2 brutali ondate di maltempo in una settimana: l’Italia piange le vittime di un clima sempre più estremo
Strade come fiumi, ponti crollati, vite spezzate. L'autunno è iniziato da appena due settimane e l'Italia è in ginocchio
L’autunno è iniziato da appena 2 settimane e ben due ondate di maltempo violentissimo hanno già sferzato l’Italia con fenomeni meteo estremi, sintomo chiaro e allarmante di un clima che cambia.
La prima ondata di maltempo estremo ha segnato la fine di settembre con nubifragi e perfino tornado: una vittima, diversi feriti, milioni di danni all’agricoltura
La prima fase di maltempo estremo si è accanita sull’Italia tra venerdì 25 e domenica 27 settembre. In quell’occasione il Paese è stato bersagliato da grandinate violente e piogge abbondantissime, spesso concentrate in lassi di tempo estremamente brevi. È stato il caso ad esempio dell’impressionante nubifragio che si è abbattuto su Napoli, quando in una manciata di minuti litri d’acqua si sono riversati sulla città, provocando allagamenti e molti danni. Tra i protagonisti di quella particolare ondata di maltempo ci sono anche i forti venti: raffiche potenti come quelle di un uragano hanno sferzato diverse zone dell’Italia, dando origine a onde mostruose soprattutto in Sardegna e, in alcuni casi, perfino a spaventose trombe marine, trombe d’aria e tornado.
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La perturbazione era stata accompagnata anche da una massa d’aria fredda, che in poche ore ha fatto letteralmente precipitare le temperature da nord a sud portando la colonnina di mercurio giù, in picchiata, soprattutto al Sud dove si è passati da un caldo più intenso del normale, praticamente estivo, a valori ben al di sotto della media stagionale. In quell’occasione numerosi giornali avevano riportato la notizia di un mese di settembre più freddo del normale, addirittura il più freddo degli ultimi 50 anni (era una bufala, come ci hanno spiegato qui i meteorologi).
Una, la vittima della prima ondata di maltempo: un runner sorpreso dall’improvviso peggioramento in provincia di Varese. Milioni, i danni stimati dalla Coldiretti nel mondo dell’agricoltura e dell’allevamento: «lungo tutta la Penisola – ha sottolineato l’associazione – il maltempo ha lesionato edifici rurali, sradicato piante, divelto serre, allagato campi e stalle, spogliato uliveti e vigneti, rovinato frutta e ortaggi e distrutto coltivazioni di riso in piena raccolta con il lavoro di un intero anno andato perduto nelle aziende agricole, con milioni di danni».
La seconda ondata di maltempo è piombata sull’Italia dopo meno di una settimana: piogge spaventose, ponti, strade ed edifici collassati, diverse le vittime.
Dopo meno di una settimana rieccoci, per la seconda volta dall’inizio dell’autunno l’Italia piange le sue vittime, spala il fango e conta i danni. Che sono enormi. Questa nuova ondata di maltempo è stata dominata in assoluto dalla pioggia, che ha martoriato, abbondante e insistente, soprattutto il Nord-Ovest.
Impressionanti i numeri: il 2 ottobre il Piemonte ha vissuto il giorno più piovoso da più di 60 anni e in alcune delle zone più colpite è arrivato oltre mezzo metro d’acqua nel giro di 24 ore. Resteranno a lungo impresse nella mente di ognuno di noi le immagini sconcertanti che testimoniano la catastrofe, immane soprattutto nella zona di Limone Piemonte: strade collassate, auto trascinate via dalla corrente, intere case sommerse dal fango e dai detriti. Il governatore Alberto Cirio ha chiesto lo stato d’emergenza: «martedì, dopo aver visitato tutte le province colpite, sarò a Roma a ribadire che servono al più presto le risorse per ripartire. Mi conforta la telefonata del presidente Mattarella: ha assicurato che lo Stato non ci lascerà soli», ha aggiunto Cirio.
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— Marco Ferraglioni (@MFerraglioni) October 3, 2020
Anche la Liguria ha chiesto lo stato d’emergenza: è l’altra regione colpita con più impeto da questa ondata di maltempo. Mentre inizialmente la perturbazione ha portato piogge estremamente abbondanti soprattutto sul Levante, con nubifragi e frane in particolare nel Genovese, in seguito il maltempo si è accanito con impeto e insistenza anche sul Ponente.
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Da brividi le immagini che raccontano l’incubo vissuto da Ventimiglia, sommersa da un’ondata spaventosa di acqua e fango dopo l’esondazione del torrente Bevera e del fiume Roja.
Ingenti i danni economici: secondo le stime della Coldiretti, solo agricoltura e allevamento avrebbero subito perdite per oltre 300 milioni di euro.
Diverse le vittime, anche se al momento risulta difficile dare un numero preciso. Mentre tre persone hanno sicuramente perso la vita a causa del maltempo – due in Piemonte e una in Valle d’Aosta -, i sei corpi che sono stati ritrovati in Liguria, in mare e nel fiume Roja, sono avvolti nel mistero. Al momento infatti non sono ancora stati identificati, e se in un primo momento il mancato riscontro con le persone che risultavano disperse aveva portato le autorità a ipotizzare che si trattasse di persone uccise dal maltempo in Francia, con la valutazione dello stato di decomposizione dei cadaveri si sta facendo strada l’ipotesi che le salme, in realtà, siano state trascinate in mare dai cimiteri francesi, e che dunque si tratti di persone decedute da tempo.
Proseguono intanto, al momento senza esito, le ricerche di un uomo che da sabato risulta disperso in provincia di Pavia: si tratta di un cacciatore bresciano di 77 anni che probabilmente è stato sorpreso dalla piena del fiume Sesia a Palestro.
Cosa c’entra il cambiamento climatico?
Se n’è già parlato, purtroppo, ma repetita iuvant. O almeno, si spera.
Singoli episodi legati al meteo – di maltempo quindi, ma anche picchi di temperatura particolarmente alti o bassi – non possono essere presi come prove inconfutabili dell’esistenza (o meno) dei cambiamenti climatici. Ma è innegabile che fenomeni meteo estremi come questi stanno diventando sempre più frequenti e sempre più intensi. Strade che collassano, auto trascinate via dalla corrente, alberi sradicati dalla potenza del vento. Immagini scioccanti, in grado ogni volta di sconvolgerci e farci sentire impotenti, stanno diventando sempre meno rare nei nostri notiziari, delineando una tendenza ben precisa verso un’estremizzazione ormai evidente.
L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteo estremi rappresenta proprio una delle conseguenze del riscaldamento globale: senza dubbio è una di quelle che, in Italia, si stanno facendo sentire in modo più pesante.
Temperature più elevate del normale nell’atmosfera e sulla superficie del mare forniscono una maggiore “energia” ai fenomeni temporaleschi tipici dell’autunno, che dopo estati sempre più calde trovano le condizioni perfette per diventare ancora più violenti.
Come ci spiega il meteorologo Flavio Galbiati, «in estrema sintesi, temperature elevate determinano un aumento del vapore contenuto nell’atmosfera: per ogni grado in più il vapore acqueo aumenta del 7%. E, quando l’aria calda e ricca di vapore viene sollevata dall’afflusso di correnti più fredde, le nubi temporalesche (i cumulonembi) si sviluppano maggiormente in altezza. Quando le nubi sono molto sviluppate in altezza, aumenta il rischio di fenomeni intensi come nubifragi, violente raffiche di vento, e grandinate».
Se le temperature influiscono sull’intensità dei fenomeni, un’altra conseguenza dei cambiamenti climatici entra in gioco ad aggravare gli effetti che questi hanno sul territorio. Si tratta della siccità, che rende il terreno impermeabile. Quando la pioggia cade in abbondanza e con insistenza su un terreno reso impermeabile dalla scarsità d’acqua, il rischio di criticità idrogeologiche cresce esponenzialmente.