Atmosfera

Buco dell’ozono verso la chiusura, a 33 anni dal protocollo di Montreal

La diminuzione dell’ozono nella stratosfera del Polo Sud a fine secolo è stata accompagnata da conseguenze circolatorie, oggi i trend sono cambiati

Lo strato di ozono è uno strato di gas naturale, si tratta di una molecola composta da tre atomi di ossigeno (O3), che funge da protezione dalle radiazioni ultraviolette e nocive del sole, per questo motivo è di sostanziale importanza per il mantenimento della vita sulla Terra. La maggior parte dell’ozono si trova nella stratosfera, lo strato atmosferico che si trova al di sopra della troposfera; l’ozono è concentrato in particolare tra i 15 e i 35 km, strato che viene per questo chiamato “ozonosfera”.

Le concentrazioni di ozono nell’atmosfera variano per fattori naturali come la temperatura, le condizioni meteorologiche, la latitudine e l’altitudine, o per sostanze prodotte da eventi naturali come le eruzioni vulcaniche. Negli anni settanta, anni di sviluppo industriale, una riduzione considerevole dello strato di ozono ha messo in allarme gli scienziati: i soli fattori naturali non potevano spiegare l’ammontare totale di riduzione constatato. Dagli studi del tempo è emerso che che alcune sostanze chimiche prodotte dall’uomo, in particolare alcuni composti del cloro, tra i quali i famigerati clorofluorocarburi, riducevano lo strato di ozono.

Di conseguenza, nel 1987,  è stata inserita nel quadro del protocollo di Montreal, l’eliminazione graduale delle sostanze che hanno causano la riduzione dello strato di ozono. In Europa, il protocollo è diventato attuativo attraverso una legislazione a livello comunitario che oltre a perseguire gli obiettivi fissati, comporta misure più rigorose e ambiziose.

Oggi possiamo dire che l’attuazione globale del protocollo di Montreal ha interrotto la riduzione dello strato di ozono, come confermato da un recentissimo studio pubblicato sulla rivista Nature.

Lo studio ha preso in esame principalmente gli effetti effetti osservati nell’emisfero australe. La diminuzione dell’ozono nella stratosfera del Polo Sud a fine secolo è stata accompagnata da alcune conseguenze circolatorie: lo spostamento verso il polo  della corrente a getto (poleward shift), l’aumento dell’indice SAM e l’espansione della cella di Hadley, fenomeni tra loro correlati, i cui trend adesso si stanno stabilizzando, coerentemente con la ricostituzione dello strato di ozono antartico. 

L’analisi condotta riguarda l’estate (australe) dunque i mesi di dicembre-gennaio-febbraio, il perché di questa scelta temporale e i principali risultati li abbiamo indagati con il meteorologo Lorenzo Danieli. ” Il buco dell’ozono è un fenomeno particolarmente pronunciato nella stratosfera antartica e in particolare in primavera, quando i composti del cloro che distruggono l’ozono si liberano in concomitanza dell’arrivo della radiazione solare dopo il lungo inverno polare”. 

Cosa succede nella stratosfera con meno ozono? “Poiché l’ozono assorbe la radiazione ultravioletta la stratosfera si scalda: dunque la riduzione di ozono ha reso la stratosfere in primavera e in estate (australi) più fredda.”

Che effetti ha tutto ciò sull’atmosfera?Per motivi dinamici (thermal wind balance) una stratosfera più fredda significa venti stratosferici occidentali più forti, che a poco a poco condizionano anche gli strati inferiori: in definitiva si assiste ad un rinforzo anche dei venti occidentali della troposfera. In questa situazione inoltre il jet stream (cioè la stretta fascia dove i venti occidentali sono più forti) tende a spostarsi verso sud (poleward) mentre la cella tropicale di Hadley si espande verso le medie latitudini. Un indice che riassume questo stato di cose è il SAM, l’analogo del NAM, Southern Annular Mode.”

Ebbene, secondo lo studio, tutto questo è veramente avvenuto, sia nelle osservazioni, sia nelle simulazione dei modelli,  significa che stiamo cominciando ad osservare gli effetti della recupero dello strato di ozono: dal 2000 si osserva una pausa nelle tendenze delineate sopra, come ad esempio lo spostamento verso sud del jet stream estivo, è corretto? “Lo studio, attraverso metodi statistici, osservazioni e modelli, è riuscito a dimostrare che con grande probabilità questa pausa è correlata proprio al recupero dell’ozono stratosferico. Va infatti sottolineato che molti altri meccanismi hanno un ruolo nel modulare la variabilità della circolazione atmosferica: in primis la cosiddetta variabilità interna al sistema, non indotta cioè da forzanti esterne, e, non ultima, la crescita della CO2, che tende invece a produrre effetti simili a quelli legati ad una stratosfera polare più fredda.”

Al di là della notizia della riduzione del buco dell’ozono, è significativa e di notevole importanza l’evidenza dell’efficacia di una azione coordinata e condivisa da tutti gli stati, il protocollo di Montreal in questo caso, in materia di protezione della salute del Pianeta.

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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