Etna, come trasformare la cenere lavica da rifiuto a risorsa ambientale
Il progetto REUCET, condotto da un team di studiosi dell'Università di Catania, ha analizzato diverse possibilità di riutilizzo delle tonnellate di cenere lavica cadute nelle ultime settimane in Sicilia
L’Etna da metà febbraio non dà tregua con eruzioni tanto spettacolari quanto problematiche per i paesi vicini. La cenere lavica infatti ha inondato strade, abitazioni e terreni coltivati, con disagi e danni per gli agricoltori.
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Etna, la cenere da rifiuto a risorsa: il progetto dell’Università di Catania
La cenere dell’Etna può trasformarsi da rifiuto a risorsa per diverse applicazioni nei settori dell’ingegneria civile e ambientale. A sostenerlo è il progetto REUCET – Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee, condotto da un team di studiosi dell’Università di Catania e finanziato dal Ministero dell’Ambiente. Come evidenziato dal professore Paolo Roccaro, responsabile scientifico del progetto REUCET, l’uso delle ceneri vulcaniche in sostituzione di materiali naturali consentirebbe un duplice vantaggio ambientale: quello di ridurre il consumo di risorse naturali e quello di evitare lo smaltimento della cenere come rifiuto, promuovendo la transizione verso un’economia circolare ed ecosostenibile.
Sono stati presi in considerazione diversi utilizzi della cenere e dei lapilli dell’Etna, tra i quali l’impiego nel calcestruzzo, nelle malte, negli intonaci; la realizzazione di prodotti laterizi tradizionali, sottofondi stradali, opere geotecniche, fino a soluzioni in cui viene utilizzato come assorbente con finalità di riduzione dell’inquinamento. Risultati particolarmente interessanti sono scaturiti dal confezionamento di malte, intonaci e pannelli isolanti, grazie alle proprietà di isolamento termico dovute all’elevata porosità dei prodotti piroclastici. I ricercatori del progetto REUCET hanno inoltre preso in considerazione l’utilizzo della cenere vulcanica per la realizzazione di materiali innovativi per il contenimento dell’inquinamento. Un’altra alternativa appropriata e sostenibile, che consentirebbe l’utilizzo delle migliaia di tonnellate di cenere lavica caduta, è il recupero ambientale di aree degradate oppure l’impiego nell’edilizia e nelle pavimentazioni stradali provinciali.
Cenere dell’Etna, Coldiretti: «Dai fertilizzanti ai souvenir»
La Coldiretti, in riferimento al progetto REUCET, evidenzia come molti agricoltori stiano utilizzando la cenere del vulcano per realizzare fertilizzanti. La cenere infatti – spiega la Coldiretti – viene considerata anche un integratore per i terreni grazie alle sostanze contenute nel materiale lavico che aiutano la crescita delle piante. Ma non è tutto, perché alcuni agricoltori hanno deciso di utilizzare la cenere lavica per realizzare gadget omaggio da integrare alle spedizioni di frutta.
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Il riciclo della cenere è una necessità per gli agricoltori – afferma Coldiretti -, in quanto ormai da metà febbraio si combatte con i danni causati a ortaggi, fiori, piante e agrumi. Una situazione che secondo la Coldiretti rende ormai indispensabile in Sicilia l’istituzione di una “comunità etnea“, con norme ad hoc per chi periodicamente si trova ad affrontare i disagi provocati dalla cenere.