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Inverno inesistente: ecco perché quest’anno non è mai arrivato il freddo vero

Sta per chiudersi una stagione invernale latitante, caratterizzata da temperature miti, spesso su livelli primaverili, e da precipitazioni generalmente scarse

Quest’anno la stagione invernale sembra chiudersi con un nulla di fatto: la sensazione comune è che questa volta l’inverno sia stato quasi inesistente. Le temperature quasi sempre oltre la media, i pochi tentativi di irruzione di aria fredda dalle alte latitudini, le scarse nevicate alle basse quote e, più in generale, le esigue precipitazioni in molte zone d’Italia, offrono un quadro decisamente anomalo dell’attuale stagione invernale che viene percepita a tratti assente.

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Perché non è mai arrivato l’inverno?

Tutte queste anomalie traggono origine dalla circolazione atmosferica media che si è venuta a configurare a livello emisferico negli ultimi mesi. Ci sono alcuni segnali che consentono di comprendere l’origine della situazione attuale nella nostra area e che vengono esplicitati attraverso diversi indici climatici messi a punto proprio per evidenziare le anomalie rispetto allo stato medio della circolazione atmosferica.

North Annular Mode

Uno di questi indici è il NAM (North Annular Mode) che, semplificando, tiene conto della differenza dei valori di pressione fra il Polo e le medie latitudini, e consente di valutare quanto è forte il Vortice Polare (la vasta area di bassa pressione in quota che ruota attorno al Polo) in particolare nella stagione invernale.

North Annular Mode/Arctic Oscillation. Fonte NOAA

Attualmente il NAM è in fase decisamente positiva, il che significa che il Vortice Polare è molto forte (viceversa sarebbe debole in fase NAM negativa) avendo alle quote stratosferiche un nucleo più freddo della media, associato a livelli di pressione più bassi della media.

In questa situazione il vortice risulta molto compatto e, di conseguenza, vengono inibiti gli scambi di masse d’aria da nord verso sud, in particolare le irruzioni di aria polare o artica verso il Mediterraneo.

North Atlantic Oscillation

Strettamente connesso con il NAM è l’indice NAO (North Atlantic Oscillation) che evidenzia la relativa forza del Ciclone d’Islanda e contemporaneamente anche quella dell’Anticiclone delle Azzorre.

North Atlantic Oscillation. Fonte NOAA

Nell’attuale fase positiva della NAO entrambe le strutture bariche sono forti e in grado di mantenere un intenso flusso di correnti occidentali verso l’Europa con conseguente arrivo di aria molto mite dal medio Atlantico associata a tempo mediamente stabile, mite e secco sui Paesi meridionali, compresa l’Italia, e tempo sempre relativamente mite ma perturbato sui settori settentrionali del continente.

Quasi-Biennial Oscillation

Un alto indice che può offrire degli indizi sulla situazione attuale è l’indice QBO (Quasi-Biennial Oscillation) che caratterizza l’alternarsi ogni due anni circa di fasi con correnti occidentali (QBO positivo) e fasi con correnti orientali (QBO negativo) nella stratosfera sopra l’Equatore. Durante gli inverni con fase negativa della QBO sono frequenti le irruzioni di masse d’aria artica verso l’Europa e il Mediterraneo causate da situazioni di blocco delle correnti occidentali ad opera di poderose strutture anticicloniche che in questi casi si espandono fino alle alte latitudini contribuendo al surriscaldamento del Vortice Polare stratosferico e conseguente indebolimento/sfaldamento del Vortice Polare troposferico. Durante le fasi con QBO positiva, come quella attuale, si rafforzano, invece, le correnti occidentali atlantiche con conseguente scarsa probabilità di colate fredde da nord o da est verso l’Europa meridionale e l’Italia.

Anticiclone Russo-Siberiano

In aggiunta, e sicuramente come conseguenza della situazione della circolazione atmosferica di questo inverno, c’è da notare che anche la Russia ha sperimentato temperature ben oltre la media con conseguente indebolimento dell’Anticiclone Russo-Siberiano, ossia quella struttura che, nelle condizioni favorevoli e al massimo della sua prestanza, potrebbe riuscire ad espandersi verso l’Europa orientale e l’Italia col suo carico di gelo, ma che in questa stagione non ne ha la possibilità e nemmeno la forza.

Inverno mite e poco nevoso in Italia

In definitiva, riassumendo i vari concetti, in questo inverno siamo alle prese con un Vortice Polare molto forte e compatto che in qualche modo trattiene con sé l’aria gelida alle alte latitudini, correnti intense occidentali che convogliano masse d’aria mite dall’Atlantico verso l’Europa e forti strutture anticicloniche che spesso si estendono dal medio Atlantico o dall’Africa nord-occidentale verso il Mediterraneo e l’Italia. La conseguenza, che possiamo osservare intorno a noi, è un inverno latitante caratterizzato da temperature miti, spesso su livelli primaverili, e da precipitazioni generalmente scarse dovute alle lunghe fasi di tempo stabile o dai brevi e rapidi passaggi perturbati.

In aggiunta è sempre bene tener presente che, a parità di condizioni, le temperature sull’Italia sono tendenzialmente più elevate rispetto al passato poiché le masse d’aria che vanno a interessare la nostra area, come le altre aree del mondo, partono già “dopate” dal riscaldamento globale la cui misura è attualmente di circa 1°C sopra la media globale del XX secolo.

La speranza, però, è l’ultima a morire. «A proposito del NAM – aggiunge il meteorologo Rino Cutuli – il valore limite è stato superato a fine dicembre: superato tale valore, parte un condizionamento a livello della bassa troposfera che può durare dai 45 ai 60 giorni. Ciò potrebbe significare la fine del condizionamento a fine febbraio, e uno sblocco della circolazione attuale nel corso del mese di marzo, quindi con possibili scenari più freddi e nevosi».

Simone Abelli

È meteorologo presso Meteo Expert dal 1999. Nel 1995 consegue la laurea a pieni voti in Fisica con una tesi sull’analisi statistica delle situazioni meteorologiche legate agli eventi alluvionali che hanno interessato l’Italia. Dal 1996 al 1998 svolge attività di ricerca nell’ambito del progetto europeo MEDALUS sul problema della desertificazione nel Mediterraneo. Dal 2008 al 2015, diviene uno dei meteorologi di riferimento delle reti televisive Mediaset. Principali pubblicazioni: “Il clima dell’Italia nell’ultimo ventennio” e “Manuale di meteorologia”.

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