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L’attività umana ha distrutto la biodiversità in più della metà dei fiumi del Pianeta

I bacini più colpiti sono quelli dei Paesi maggiormente industrializzati

L’impronta delle attività umane è ben visibile anche dallo stato di salute dei fiumi del Pianeta. Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’Università Paul Sabatier di Tolosa, e pubblicato su Science, parla chiaro. Più della metà dei fiumi in tutto il mondo ha subito un impatto negativo a causa dall’attività antropica che ha determinato una forte riduzione della varietà delle specie. La biodiversità dei pesci nei sistemi di acqua dolce, come laghi e fiumi, è in calo dall’inizio della rivoluzione industriale.

I fiumi e i laghi del nostro pianeta forniscono l’habitat per quasi 18.000 specie di pesci, nonostante coprano meno dell’1% della superficie terrestre. Gli scienziati hanno raccolto per quasi un decennio dati da 2456 bacini fluviali in tutto il mondo. Questi bacini ospitano oltre 14.000 specie di pesci, che rappresentano oltre l’80% totale dei pesci d’acqua dolce a livello globale.

Gli impatti delle attività umane sulla biodiversità sono stati spesso affrontati solo dal punto di vista del numero di specie (diversità tassonomica),  in termini di funzioni (diversità funzionale) o di relazioni tra specie (diversità filogenetica). Il team di scienziati guidato da Sébastien Brosse, Professore presso l’Università di Tolosa III, ha sviluppato un nuovo indicatore di biodiversità tenendo conto di queste diverse dimensioni della biodiversità. Questo indicatore ha misurato i cambiamenti nella biodiversità dei pesci e come essi sono stati influenzati dall’attività umana. A ciascun bacino idrografico poi è stato attribuito un punteggio compreso tra 0 e 12: maggiore è il punteggio, maggiore è la variazione della biodiversità come risultato dell’attività umana.

I fiumi più colpiti sono quelli che si trovano nelle aree più industrializzate

I risultati hanno evidenziato in modo drammatico l’effetto delle attività umane. Il 53% dei bacini fluviali, soprattutto nelle zone “ricche” del Pianeta come l’Europa e il Nord America, ha subito cambiamenti che si riflettono in un danno alla biodiversità locale, con un indice superiore a 6.

Solo il 13,4% dei fiumi, invece, è stato poco influenzato dall’attività umana ma si tratta di bacini che forniscono un habitat soltanto per un quinto delle specie di pesci d’acqua dolce di tutto il mondo. I fiumi meno colpiti dai danni dell’attività umana si trovano principalmente in Africa e in Australia è ciò probabilmente è dovuto a un tasso di industrializzazione più basso in Africa e alla bassa densità di popolazione intorno ai fiumi in Australia.
I fiumi che hanno maggior sviluppo più economico intorno a loro, come il Mississippi, sono i più colpiti. Insieme alla pesca eccessiva e ai cambiamenti climatici, le dighe sono particolarmente dannose per la biodiversità dell’acqua dolce poiché riducono il flusso di nutrienti e bloccano la migrazione dei pesci.

Judith Jaquet

Mi sono laureata con lode in Letterature straniere, indirizzo in Scienze della Comunicazione, con una Tesi in Linguistica generale, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Albo dei professionisti) dal 2008, dopo aver frequentato il Master in Giornalismo Campus Multimedia dello Iulm. Lavoro nella redazione di Meteo Expert dal 2011 e mi occupo della gestione dei contenuti editoriali sul web e sui social network. Conduco le rubriche di previsioni meteo in onda sui canali Mediaset e sulle principali radio nazionali.

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