Coronavirus, gli investimenti puntano già alla sostenibilità
Mentre i mercati finanziari vivono una crisi senza precedenti, crescono i titoli con i più alti punteggi ESG
La pandemia del Coronavirus ha messo in crisi l’intero sistema in cui abbiamo vissuto per decine di anni e ha fatto emergere come la sostenibilità ambientale debba essere considerata una delle nostre maggiori priorità.
Mentre solo il tempo ci svelerà se i governi saranno in grado di attuare programmi di ripresa basati su questi principi senza cedere alla rischiosa tentazione di guardare solo al breve termine, un ambito dove la lezione sembra essere stata recepita è quello della finanza. E in particolare sono i principali investitori asiatici ad aver già dimostrato un interesse maggiore per gli investimenti sostenibili: lo rivela un’analisi della svizzera UBS.
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La banca svizzera ha infatti rilevato come l’interesse degli investitori asiatici per gli investimenti sostenibili sia stato influenzato dal Coronavirus, che ha fatto emergere l’importanza di tematiche relative alla salute e all’ambiente.
Dall’inizio dello scorso anno, il portfolio al 100% sostenibile del private banking asiatico è più che raddoppiato, osserva UBS, e circa il 60% degli investimenti arriva dalla Cina. Mario Knoepfel, che per UBS si occupa degli investimenti sostenibili per la regione dell’Asia che si affaccia sul Pacifico, ha spiegato che il cambiamento principale è avvenuto a livello di mentalità: gli investitori, ha detto, sono passati «da “non lo so, sono scettico”, a “ne ho sentito parlare, voglio sapere, voglio imparare“».
Ma i fondi sostenibili stanno già crescendo in tutto il mondo, è ancora più evidente in un momento di profonda crisi per il mercato azionario, e i titoli con i più alti punteggi ESG stanno andando nettamente meglio anche in Europa e negli Stati Uniti.
ESG sta per Environment, Social e Governance, e in una sigla racchiude tre criteri fondamentali nella valutazione della sensibilità sociale. Criteri che l’emergenza Coronavirus ha contribuito a rendere ancora più rilevanti per chi si occupa di investimenti.
Il primo fattore è quello dell’ambiente e consente di valutare rischi relativi per esempio ai cambiamenti climatici, alla deforestazione, all’inquinamento e alle emissioni di gas serra. Con metà della popolazione di tutto il mondo costretta a restare a casa per contrastare la diffusione del virus, viviamo una situazione inedita che ha portato al crollo di traffico e voli, con un conseguente calo dell’inquinamento e delle emissioni che non era mai stato registrato prima d’ora.
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In questa situazione di profonda crisi è emersa anche una maggiore importanza degli altri due fattori compresi dai criteri ESG, ovvero la società e la governance. La pandemia ha infatti evidenziato l’imprescindibilità di un welfare efficiente e di ammortizzatori sociali, e ha portato alla luce anche quanto l’organizzazione aziendale possa fare davvero la differenza, per esempio attraverso l’utilizzo di tecnologie più avanzate, smart working e strategie di business innovative.
Il responsabile delle strategie di mercato di Chaikin Analytics, Dan Russo, ha detto a Bloomberg che, in questo momento, le società quotate all’interno dell’ESG sono avvantaggiate da una percezione per cui avrebbero maggiori probabilità di avere una visione del business vicina a quella di tutte le persone coinvolte, senza guardare solo agli azionisti. Secondo Russo, chi occupa di investimenti sta iniziando «a guardare oltre a questa situazione del Coronavirus, e forse sta cercando di individuare le aziende che hanno fatto del bene ai propri dipendenti e a tutta la catena di approvvigionamento».
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