Cambiamenti climatici e stagioni: fino a 6 mesi d’estate entro la fine del 2100. L’approfondimento del climatologo
L'estate è sempre più calda e sempre più lunga, a causa dei cambiamenti climatici: le conseguenze rischiano di essere estremamente gravi anche per la nostra salute
Dobbiamo limitare i cambiamenti climatici, continuano a ripetere gli scienziati. Ma non è sempre facile immaginare cosa potrebbe significare un aumento di pochi gradi per la nostra vita quotidiana. I ricercatori ci hanno dato un indizio: entro la fine di questo secolo, le nostre estati potrebbero durare sei mesi!
Quanti di noi sognano un’estate che duri per sempre? Quante volte ci è capitato di ascoltare o, ancora peggio, di partecipare a conversazioni in cui, ad aprile o maggio, ci si lamentasse del fatto che l’estate non fosse ancora arrivata? O che settembre non fosse abbastanza caldo per poter andare ancora al mare? Con il riscaldamento globale in piena azione, i vostri desideri potrebbero presto diventare realtà. O quasi.
I ricercatori dell’Accademia Cinese delle Scienze Meteorologiche, infatti, hanno recentemente dichiarato che, entro il 2100, le estati nell’emisfero settentrionale potrebbero durare sei mesi!
Ma c’è poco di cui rallegrarsi. Il fenomeno avrà grandi impatti sul nostro ambiente, sulla nostra agricoltura e sulla nostra salute, con cambiamenti drammatici e irregolari nella lunghezza e nelle date di inizio delle stagioni, che in futuro potrebbero diventare ancora più estreme, in uno scenario climatico “business-as-usual”, hanno detto.
La ricerca, pubblicata sulla rivista sulla rivista Geophysical Research Letters, ha evidenziato che la regione mediterranea e l’altopiano tibetano hanno sperimentato i maggiori cambiamenti ai loro cicli stagionali. «Le estati stanno diventando più lunghe e più calde, mentre gli inverni più brevi e più caldi a causa del riscaldamento globale», ha affermato l’autore principale Yuping Guan dell’Accademia cinese.
Per studiare i cambiamenti nella lunghezza delle stagioni e le date in cui iniziano, i ricercatori hanno esaminato i dati meteorologici giornalieri raccolti tra il 1952 e il 2011. Per definire l’inizio dell’estate hanno scelto il momento in cui si registra il 25% di temperature più alte della norma. Al contrario, per l’inverno, è stato scelto il momento in cui viene registrato il 25% di temperature più basse della norma.
La durata media dell’estate è aumentata da 78 a 95 giorni, mentre l’inverno è diminuito da 76 a 73 giorni. Anche la lunghezza della primavera e dell’autunno è diminuita, da 124 a 115 giorni e da 87 a 82 giorni, rispettivamente. Di conseguenza, la primavera e l’estate ora iniziano prima, mentre l’autunno e l’inverno iniziano più tardi.
Cambiamenti climatici ed estati più lunghe: molte le conseguenze, anche per la salute umana
Secondo i modelli climatici che i ricercatori hanno applicato ai loro dati e ed ai loro risultati per prevedere il ciclo delle stagioni nei prossimi decenni, entro il 2100, l’inverno non dovrebbe durare più di due mesi mentre l’estate durerà sei mesi. Tutto ciò se non si farà nulla per limitare rapidamente le nostre emissioni di gas serra e con esse dunque il riscaldamento globale antropogenico.
Sono già stati osservati numerosi cambiamenti nell’ambiente circostante. Gli uccelli cambiano i loro schemi di migrazione, le piante fioriscono in tempi diversi. Ma cosa comporta tutto questo? Semplicemente il fatto che queste modifiche fenologiche potrebbero creare degli squilibri tra gli animali e le loro fonti di cibo. E quindi sconvolgere gli ecosistemi.
Per quanto riguarda l’agricoltura, possono verificarsi eventi meteorologici che danneggiano i raccolti, un aspetto, questo, che rappresenta già la realtà. Una stagione di crescita più lunga significherebbe anche più polline e allergie. Le zanzare portatrici di malattie potrebbero espandere la loro influenza negativa verso nord. Le ondate di calore e gli incendi boschivi potrebbero aumentare.
L’Europa non ha mai vissuto estati così calde e secche almeno dall’Impero Romano I cambiamenti climatici stanno contribuendo all’aumento della fame |
Da un estremo all’altro
«Questo sfasamento delle stagioni può portare ad eventi meteorologici sempre più gravi», ha riferito Congwen Zhu, un ricercatore ed esperto di monsoni presso il laboratorio dell’Accademia cinese.
«Un’estate più calda e più lunga comporterà eventi estremi più frequenti e intensi – come ondate di calore e incendi», ha detto Zhu. Inoltre, inverni più caldi e corti nel prossimo futuro potranno causare maggiore instabilità atmosferica, con conseguenti improvvise ondate di freddo e tempeste invernali, come le recenti tempeste di neve in Texas e Israele, ha detto.
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«Questo è un buon punto di partenza per capire le implicazioni del cambiamento stagionale», ha detto Scott Sheridan, un altro scienziato del clima alla Kent State University dell’Ohio che, tuttavia, non ha partecipato al nuovo studio.
«È difficile concettualizzare un aumento della temperatura media di 2 o 5 gradi», ha detto, «ma riuscire a rendersi conto che questi cambiamenti indurranno spostamenti potenzialmente drammatici nelle stagioni, ha probabilmente un impatto molto maggiore su come si percepisce ciò che i cambiamenti climatici stanno causando oggi».
In Australia, l’estate è ora 2 volte più lunga dell’inverno
Incendi mostruosi, caldo opprimente, siccità senza precedenti… una delle aree del pianeta che sta risentendo maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici sulla durata effettiva delle stagioni è l’Australia. Una nuova ricerca dell’Australian Institute Climate & Energy Program, infatti, mostra che l’estate australiana si sta allungando e l’inverno si sta accorciando, proprio a causa del Global Warming.
L’analisi dell’Australian Institute utilizza i dati del Bureau of Meteorology (BoM) per tracciare le variazioni delle temperature giornaliere che segnano l’inizio di ogni stagione nelle zone sub-tropicali e temperate del Paese dove vive la maggior parte degli australiani.
Dallo studio emerge, innanzitutto, che l’estate 2019-2020 è stata la seconda più calda di sempre in Australia. Non è solo l’intensità del caldo che sta aumentando, ma anche la sua durata.
Entrando nello specifico, il think-tank Australia Institute ha confrontato i dati meteorologici ufficiali del Bureau of Meteorology negli ultimi 20 anni con quelli dal 1950 al 1969, e i suoi risultati mostrano che l’inverno è diventato in media 23 giorni più corto, mentre l’estate è diventata 31 giorni più lunga.
Come periodo di riferimento sono state utilizzate le date ufficiali dell’inizio delle stagioni meteorologiche:
- inizio dell’estate il 1° dicembre;
- inizio dell’autunno il 1° marzo;
- inizio dell’inverno il 1° giugno;
- la primavera inizia il 1° settembre.
Confrontando le temperature giornaliere del 1950-1969 (ponderate con le medie dei giorni precedenti e successivi per tenere conto della variabilità naturale) con quelle del 1999-2018, il think tank ha trovato una clamorosa discrepanza. Dove le quattro stagioni duravano tre mesi ciascuna, l’osservazione mostra ora un’estate che va dal 14 novembre al 15 marzo, ovvero 121 giorni. L’inverno, che iniziava il 1° giugno e finiva il 1° settembre (92 giorni), si è ridotto a 69 giorni, tra il 12 giugno e il 20 agosto.
Fino a quattro mesi e mezzo di estate in alcune regioni
E in alcune zone dell’Australia la situazione è anche peggio. A Port Macquarie, sulla costa orientale del Nuovo Galles del Sud, l’estate si è allungata di 47 giorni, o quasi 7 settimane, e l’inverno si è ridotto a 51 giorni rispetto alle temperature del 1950-1969. Il record è detenuto da Eucla, nell’Australia occidentale, dove l’estate dura ora 139 giorni. Il think tank ha anche misurato la tendenza recente, confrontando le temperature degli ultimi 5 anni con quelle degli ultimi 20 anni, e ha scoperto che le estati continuano ad allungarsi ad un ritmo preoccupante (con una maggiore variabilità in inverno).
Temperature estive di 1,88 °C sopra la media nel 2020
L’estate 2019-2020, che si è ufficialmente conclusa il 1° marzo 2020, è stata la seconda più calda da record in Australia, con temperature di 1,88 °C sopra la media. L’estate precedente (2018-2019) ha battuto il record con temperature di 2,14 °C sopra la media. Molte città hanno battuto i loro record storici. A Nullabor, nel sud dell’Australia, per esempio, sono stati registrati 49,9 °C il 19 dicembre 2019.
Afflitto per diversi anni da una siccità invernale cronica, il Paese ha anche sperimentato incendi senza precedenti. Tra settembre 2019 e gennaio 2020, circa 5,8 milioni di ettari di foresta sono andati in fumo nel Nuovo Galles del Sud e nel Victoria, la stagione degli incendi più devastante mai registrata; si pensa che, come conseguenza, sia scomparso il 20% delle foreste australiane.
Si tratta delle stesse aree che in questi giorni del 2021, paradossalmente, stanno invece sperimentando piogge alluvionali e inondazioni tra le peggiori degli ultimi 60 anni. Eventi estremi e totalmente opposti tra loro, a distanza di appena un anno, ma figli dello stesso fenomeno: se qualcuno ancora non ne fosse convinto, il cambiamento climatico è già in mezzo a noi.
I cambiamenti climatici stanno già rendendo le estati australiane un calvario più lungo e pericoloso di quanto non fossero in passato. Le ondate di calore estremo in Australia sono responsabili di molti più morti che di tutti gli altri rischi naturali messi insieme.
Le estati prolungate avranno un impatto significativo sul turismo australiano, sui settori edilizio e minerario, oltre ad avere un impatto sulla vita quotidiana dei suoi abitanti. Per quanto riguarda l’agricoltura, le estati prolungate possono danneggiare i raccolti ed esaurire il bestiame.
Gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 da parte del governo sono allineati con 3 o 4 gradi di riscaldamento, il che lascia i giovani australiani ad affrontare estati sempre più lunghe con conseguenze negative inimmaginabili.
Secondo numerose simulazioni modellistiche, comprese quelle commissionate dal governo federale, è nell’interesse nazionale ed economico dell’Australia mettere in atto una forte politica di riduzione delle emissioni. Le attuali politiche del governo australiano servono solo ad alimentare ulteriormente la crisi climatica.