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Il “Cherry Picking”, la scienza e le verità nascoste… ma da chi?

Imbrogliati da noi stessi o da chi ci offre l’informazione “più buona” … il Cherry Picking è una logica fallace capace di inquinare il dibattito pubblico e scientifico.

Cambiamento climatico, riscaldamento globale, COVID, vaccini. Questi sono solo alcuni esempi di tematiche capaci di polarizzare e far divampare il dibattito pubblico e scientifico. Chi non ha mai avuto paura di essere ingannato? Chi non ha mai temuto che la verità gli fosse nascosta? I tanti mezzi di informazione che abbiamo a disposizione – compresi i social – se utilizzati maldestramente, non fanno altro che acuire una sensazione di completo smarrimento. O, ancor peggio, di offuscamento della realtà. In questo caos ci si può sentire raggirati, ma la questione è: raggirati da chi? Dagli altri? O da noi stessi?

Siamo tutti dei raccoglitori di ciliegie

C’è un fenomeno interessante e sempre più studiato che prende il nome di Cherry Picking, ovvero “raccolta di ciliegie”, che va a rappresentare la nostra attitudine a compiere una scelta selettiva delle informazioni. La selezione avviene in base a ciò che ci piace di più, proprio come facciamo quando ci troviamo davanti ad un piatto di ciliegie: la maggior parte di noi inizia dalla più rossa e succosa, ignorando quelle poco mature o ammaccate. Chi raccoglie tende istintivamente a selezionare i frutti più maturi e sani, mentre chi osserva potrebbe concludere erroneamente che tutti i frutti raccolti siano buoni allo stesso modo. L’aspetto negativo è che questa pratica, spesso non intenzionale, ci può allontanare pericolosamente da una visione lucida e completa della realtà.

Scegliamo le notizie in base a ciò che ci piace di più

Il Cherry Picking riguarda pericolosamente il modo con cui ciascuno di noi si pone di fronte alle informazioni scientifiche. Si tratta di un processo atavico del nostro pensiero tramite cui processiamo e selezioniamo alcuni dati, prove, studi che supportano le nostre opinioni; nel mentre ignoriamo prove altrettanto forti che invalidano la nostra posizione. La più profonda insidia di questo processo sta nell’involontarietà con cui lo applichiamo, senza quindi rendercene conto, trascinando noi stessi verso un ragionamento errato.

I tanti modi con cui… prendiamo in giro noi stessi

Ci sono diversi modi con cui possiamo… raccogliere le ciliegie, tra cui:

– il Confirmation Bias o Pregiudizio di Conferma, in psicologia indica un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite;
– il Filter Bubble o Bolla di Filtraggio, fa riferimento a una condizione di isolamento intellettuale che sarebbe conseguenza, oggi, dell’utilizzo di algoritmi in grado di filtrare le informazioni a nostra disposizione a partire dalle nostre preferenze espresse in precedenza, dalle azioni già compiute in rete, etc.
– l’Anecdotal Evidence o Prove Aneddotiche, sta nell’accogliere indicazioni casuali piuttosto che analisi rigorose o scientifiche, trasmesse anche con il passaparola e non documentate scientificamente, che provengono da un’esperienza individuale e non oggettiva.

Queste sono tutte trappole capaci di custodire e proteggere la nostra visione della realtà tramite la scelta di ciò che la supportano e omettendo intenzionalmente la parte o le parti che non rispettano il ragionamento o la conclusione preferita.

L’errore di prove incomplete

Nella comunicazione scientifica il Cherry Picking è spesso chiamato l’errore di prove incomplete:

«Choosing to make selective choices among competing evidence, so as to emphasize those results that support a given position, while ignoring or dismissing any findings that do not support it, is a practice known as Cherry Picking and is a hallmark of poor science or pseudo-science». Richard Somerville, American climate scientist, 2011

«Scegliere di fare scelte selettive tra prove concorrenti, in modo da enfatizzare quei risultati che supportano una data posizione, mentre si ignora o si respinge qualsiasi risultato che non la supporti, è una pratica nota come Cherry Picking ed è un segno distintivo di scarsa scienza o pseudo-scienza».

La scienza si trincea nella sua oggettività, ma manca qualcosa

Al contrario, nella scienza viene progettato ogni singolo esperimento in modo che sia più rigoroso e oggettivo possibile. Facciamo un esempio: in uno studio che confronta gli effetti di due pillole ci si assicura che i partecipanti non sappiano quale pillola stanno assumendo. Solo in questo modo le loro aspettative non cambiano i sintomi (effetto placebo, ovvero la reazione di un soggetto che prova un miglioramento nella propria salute a seguito di una cura farmacologica; il soggetto manifesta miglioramenti anche quando non gli è stato somministrato alcuna cura o farmaco).

L’anello debole della comunicazione scientifica

Gli esperimenti si progettano con attenzione proprio per escludere pregiudizi: si isolano singoli fattori e si garantisce che i risultati ottenuti riflettano davvero ciò che si vuole misurare. Dove nasce quindi il problema? Il problema è che i singoli esperimenti non sono la fine della storia della comunicazione scientifica, ma solo l’inizio. C’è un altro processo cruciale nella scienza, che sintetizza insieme i risultati per creare un’immagine coerente e comunicabile delle evidenze raggiunte. Ed è proprio qui, a partire da questo anello della catena dell’informazione scientifica, che può insinuarsi quella selezione capace di sopprimere un’evidenza.

C’è chi è vittima… e chi è carnefice!

Questo processo non sempre è inconsapevole: c’è anche una “raccolta delle ciliegie” disonesta, da parte di chi cerca di convincere un pubblico nell’accettare le proprie posizioni portando prove a loro favore scelte ignorando appositamente tutte le contro argomentazioni possibili. Chiunque usi questa tattica vuole fuorviare deliberatamente il proprio pubblico. Un inganno non facile da individuare, perché gli autori solitamente sono abili nell’evitare qualsiasi menzione di prove al di fuori dell’intervallo di realtà (o irrealtà?) da loro presentato. In questo caso l’unica arma di difesa è un po’ di sano scetticismo e qualche domanda in più al di fuori dei confini presentati da chi sta offrendo… una ciliegia rossa e succosa. Quando ci si sente alimentati da dati appositamente selezionati o da aneddoti che non rappresentano concretamente la realtà, la cosa migliore è informarsi sulle fonti e fare un’indagine più completa.

La raccolta di ciliegie climatiche

Ammettiamolo: le informazioni legate al cambiamento climatico non sono affatto ciliegie buone da mangiare. Al contrario sono tra le più aspre, con più dell’80% delle notizie sul clima espresse con tono della minaccia. Purtroppo, il fatto che questo tema sia altamente indigesto non fa altro che rendere l’opinione pubblica estremamente vulnerabile alle tecniche di “cherry picking”. Una scelta selettiva (o ingannevole) dei fatti (o delle ciliegie) viene spesso utilizzata per affermare come il riscaldamento globale sia esasperato dalla comunicazione scientifica, che in realtà è un processo naturale e che in fondo “che male fa un po’ di caldo in più?”.

L’inganno si cela tra le piaghe della complessità

Più il tema scientifico è complesso, più sembra facile negarlo. Basta attingere selettivamente a documenti isolati che sfidano il consenso, trascurare decenni di ricerche scientifiche, e utilizzare tecniche retoriche progettate proprio per distorcere e distrarre il pubblico. Non a caso il Cherry Picking è la pratica più diffusa tra i negazionisti del riscaldamento globale: basta prendere un anno di mancato “riscaldamento” o di minor fusione dei ghiacci artici per stabilire abilmente una tendenza climatica opposta a quella reale.

Un caso da manuale

Un caso da manuale è stato denunciato anni fa da Real Climate: Bjørn Lomborg (famoso ambientalista che affermava ci fossero priorità più importanti della riduzione delle emissioni di gas serra) parlando di innalzamento del livello del mare ha minimizzato il rischio prendendo in considerazione solo un triennio (2006-2008) nel quale non sono state osservate variazioni significative, senza considerare l’andamento generale dei dati che… purtroppo racconta una storia ben diversa.

Non accettare le ciliegie dagli sconosciuti

Come ci si può difendere dal cherry-picking? Nel caso in cui si cade vittima di se stessi – ovvero della nostra personale attitudine a selezionare le notizie in base a pregiudizi – gli unici strumenti a disposizione sono un po’di sana autocritica e il confronto con veri esperti. Nel caso in cui, invece, siano altri a volerci ingannare offrendoci ciliegie succulente ci dobbiamo difendere con la consapevolezza: gli ingannatori necessitano di persone che hanno voglia di essere ingannati. La ricerca delle fonti, dei curricula e delle pubblicazioni scientifiche non lascia spazio alle falsità.

 

 

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Serena Giacomin

Fisica, con specializzazione in Fisica dell’Atmosfera. Meteorologa certificata di Meteo Expert, climatologa e presidente dell’Italian Climate Network, il movimento italiano per il clima. Conduce le rubriche meteo in onda sui canali Mediaset e tramite le principali radio nazionali. Oltre alle attività di analisi previsionale, è impegnata nel Progetto Scuole per portare meteo e clima tra i banchi dei bambini e dei ragazzi. Autrice del libro ‘Meteo che Scegli, Tempo che Trovi’.

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