Aria più pulita nel nord dell’India: particelle di aerosol ai minimi per il lockdown
I livelli di aerosol non sono mai stati così bassi in questo periodo da quando sono iniziate le misurazioni 20 anni fa
In seguito al lockdown per il Coronavirus, l’inquinamento atmosferico nel nord dell’India è precipitato e i livelli di aerosol non avevano mai raggiunto valori così bassi in questo periodo dell’anno negli ultimi 20 anni. La visibilità è migliorata così tanto che gli abitanti delle regioni più settentrionali per la prima volta in 30 anni sono riusciti a vedere l’Himalaya, distante 150-200 chilometri.
Il lockdown dell’India, iniziato il 25 marzo, ha costretto 1.3 miliardi di persone a casa, fermando le attività produttive, le aziende, le fabbriche, riducendo significativamente il traffico stradale e il traffico aereo. Sono bastate poche settimane di stop per far precipitare i livelli di aerosol nel nord dell’India fino a livelli minimi, mai raggiunti in questo periodo da quando sono iniziate le misurazioni, 20 anni fa. La conferma l’analisi effettuata dalla NASA sui livelli di aerosol osservati tramite satellite AOD (aerosol optical depth).
Livelli di aerosol ai minimi: cosa significa?
L’aerosol comprende tutte quelle minuscole particelle sospese in aria, liquide e solide. Alcuni aerosol provengono da fonti naturali, come tempeste di sabbia, eruzioni vulcaniche o incendi. Altri, invece, vengono immessi in atmosfera dalle attività umane, ad esempio, attraverso l’uso di combustibili fossili. L’aerosol che proviene dalle attività umane contribuisce soprattutto a liberare in atmosfera le particelle più piccole, quelle più dannose per la nostra salute.
In India, in particolare, il traffico dei veicoli, gli impianti a carbone, le industrie attorno alle città producono nitrati e solfati. La combustione di carbone produce fuliggine e altre particelle a base di carbonio. A questo si aggiunge il fumo proveniente dalle zone rurali. «Di solito – spiega la Nasa – in questo periodo dell’anno nel nord dell’India la maggior parte degli aerosol provengono dall’attività dell’uomo».
Analizzando le mappe che mostrano i livelli di aerosol rilevati in India tra il 31 marzo e il 5 aprile degli ultimi 5 anni è possibile notare una grande differenza quest’anno. «Sapevamo di poter notare dei cambiamenti nella composizione atmosferica di molte zone durante il lockdown, ma non ho mai visto livelli di aerosol così bassi nella pianura indo-gangetica in questo periodo dell’anno», commenta Pawan Gupta, scienziato dell’Universities Space Research Association (USRA) alla NASA’s Marshall Space Flight Center.
Effetto del lockdown ma non solo
Probabilmente i livelli di aerosol tenderanno ad aumentare nelle prossime settimane per l’inizio della stagione delle tempeste di sabbia. Le concentrazioni di sabbia sospese in atmosfera, di solito, infatti, sono basse tra marzo e l’inizio di aprile ma poi tendono a crescere con l’aumento delle temperature e l’attivazione di venti da ovest che sollevano sabbia dal Deserto del Thar e dalla Penisola Araba.
Le condizioni meteorologiche, infatti, hanno un impatto notevole sulla presenza di aerosol. «La cosa più difficile nel comprendere le variazioni dei livelli di aerosol -spiega Robert Levy della NASA – è proprio il fatto che si possono spostare per effetto di venti o altre variabili meteorologiche. Bisogna riuscire a distinguere ciò che deriva dalle attività umane».
L’arrivo della pioggia, infatti, ha aiutato a “pulire” l’aria. Intorno al 27 marzo piogge abbondanti hanno interessato vaste zone del nord dell’India, contribuendo ad abbassare significativamente i livelli di aerosol. Di solito però, i livelli tendono ad aumentare subito dopo, con il ritorno di un tempo più stabile. Il lockdown, quindi, avrebbero permesso di prolungare l’effetto “pulente” della pioggia.
Diversa, invece, la condizione del sud dell’India: qui i livelli degli aerosol non sono scesi con lo stesso ritmo, anzi. In alcune zone i livelli sembrano addirittura leggermente più alti rispetto agli ultimi anni. Il perché non è chiaro: secondo la NASA potrebbe essere legato alle condizioni meteo, ai fuochi usati in agricoltura, ai venti o ad altri fattori.
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La ricerca continua e questa situazione senza precedenti può aiutare la scienza a comprendere il legame tra attività antropiche e le condizioni della bassa atmosfera. «Abbiamo di fronte a noi un’occasione unica per comprendere come si comporta la bassa atmosfera ad un taglio così radicale delle emissioni – commenta Levy-. Questo può aiutarci a capire come le diverse fonti di aerosol influenzano l’atmosfera».