico è strettamente correlata al riscaldamento globale e all’acidificazione degli oceani causati dall’aumento dell’anidride carbonica. Gran parte del calore in eccesso trattenuto dalla Terra viene assorbito dagli oceani, il che impedisce la diffusione dell’ossigeno dalla superficie alle profondità. Il fenomeno favorisce anche la proliferazione di alghe e di conseguenza un aumento della domanda di ossigeno. Lo studio ha identificato oltre 900 aree costiere e mari semichiusi in tutto il mondo che sono soggetti agli effetti dell’eutrofizzazione (eccessivo arricchimento di acqua con sostanze nutritive o materia organica). Negli anni ’60 erano 45. “Man mano che gli oceani perdono ossigeno, riscaldandosi, il delicato equilibrio della vita marina s’indebolisce. Per limitare la perdita d’ossigeno degli oceani, così come altri affetti di drammatici dei cambiamenti climatici, i leader mondiali devono impegnarsi a ridurre subito e in modo sostanziale le loro emissioni” ha dichiarato Grethel Aguilar, direttrice generale ad interim dell’IUCN.