Le emissioni di gas serra nel 2019 sono diminuite del 19,4% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Nel 2020 il taglio delle emissioni di gas serra calcolato in Italia è del 9,8% rispetto al 2019, quasi interamente dovuto alla restrizioni anti Covid-19. È quanto emerge dal rapporto dell’Ispra sull’andamento delle emissioni in atmosfera e sugli scenari emissivi in Italia.
Italia, cresce la produzione di energia da fonti rinnovabili
Nel complesso la CO2 presenta una riduzione di oltre il 20% – afferma Daniela Romano, esperta dell’ISPRA -, quasi totalmente spiegata dal settore energetico e dall’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e la riduzione dell’uso del carbone. In corrispondenza al settore energia, la riduzione principale si osserva nelle industrie energetiche e manifatturiere delle costruzioni. L’altro settore che presenta riduzioni rilevanti è quello dei processi industriali. Il metano rappresenta invece il 10% delle emissioni totali espresse in CO2 equivalente, con una riduzione stimata di oltre il 10%. Le emissioni di metano derivano principalmente dall’agricoltura: in questo settore le riduzioni derivano innanzitutto da un minor numero di capi di allevamento ma anche dal recupero del biogas.
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Emissioni di gas serra in Italia: parametri e scenari futuri
Lo scenario parte da una conoscenza della situazione attuale basandosi su due parametri principali: il primo è l’andamento della popolazione, per cercare di capire come cambieranno le richieste e quindi il livello delle emissioni. La stima sulla crescita della popolazione nel lungo periodo si è trasformata in una decrescita, questo naturalmente condiziona consumi ed emissioni. Il secondo parametro è il PIL – afferma l’esperto dell’ISPRA, Emanuele Peschi – che serve per determinare nel dettaglio l’andamento dei settori economici. A causa della pandemia il PIL reale ha seguito un andamento diverso: le stime recenti ci fanno vedere come la crescita economica, a causa del Covid-19, oltre alla battuta d’arresto attuale ci porterà a un ritardo di circa 5 anni rispetto all’andamento che era previsto inizialmente.
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Tutto questo come si traduce in emissioni di CO2 e altri gas? Il piano energia e clima, che si fermava al 2030, portava a un discreto livello di riduzione delle emissioni, vale a dire poco meno del 40% rispetto al 1990. In base alla situazione attuale si può vedere che nel lungo termine (2050) – nell’ipotesi che ciò che contiene il piano energia e clima non venisse attuato -, la ripresa delle attività economiche si porterebbe dietro una ripresa molto consistente delle emissioni e una riduzione molto più contenuta rispetto a quella avvenuta nel 2020.
Se però si realizzassero gli obiettivi contenuti nel piano energia e clima e questa ripresa venisse accompagnata da politiche adeguate, si riuscirebbe a raggiugere un buon livello di riduzione delle emissioni. La riduzione del 40% è l’obiettivo stabilito attualmente a livello europeo entro il 2030 mentre quello del 55% è l’obiettivo aggiornato. L’obiettivo del -55%, con le politiche in atto, non è raggiungibile entro il 2030 ma verosimilmente entro il 2035/2040. Questo vuol dire che le politiche dovranno essere riviste verso un livello maggiore di ambizione.
Quali sono i passi da fare per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050?
L’Italia ha assunto l’impegno di raggiungere l’obiettivo emissioni nette zero entro il 2050. Per emissioni nette zero – spiega l’esperto ISPRA -, si intende il bilanciamento tra quello che viene effettivamente emesso e quello che può essere assorbito, che dipende molto dalla capacità di assorbimento del suolo. Il ruolo degli assorbimenti è particolarmente importante ed è anche un settore che potrà risentire molto dei cambiamenti climatici, con il rischio di una riduzione della capacità di assorbimento che andrebbe a complicare notevolmente il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2050.
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Quindi la la prima cosa su cui bisogna concentrarsi è accrescere la capacità di assorbimento del carbonio sia nelle foreste che nei terreni agricoli oltre a contrastare gli incendi, per i quali si può attendere un incremento a causa proprio dei cambiamenti climatici. Gli altri passaggi che sarà necessario fare riguardano la crescita delle energie rinnovabili, che però si porta dietro la costruzione di nuove infrastrutture, nuovi comportamenti a carico di ciascuno di noi, sia nel modo in cui ci spostiamo sia per come gestiamo i sistemi energetici nelle nostre abitazioni e addirittura nel modo in cui ci alimentiamo.