Il buco dell’ozono sull’Antartide è uno dei più grandi e profondi degli ultimi anni
Pochi giorni fa ha raggiunto la massima estensione annuale
Il buco dell’ozono sopra l’Antartide pochi giorni fa ha raggiunto la sua massima estensione annuale. Il buco dell’ozono raggiunge, infatti, il suo picco tra metà settembre e metà ottobre, durante la stagione primaverile dell’emisfero meridionale. In questo periodo le temperature nell’alta atmosfera, più precisamente nella stratosfera, iniziano ad aumentare e contemporaneamente ha inizio l’impoverimento dell’ozono stratosferico. In questa fase il vortice polare diventa via via più debole, fino ad esaurirsi intorno alla fine dell’anno, quando i livelli di ozono tornano normali.
Quest’anno il buco dell’ozono formatosi sopra il continente antartico ha raggiunto una estensione massima di 24.8 milioni di chilometri quadrati. Secondo i dati del Nasa Ozone Watch il picco di estensione è stato raggiunto il 20 settembre, mentre il 1 ottobre è stata registrato il valore più basso di 95 Dobson Units.
This year's #OzoneHole is one of the larger and deeper ones of recent years and recently reached its maximum size.
Our Atmosphere Monitoring Service @CopernicusECMWF provides daily #ozone forecasts, ranging from ?high ozone values to ?low values.
More?https://t.co/VxiXqzvTMH pic.twitter.com/zIdfTwI25D
— Copernicus EU (@CopernicusEU) October 9, 2020
Secondo gli esperti il motivo dell’anomalia registrata quest’anno risiede in un vortice polare molto stabile e intenso, capace di mantenere costantemente temperature molto basse nell’ozonosfera sull’Antartide. Temperature molto basse (inferiori ai -78°C) favoriscono la formazione di nuvole stratosferiche che, sotto l’effetto della radiazione solare, favoriscono l’efficienza delle reazioni delle sostanze chimiche presenti nella stratosfera, come il cloro e il bromo, capaci di “mangiare” lo strato di ozono.
«Il buco dell’ozono di quest’anno assomiglia molto a quello del 2018, a sua volta molto esteso, sicuramente tra i più estesi degli ultimi 15 anni», spiega Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service all’ECMWF. «Dopo l’anomalo buco dell’ozono del 2019, molto piccolo e meno duraturo a causa condizioni meteorologiche eccezionali, quest’anno stiamo registrando un buco dell’ozono decisamente più esteso, a conferma dell’importanza di continuare a far rispettare il Protocollo di Montrèal».
Da quando è stato introdotto il divieto degli alocarburi, gas serra tra cui i più conosciuti sono i clorofluorocarburi (CFC), il buco dell’ozono sta gradualmente diminuendo. Dall’ultimo rapporto della WMO del 2018 si stima un ritorno a condizioni normali (intorno ai livelli precedenti al 1980) sopra l’Antartide entro il 2060.