Lo scienziato Konrad “Koni” Steffen è scomparso tra i ghiacci e con lui abbiamo perso un patrimonio di esperienza sul cambiamento climatico e sulla fusione della calotta glaciale in Groenlandia. La redazione di Icona Clima si unisce all’Organizzazione Meteorologica Mondiale per la tragica e prematura scomparsa in uno dei tanti e insidiosi crepacci improvvisamente apparsi sul territorio groenlandese a causa del riscaldamento globale.
Tribute to a great scientist who will be sorely missed. https://t.co/Dy2E6UTfI1
— World Meteorological Organization (@WMO) August 14, 2020
Il professor Steffen è stato direttore del Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research (WSL) ed ex direttore del Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences at the University of Colorado. La sua passione e la sua principale competenza riguardavano le regioni polari e ha dedicato la sua carriera alla ricerca sui cambiamenti climatici e sulla criosfera in Artico e in Antartide.
“I poli della Terra sono di grande importanza per l’equilibrio climatico del nostro pianeta. Sono urgentemente necessarie ulteriori ricerche e conoscenze sul loro funzionano ” aveva più volte dichiarato Steffen.
Una vita di ricerca e azione contro il cambiamento climatico
Il professor Steffen era una figura molto amata e molto rispettata nella comunità scientifica. Era un motivatore e un ottimista con un grande carisma. Relatore chiaro ed espressivo, ha tenuto un discorso di apertura al vertice WMO High Mountain 2019, che ha finalmente messo sotto i riflettori il pesante impatto dei cambiamenti climatici sulla criosfera montana: ghiacciai, neve e permafrost.
Ha contribuito all’IPCC come autore principale del Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate e sul Fifth Assessment Report. Ha collaborato per lungo tempo al programma Climate and Cryosphere (CliC) del World Climate Research Programme ed è stato presidente del Global Climate Observing System’s Observation Panel for Climate.
Il professor Steffen è stato un pioniere nel monitoraggio della calotta glaciale della Groenlandia. Dal 1990 ogni primavera si recava alla stazione base meteorologica di Swiss Camp in Groenlandia, dove ha lavorato con i suoi colleghi raccogliendo dati su neve, ghiaccio e atmosfera. Già nel 2002, è stato in grado di utilizzare i suoi dati per dimostrare l’accelerazione della fusione del ghiaccio.
“Durante tutta la sua carriera, il campo svizzero in Groenlandia è rimasto un affare di cuore per Konrad Steffen” ha scritto Thomas Stocker, ricercatore sul clima dell’Università di Berna ed ex co-presidente del gruppo di lavoro IPCC.
“Sul ghiaccio ha sempre dato una mano in prima persona, ha riparato la stazione meteorologica, ha stabilito connessioni GPS con i satelliti, ha negoziato con i piloti dell’elicottero o ha cucinato per l’equipaggio. Ma ha anche trasformato abilmente il campo svizzero per effettuare una raccolta dati memorabile e impressionante riguardo il cambiamento climatico. Numerosi ministri, membri del Congresso degli Stati Uniti, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, l’ex presidente federale svizzero Leuthard e molti altri hanno visitato lo Swiss Camp, sono saliti sulla piattaforma e hanno visto con i propri occhi la vulnerabilità della superficie ghiacciata della Groenlandia” ha aggiunto il professor Stocker. Quello che prima veniva sprezzantemente chiamato “monitoraggio” grazie a lui fa ora parte del tesoro unico di dati che costituisce una pietra fondamentale della moderna scienza del clima.
I am deeply saddened to learn of Koni Steffen’s tragic death in a crevasse near Swiss Camp, on the top of Greenland. I send my love to his family. Koni’s renowned work as a glaciologist has been instrumental in the world’s deepened understanding of the climate crisis. 1/2
— Al Gore (@algore) August 11, 2020
Un cittadino del mondo
Koni, come veniva chiamato dai suoi amici, era un cittadino del mondo: si sentiva a suo agio in una fattoria vicino a Zurigo, come sui ghiacciai del Cile, della Groenlandia e dell’Antartico. Ha persino addestrato i giovani in Tibet a gestire stazioni meteorologiche e raccogliere dati. La neve e il ghiaccio sono stati i suoi elementi di collegamento e il nucleo della sua ricerca sin dalla sua tesi di diploma, che ha scritto all’ETH di Zurigo nel 1977. Ha continuato il suo percorso accademico negli Stati Uniti, dove è stato professore presso l’Università del Colorado dal 1991 al 2012; dal 2005 è a capo del CIRES, grande istituto di ricerca ambientale. Grazie alla sua personalità e al duro lavoro da esploratore polare, scienziato di successo e abile diplomatico, è stato in grado di prevalere nel competitivo ambiente scientifico degli Stati Uniti.
“Negli ultimi anni, i dintorni del campo Swiss Camp si sono trasformati in un altopiano lacustre durante la stagione estiva. Konrad Steffen tratteneva i suoi ospiti nella sua tenda con caffè espresso e cioccolato, mentre spiegava i fatti scientifici riguardanti il cambiamento climatico. Chiunque fosse sceso dalla piattaforma dopo poche ore ha capito il significato di fusione del ghiaccio allo Swiss Camp ma non solo, per la Groenlandia e per il mondo intero. Così ogni visitatore è diventato un ambasciatore per la protezione del clima” ha scritto il professor Stocker in un necrologio in un quotidiano svizzero pubblicato sul sito web del WCRP.
Il professor Steffen ha frequentato l’ETH di Zurigo, da cui ha conseguito un diploma nel 1977 e un dottorato in scienze nel 1984. È stato professore all’Università del Colorado, all’EPFL di Losanna e all’ETH di Zurigo. È stato membro della International Glaciological Society, dell’American Geophysical Union e dell’American Meteorological Society. E’ mancato all’età di 68 anni.
Sabato scorso, 8 agosto 2020, sulla calotta glaciale screpolata, Koni è caduto in un crepaccio. Piangiamo tutti la perdita di un ricercatore eccezionale, un ambasciatore internazionale della scienza, un regista visionario, un collega generoso e, per molti, un buon amico.