Il consumo di suolo ci costerà molto caro
Nemmeno il lockdown ha fermato il cemento, che avanza sull'Italia a ritmi spaventosi. Il costo del consumo di suolo rischia di essere altissimo, per la nostra sicurezza e per le nostre casse: entro il 2030 spenderemo fino a 99 miliardi di euro, praticamente metà del PNRR
Il consumo di suolo avanza a ritmi impressionanti in Italia, e le conseguenze si fanno già sentire sul nostro territorio. Secondo i dati resi noti dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, dal 2012 a oggi il consumo di suolo ha impedito la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando anche i rischi per la nostra sicurezza) e lo stoccaggio di quasi 3 milioni di tonnellate di carbonio, che equivalgono alle emissioni di oltre un milione di macchine in più circolanti per un totale di 90 miliardi di chilometri (due milioni di volte il giro della Terra).
Nemmeno la pandemia ha rallentato le colate di cemento: nonostante lo stop imposto dal lockdown a gran parte delle attività, nel 2020 il consumo di suolo ha continuato ad avanzare a una velocità di 2 metri quadrati al secondo. Attualmente, ogni italiano ha a disposizione circa 360 metri quadrati di cemento. Negli anni Cinquanta erano 160.
Fino a 99 miliardi di euro a rischio entro il 2030
Dal punto di vista economico il consumo di suolo ha un peso estremamente significativo per le casse dell’Italia. Si stima che tra il 2012 e il 2030 dovremo spendere tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, praticamente la metà del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Le conseguenze del consumo di suolo non sono solo di tipo economico
Deforestiamo e impermeabilizziamo il terreno, aumentando i rischi per la nostra sicurezza.
Il rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente rivela che nelle aree a pericolosità idraulica media la percentuale di suolo consumato supera mediamente il 9 per cento, e va oltre il 6 per cento nelle aree a pericolosità alta.
Tra il 2019 e il 2020, 285 ettari del consumo di suolo annuale si sono concentrati perfino in aree a pericolosità da frana, di cui 20 ettari in aree a pericolosità molto elevata. Le percentuali si confermano alte anche nei territori ad alta pericolosità sismica, dove il 7 per cento del suolo risulta ormai cementificato.
Nonostante sia ben noto quanto il fenomeno delle isole di calore possa essere rischioso per la nostra salute non si ferma la cementificazione nelle città. A livello nazionale, in 12 mesi abbiamo superato i 2.300 ettari consumati all’interno delle città e nelle aree produttive (il 46 per cento del totale). Ne conseguono città sempre più calde, che possono arrivare a registrare anche 6 gradi in più rispetto alle aree limitrofe non urbanizzate.
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