Overshoot Day, quest’anno slitta di 3 settimane per effetto del lockdown
Si è fatto sentire l'impatto della pandemia globale sull'impronta ecologica dell'umanità: è il salto più grande dall'inizio delle analisi
L’effetto del fermo delle attività produttive per il coronavirus, quest’anno ha permesso di slittare di oltre 3 settimane l’Overshoot Day, ossia il giorno in cui l’uomo esaurisce le risorse naturali a disposizione. L’anno scorso l’Overshoot Day per il Pianeta Terra si è tenuto il 29 luglio, mentre nel 2020 si terrà il 22 agosto.
Il 22 agosto di quest’anno esauriremo il nostro “budget” di risorse naturali a disposizione nell’arco dell’anno e inizieremo ad entrare in debito. Si tratta di una data simbolica per segnare il momento in cui può considerarsi esaurita la biocapacità del pianeta. Da quel giorno in avanti, fino alla fine dell’anno, l’uomo entra in debito con il Pianeta e utilizza risorse naturali, compromettendo la capacità futura degli ecosistemi di rigenerarle. Quest’anno, ad esempio, avremmo bisogno delle risorse naturali di 1,6 pianeti Terra.
Overshoot day, l’impatto del lockdown sullo sfruttamento della biocapacità
Secondo le analisi del Global Footprint Network, l’organizzazione di ricerca internazionale che ha avviato – e continua a portare avanti – i calcoli per la contabilità delle risorse naturali attraverso l’Impronta Ecologica, l’impatto del coronavirus quest’anno è stato significativo.
Sul bilancio annuale hanno pesato le variazioni riscontrate nelle emissioni, nella raccolta del legname, nella richiesta di alimenti, insieme ad altri fattori. Rispetto all’anno scorso, la “carbon footprint“, ossia l’impronta ecologica delle le emissioni gas serra, è diminuita del 14.5%. In calo anche l’impronta della deforestazione: rispetto al 2019 è diminuita dell’8.4%. A pesare maggiormente sull’impronta ecologica dell’uomo sono proprio le emissioni di anidride carbonica, che da sole costituiscono il 60% del totale.
La pandemia globale ha interrotto il sistema-cibo a livello mondiale, facendo aumentare sia lo spreco alimentare che la malnutrizioni dei popoli più poveri. Complessivamente, secondo il Global Footprint Network, non ci sono state variazioni rispetto all’anno precedente.
Nonostante il trend crescente, non è la prima volta che è stata posticipata la data dell’Overshoot Day: è successo, ad esempio, anche dopo la crisi del 2008. Ma questo spostamento sul calendario è il salto più grande dall’inizio delle analisi, ad inizio degli anni ’70.
La data dell’Overshoot Day complessivamente, nell’arco degli ultimi 50 anni, si è spostata sempre più indietro sul calendario: nel 1970 cadeva il 29 dicembre, nel 1980 cadeva il 4 novembre, nel 1990 cadeva l’11 ottobre, nel 2000 il 23 settembre, nel 2010 il 7 agosto.
«Cambiamenti importanti e rapidi sono possibili»
Le attività umane hanno un peso considerevole e questo periodo di lockdown ci ha permesso di vederlo con i nostri occhi.«Questo dimostra – spiega Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network – che cambiamenti importanti e rapidi sono possibili. Tuttavia, questa riduzione della nostra impronta ambientale è stata imposta e non voluta. Non essendo accompagnata da un cambiamento del sistema produttivo e di consumo, purtroppo non durerà».
Per spostare la data dell’Overshoot Day (promosso dal Global Footprint Network con il motto #movethedate) in modo costante e definitivo dovremmo attuare tutti un cambiamento profondo delle nostre abitudini. Ad esempio, sostituire il 50% di consumo di carne con una dieta vegetariana, contribuirebbe a spostare la data dell’Overshoot Day di 15 giorni in avanti (questo dato comprende 10 giorni per la riduzione delle sole emissioni di metano dagli allevamenti); ridurre la componente delle emissioni di CO2 dell’Impronta Globale del 50%, sposterebbe la data di Overshoot Day di 93 giorni.