Nebbia e temperatura: quanto stretto è il loro legame?
La presenza di banchi nebbiosi viene spesso collegata alla stagione fredda: ecco perché e cosa c'è di vero
La nebbia e il freddo. Un binomio, per molti, assodato. Le cose, in realtà, non stanno così. Vero è che la nebbia è un fenomeno più frequente (ma non esclusivo) nel semestre freddo: questo perché le notti sono più lunghe ed è più probabile che il raffreddamento del suolo sia sufficiente a determinare la condensazione del vapore contenuto nello strato d’aria prossimo al suolo. Ed è anche vero che l’umidità fa abbassare la temperatura percepita: si tratta, comunque, sempre di una percezione.
Cerchiamo dunque di capire qual è la relazione tra nebbia e temperatura, partendo proprio dalla spiegazione di cos’è esattamente la nebbia. Ebbene, la nebbia altro non è che una nube prossima al suolo, composta da piccolissime goccioline d’acqua. L’influsso della nebbia sulle temperature dipende dal suo spessore: è del tutto simile a quello di una nube bassa (detta “strato”). Se è notte, una volta formatosi lo spesso strato nebbioso, la temperatura prossima al suolo smette di calare, o scende più lentamente, perché il suolo non può più irraggiare energia liberamente verso lo spazio- oscurato, appunto, dallo strato nebbioso. Durante le ore diurne, invece, uno spesso strato nebbioso si comporta come uno specchio (o come una superficie innevata), riflettendo gran parte della radiazione solare. Per questo motivo i raggi del sole non raggiungono il suolo e la temperatura non sale- o sale comunque molto lentamente. Ecco perché la persistenza della nebbia è tipicamente associata a piccole escursioni termiche diurne. Gli effetti descritti sono ovviamente molto più contenuti nel caso in cui lo strato nebbioso sia sottile (per “sottile” intendiamo uno spessore che va da meno di un metro- la cosiddetta shallow fog– a pochi metri di spessore) oppure nel caso in cui, in modo equivalente, si sia vicini alla sommità dello stesso (ad esempio sul pendio di una montagna).