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Contagi e animali, conoscere la zoonosi

Lo stretto legame tra la salute umana e quella animale

L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Coronavirus COVID-19 ha riportato in primo piano molte argomentazioni, tra cui anche lo stretto legame tra la salute umana e quella animale. Quando parliamo di contagi e animali, ovvero delle malattie infettive trasmissibili dagli animali all’uomo e viceversa, stiamo parlando di “zoonosi”. In base alla direzione della trasmissione si parla di antropozoonosi, zooantroponosi e anfixenosi, nei casi in cui la malattia sia stata trasmessa all’uomo dagli altri animali, dall’uomo agli altri animali e nel caso di malattie reciprocamente trasmissibili presenti sia nell’uomo che negli altri animali.

Come avviene la trasmissione

Lo spillover, ovvero il passaggio di malattie tra l’uomo e gli altri animali, è una costante che accompagna l’essere umano dalla sua origine. La trasmissione può avvenire per interazione diretta come il contatto con scambio di fluidi o tramite il morso di animali infetti, oppure tramite interazione indiretta, come l’assunzione di alimenti contenenti l’infezione o mediante vettori come zanzare, mosche e zecche. 

Attraverso queste modalità, malattie circolanti tra gli animali contagiano l’uomo e si diffondono più o meno velocemente in relazione alla propria infettività con virus, batteri, funghi ed altri microrganismi patogeni come protagonisti.
In alcuni casi si tratta di malattie limitate al singolo individuo entrato in contatto con l’infezione e raramente trasmissibili da uomo a uomo come nel caso della brucellosi, una zoonosi principalmente veicolata dalle zecche in gran parte del mondo. In altri casi l’infezione può essere trasmessa da uomo a uomo più o meno rapidamente in relazione ad infettività e contesto sociale nel quale si diffonde. Con l’aumento di densità di popolazione a livello mondiale, l’avvento di comunità ad alta concentrazione umana e la globalizzazione, la diffusione in molti casi è velocizzata grazie alla facilità di spostamento da una parte all’altra del mondo dell’agente zoonotico.
Una volta contratta, l’infezione può penetrare nel corpo attraverso le mucose o la cute per poi propagarsi e moltiplicarsi all’interno dell’organismo localizzandosi negli organi di interesse a seconda dei diversi tipi di zoonosi.

Alcune tra le zoonosi più famose

Dalla Rabbia alla Toxoplasmosi, contraibili anche dai nostri animali domestici come cani e gatti, la gamma delle malattie zoonotiche si estende a virus come l’Ebola, la Sars, l’HIV e la più comune influenza.

Tra le zoonosi da contatto diretto compaiono virus influenzali come l’Aviaria che colpisce uccelli selvatici e domestici; la Salmonella, che colpisce rettili e anfibi e può essere trasmessa all’uomo da animali domestici come serpenti, iguane e rane o tramite l’ingestione di alimenti infetti.

Esempi comuni di infezione tramite alimenti sono rappresentati invece dal batterio dell’Escherichia coli, dal virus dell’epatite A ed E o dal parassita della Trichinella, agenti infettivi che possono essere trasmessi agli alimenti durante il processo di macellazione, di lavorazione delle carni o da una scorretta manipolazione del prodotto da parte del consumatore finale.

Perdita di biodiversità si traduce in aumento delle trasmissioni

Un recente report del WWF mostra come la perdita d’habitat delle diverse specie animali sia strettamente correlata all’aumento delle malattie zoonotiche.
La continua deforestazione e frammentazione degli habitat, la manipolazione e il commercio di animali selvatici, così come l’aumento di realtà urbane a ridosso degli ambienti naturali favorisce il contatto tra l’uomo e gli animali.
Gli ecosistemi naturali sono stati fortemente modificati dagli esseri umani, come denuncia il WWF, il 75% dell’ambiente terrestre e circa il 66% di quello marino hanno subito modificazioni nel corso degli anni. Questi significativi cambiamenti potrebbero aver comportato l’aumento dei siti di riproduzione dei vettori delle malattie, la perdita di specie predatrici e la diffusione amplificata degli ospiti serbatoio, i trasferimenti di patogeni tra le diverse specie, i cambiamenti genetici indotti dall’uomo di vettori di malattie o agenti patogeni e la contaminazione ambientale con agenti di malattie infettive.

Untori sì, ma innocenti

Il 75% delle malattie umane conosciute deriva dagli animali e il 60% di queste da animali selvatici. Il commercio legale ed illegale e il contatto con parti di animali espone l’uomo al contatto con l’agente zoonotico di cui l’animale può essere ospite. In diverse realtà asiatiche ed africane ad esempio, il commercio di animali venduti vivi e macellati in loco non fa altro che amplificare la possibilità di contrarre virus e batteri.
La frammentazione degli habitat invece, costringe gli animali selvatici a spostamenti tra le piccole aree naturali rimaste, solitamente intervallate da paesi o vere e proprie città, aumentando quindi la possibilità di contatto con l’uomo. Le comunità animali, inizialmente distribuite su ampie aree naturali, si ritrovano a dover convivere, ad elevate densità in alcuni casi, in territori ridotti favorendo lo scambio di virus, batteri e patogeni tra le diverse specie, che possono essere poi veicolati all’uomo.

Nel 2010, uno studio condotto da Keesing e i suoi collaboratori, pubblicato su Nature , mostra come il virus West Nile sia trasmesso da diverse specie di uccelli all’uomo attraverso la puntura delle zanzare come specie veicolante. Questo lavoro mostra che: alla riduzione del numero di specie di volatili a causa dell’impatto antropico, corrisponde un aumento del rischio di trasmissione del virus all’uomo. Questo avviene perché ecosistemi ricchi di specie di uccelli mantengono il virus a basse densità, diminuendo la probabilità che le zanzare e conseguentemente l’uomo vengano infettati.

Difendere la biodiversità come forma di tutela e prevenzione

Non è solo la perdita d’habitat a mettere in pericolo la fauna ed aumentare il rischio di zoonosi. Casi di interventi diretti dell’uomo che hanno avuto come conseguenza lo scoppio di malattie zoonotiche non sono rari.
In Svezia, la progressiva riduzione di caprioli ad opera dell’uomo ha portato ad un aumento dei casi di encefalite TBE, veicolata dalle zecche negli ultimi decenni. Il capriolo è un ospite importante per tutti gli stadi di sviluppo della zecca vettore e la progressiva scarsità di ospiti potrebbe aver spinto le zecche a colonizzare le arvicole, roditori portatori sani di TBE che, avendo una popolazione in crescita e molto più numerosa dei caprioli, hanno facilitato la trasmissione del patogeno all’uomo.
In India, durante lo scorso secolo, si assistette alla scomparsa degli avvoltoi, avvelenati dagli antinfiammatori che permanevano nelle carcasse che gli allevatori abbandonavano e di cui gli animali si nutrivano. Il risultato fu che, venendo a mancare lo smaltimento delle carcasse da parte degli avvoltoi, queste venissero consumate dai cani inselvatichiti provocando un rapido aumento della popolazioni locale con un conseguente aumento dei casi di rabbia nell’uomo, che veniva infettato attraverso il contatto con i cani.

È chiaro quindi come la tutela e la conservazione della fauna e della biodiversità in generale porti giovamento non solo agli animali, ma permetta anche all’uomo di trarne vantaggio direttamente. La tutela degli ecosistemi e degli organismi che ospita permetterebbe di instaurare una “forma naturale di prevenzione e di riduzione” delle zoonosi.

 

Claudio Delfoco

Claudio Delfoco è laureato in Scienze della Natura e si occupa di monitoraggio e conservazione della fauna, in particolar modo di canidi selvatici. Ha monitorato e studiato un branco di lupi in provincia di Savona (2014 - 2016) e più branchi di sciacallo dorato in Friuli Venezia Giulia (2017 - 2019). Dal 2015 partecipa a periodici censimenti e monitoraggi di lupo, lepre europea, capriolo e cervo in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia e, da ottobre 2019 ad oggi, collabora con Kosmos, museo di Scienze Naturali di Pavia.

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