Aprile 2021, un mese in controtendenza per l’Italia: il più freddo degli ultimi 24 anni
Questo aprile stile anni ’90 del secolo scorso è stato contrassegnato da lunghi periodi sotto la media, alcuni giorni nella media e solo due brevi periodi caldi
Considerando le temperature, si è trattato di un aprile in netta controtendenza rispetto agli ultimi 15
anni. Infatti, la serie storica evidenzia valori costantemente sopra la media (del trentennio 1981-2010) dal 2006 fino allo scorso anno, a differenza del dato del 2021 che crolla sensibilmente sotto.
In realtà, con la vistosa anomalia di -0.8°C, risulta il più freddo degli ultimi 24 anni dato che per
trovare un valore più basso occorre tornare indietro fino al 1997. Questo aprile stile anni ’90 del
secolo scorso è stato contrassegnato da lunghi periodi sotto la media, alcuni giorni nella media e
solo due brevi periodi caldi, uno all’inizio ereditato dal finale bollente di marzo e uno alla fine
dovuto alla ricomparsa dopo quasi un mese dell’alta pressione sub-tropicale.
Aprile 2021: nuovi record di temperature minima in mezza Europa
Le fasi fredde sono state originate da diverse incursioni di masse d’aria dalle alte latitudini, la più intensa delle quali si è verificata fra i giorni 6 e 8: si è trattato di un’irruzione artica piuttosto inconsueta per il mese di aprile che ha determinato anche nuovi record di temperatura minima non solo in Italia, ma anche in diversi Paesi dell’Europa.
I nuovi primati sono stati osservati in particolare in Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Sardegna: si sono distinte ad esempio le stazioni di Verona con -3°C, Ferrara con -3.2°C, Grosseto con -4°C, Perugia con -6°C e Capo Frasca con 1.2°C.
Notevole la fase di gelo sulle Alpi che è stata localmente la più intensa dallo scorso
autunno. Di notevole portata soprattutto il contrasto con il precedente periodo: nell’arco di poco
più di una settimana si è passati da temperature in molti casi estive, con i nuovi record di
temperatura massima registrati alla fine di marzo (in particolare in Toscana), a condizioni
pienamente invernali caratterizzate anche da nevicate a quote collinari e in alcune zone
del Nord fino in pianura.
La distribuzione spaziale delle anomalie lascia intravedere un gradiente disposto da nord-est verso sud-ovest che riproduce a grandi linee dove e con che intensità le masse d’aria fredda hanno invaso il nostro territorio: le regioni maggiormente colpite dalle irruzioni fredde sono state quelle nord-orientali, dove infatti l’anomalia è stata di -1.4°C, seguite da quelle centrali, il Nord-Ovest e il Sud peninsulare con scarti pari a -0.8°C, -0.7°C e -0.6°C rispettivamente, per poi arrivare alla Sicilia con -0.4°C e infine alla regione più “lontana” dal freddo che è la Sardegna, l’unica a evidenziare un’anomalia positiva (+0.3°C).
Questa situazione, caratterizzata dalla frequente presenza di saccature sull’area euro-mediterranea e strutture anticicloniche estese verso le alte latitudini sul Nord Atlantico e sulla Russia, e quindi da poderosi scambi meridiani di masse d’aria, è stata originata da un Vortice Polare ancora debole e frastagliato, figlio del normale riscaldamento stagionale a quote stratosferiche (il cosiddetto Final Warming che a metà primavera porta il Vortice Polare nella “innocua” configurazione estiva) questa volta “dopato” dai processi dinamici invernali che si sono protratti per tutta la prima parte della stagione primaverile. Naturalmente gli scarti negativi di marzo e soprattutto di aprile contribuiscono a mantenere sotto la norma il valore della temperatura media primaverile (-0.5°C di anomalia) che per il momento risulta la più bassa degli ultimi 17 anni. Anche lo scarto dalla norma calcolato da inizio anno è fortemente influenzato dal dato di aprile: infatti, pur rimanendo positivo crolla di alcuni decimi di grado scendendo a +0.4°C a livello nazionale.
Aprile 2021 avaro di pioggia: -23% di anomalia
Per quel che riguarda le precipitazioni, nonostante il transito di un numero cospicuo di perturbazioni (11 sistemi nuvolosi in tutto) che hanno determinato una quantità di giorni piovosi più o meno nella media, il mese di aprile è stato piuttosto avaro di pioggia (-23% di anomalia complessiva) con quantitativi inferiori alla norma nella maggior parte del territorio, eccetto alcune aree, specie fra Veneto e Friuli Venezia Giulia dove gli accumuli sono stati nettamente superiori alla media per via soprattutto della fase di forte maltempo causata da due perturbazioni transitate in rapida sequenza fra il giorno 10 e il 13.
In effetti il Nord-Est è l’unica area dove le precipitazioni mensili hanno quasi raggiunto il quantitativo normale (solo -2% di anomalia), mentre nel resto del Paese hanno prevalso i deficit (-34% al Nord-Ovest, -32% al Centro, -18% al Sud, -21% in Sicilia e -15% in Sardegna). Dai dati negativi di aprile e di marzo ne scaturisce per il momento una primavera piuttosto siccitosa con circa un quarto di precipitazioni in meno rispetto alla media (più esattamente -26%) che rappresenta uno dei valori più bassi degli ultimi 60 anni. Il bilancio da inizio anno risente ancora del piovosissimo gennaio; infatti, pur subendo un ulteriore sensibile ridimensionamento, l’anomalia nazionale resta positiva (+9%).
Dalle elaborazioni del Copernicus Climate Change Service a livello globale il mese di aprile di quest’anno si posiziona al 7° posto fra i più caldi, alle spalle di quelli degli ultimi 5 anni e del 2010: notevoli le anomalie positive su Canada orientale, Groenlandia, nord della Russia e Medio Oriente, e altrettanto notevoli le anomalie negative su Canada settentrionale, Alaska, parte dell’Antartide e in Europa. Il dato negativo emerso sul nostro continente rappresenta il più basso degli ultimi 18 anni e pari a -0.9°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020. Come già accennato, in molti Paesi europei sono stati osservati nuovi record di temperatura minima, specie nel settore centro-occidentale del continente e, fra le altre cose, anche il numero più elevato di giorni con temperature minime sottozero nel Regno Unito dal 1960.
In Francia è stato dichiarato lo stato di calamità a causa dei danni procurati dalle gelate tardive alle viti e alberi da frutto che avevano cominciato a svilupparsi precocemente per via del precedente periodo caldo.