Sentenza storica: Shell condannata a ridurre le emissioni del 45% entro il 2030
Un tribunale olandese, nell'ambito di una causa intentata da una coalizione di associazioni ambientaliste, ha ordinato alla nota azienda petrolifera di rivedere immediatamente i suoi obiettivi in materia di clima
In Olanda si è consumata una storica sentenza sul clima. Un tribunale, nell’ambito di una causa intentata da una coalizione di associazioni ambientaliste, Friends of the Earth Netherlands, ha stabilito che la Royal Dutch Shell dovrà ridurre le sue emissioni di CO2 del 45% entro il 2030. È la prima volta che un tribunale decide che un’azienda petrolifera deve ridurre le sue emissioni, allineandosi così agli obiettivi climatici globali.
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Clima, la sentenza Shell è «un punto di svolta nella storia»
È grande la soddisfazione delle associazioni ambientaliste che hanno vinto la battaglia contro Shell: «Questo è un punto di svolta nella storia», ha affermato Roger Cox, avvocato di Friends of the Earth Netherlands. «È un caso unico perché è la prima volta che un giudice ordina a una grande società inquinante di conformarsi all’accordo sul clima di Parigi. Questa sentenza potrebbe avere conseguenze importanti anche per altri grandi inquinatori», conclude.
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La corte ha rilevato che le emissioni di carbonio di Shell rappresentano una «minaccia molto seria» per i residenti olandesi e che l’azienda ha una «responsabilità individuale» nella riduzione delle emissioni. Attualmente l’azienda anglo-olandese punta a una riduzione del 20% dell’intensità di carbonio entro il 2030 e del 45% entro il 2035. Mentre Shell sostiene di essere perfettamente in linea con l’accordo di Parigi, Friends of the Earth Netherlands afferma che gli investimenti in corso dell’azienda nell’estrazione di petrolio e gas dimostrano che l’impegno a favore del clima non è stato preso sul serio.
Questo non è il primo caso sull’ambiente che vede Shell sconfitta. A gennaio, infatti, un’altra storica sentenza della Corte d’Appello dell’Aia ha condannato la multinazionale a risarcire alcuni contadini nigeriani per i danni provocati dalle perdite di petrolio.