Lotta all’inquinamento: Europa ancora troppo lontana dagli obiettivi
Un recente rapporto realizzato dall'European Environmental Bureau ha individuato qual è la situazione oggi e quali sono le maggiori criticità da risolvere
L’inquinamento atmosferico è uno dei grandi problemi che l’Europa deve risolvere: ogni anno causa 430 mila morti solo nell’Unione Europea, con un costo incredibile per la nostra salute, stimato tra i 300 fino ai 940 miliardi di euro. L’inquinamento è di fatto il principale rischio ambientale per la salute umana in Europa, e l’Italia, così come altri Paesi dell’Ue, è ancora molto lontana dagli obiettivi 2030.
La direttiva sugli impegni nazionali di riduzione delle emissioni (direttiva NEC) ha individuato gli obiettivi per la riduzione di 5 inquinanti (ossidi di azoto, anidride solforosa, ammoniaca, particolato fine e composti organici volatili) e ora viene chiesto ad ogni governo di mettere in azione piani e programmi per raggiungere tali traguardi.
Ma come sta andando? Un recente rapporto realizzato dalla EEB, l’European Environmental Bureau, ha individuato qual è la situazione oggi e quali sono le maggiori criticità da risolvere per poter adeguare le politiche agli obiettivi.
L’efficacia e l’effettivo raggiungimento degli obiettivi europei si basa su una serie di fattori: la raccolta dati, le metodologie utilizzate, le proiezioni nazionali e l’abilità dell’operativo di mettere in atto le misure richieste. Al momento, secondo il rapporto, solo Slovacchia e Belgio risultano in linea con gli obiettivi 2020-2029, mentre solo rimane solo il Belgio per gli obiettivi 2030. L’Italia, insieme a Spagna, Germania Svezia, Finlandia, Slovacchia, Croazia, Cipro ed Estonia hanno un medio rischio di inadempienza rispetto agli obiettivi 2030. Il rischio di inadempienza è invece alto per Regno Unito, Irlanda, Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Grecia.
Tra le maggiori criticità, a livello dell’intera UE, emerge la difficoltà di reperire dati sull’inquinamento derivante dall’agricoltura, uno dei settori su cui cui c’è grande incertezza sulla quantità e qualità dei dati. Secondo le proiezioni, tra l’altro, le emissioni di ammoniaca (NH3), prodotte principalmente dal settore agricolo, saranno quelle che molto probabilmente non riusciremo ad abbassare.
Inoltre il processo è ancora lungo per allineare gli stati membri a standard comuni utili per monitorare la situazione e valutare l’andamento e il raggiungimento degli obiettivi.
Inquinamento: il raggiungimento delle soglie prefissate è solo il punto di partenza
«Questo è un report importante – afferma, durante la presentazione, il Segretario Generale dell’EEB, Jeremy Wates -. Quando una legislazione europea viene negoziata, di solito, attira molta attenzione anche degli stakeholders, molti dei quali, però, si allontanano quando si passa alla fase di implementazione della legislazione. Questa fase è cruciale e bisogna seguirla con attenzione, proprio come abbiamo fatto grazie a questo documento».
«Il report è particolarmente allarmante. Sapevamo di incontrare problemi nel processo del National Air Pollution Control Programme (NAPCP), considerando anche che le tempistiche di adesione dei singoli Paesi si sono rivelate piuttosto deludenti. Abbiamo capito che c’è mancanza di trasparenza, mancanza di coerenza, problemi di partecipazione, ma anche problemi riguardanti gli obiettivi stessi. E’ estremamente allarmante il fatto che solo 2 dei Paesi membri si siano rilevati essere a basso rischio di non ottemperanza agli obiettivi prefissati per il 2020-2029, e solo uno per gli obiettivi al 2030. C’è molto lavoro da fare».
«Non dimentichiamoci che quando un Paese aderisce e raggiunge gli obiettivi c’è un risparmio di centinaia di migliaia di morti premature. Gli obiettivi fissati non sono per niente ambiziosi, non sono un punto verso cui tendere, ma si tratta di soglie fissate che i Paesi sono per legge obbligati a raggiungere: si tratta del minimo legale che possiamo fare. Ma sembra che molti Stati membri l’abbiano intesa come un “cercare di raggiungere” tali obiettivi».
«E’ notevole il problema dell’ammoniaca ed è il sintomo di un più grande problema che abbiamo con il mondo dell’agricoltura. L’agricoltura non è solo uno dei settori che emette più inquinanti atmosferici, ma anche il secondo fattore più importante che determina la perdita di biodiversità in Europa, e un settore a cui è possibile attribuire dal 10 al 15% del cambiamento climatico».
«Un altro aspetto da non sottovalutare è l’implementazione delle leggi, che in questo caso è nelle mani della Commissione. La commissione sta aiutando gli stati membri a seguire gli obiettivi, ma dovrebbe anche “togliersi i guanti” quando necessario».
«In generale, le premesse sono buone in termini di politiche generali: oggi abbiamo il Green Deal, cosa che non esisteva 1 anno e mezzo fa; insieme al Green Deal abbiamo il piano “Zero Pollution”; e paradossalmente, a causa della pandemia per il Covid, abbiamo una nuova opportunità con i nuovi piani di ripresa economica dell’Ue che sono destinati a contrastare un grande numero di problemi ambientali, incluso l’inquinamento».
«Nel prossimo futuro avremo tante occasioni, come la revisione della direttiva sulla Qualità dell’Aria prevista nel 2022, della direttiva sulle emissioni industriali e il piano “Zero pollution” nel 2021, così come altri strumenti. Insieme alla direttiva NEC, che deve essere implementata e messa in funzione, spero che questo rapporto possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Perché bisogna ricordarsi che il raggiungimento delle soglie prefissate è il minimo che possiamo fare».
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