Il riscaldamento dell’Artico causerebbe le ondate di gelo estremo negli Usa: lo studio
I recenti episodi di freddo estremo in alcuni settori degli Stati Uniti e dell’Asia orientale potrebbero essere una paradossale conseguenza del riscaldamento anomalo ed accelerato dell’Artico.
Un nuovo studio pubblicato nei giorni scorsi su Science dimostra che gli episodi di freddo estremo in alcuni settori degli Stati Uniti e dell’Asia orientale potrebbero essere una paradossale conseguenza del riscaldamento anomalo ed accelerato dell’Artico. Va evidenziato comunque che non è ancora chiaro se ciò rappresenti una tendenza a lungo termine.
Negli ultimi quarant’anni, anche le misurazioni satellitari hanno mostrato come l’aumento delle temperature globali abbia avuto un profondo effetto sull’Artico.
Il tasso di riscaldamento dell’Artico è il doppio di quello della Terra e alcuni ricercatori sospettano da tempo che questo rapido riscaldamento dell’Artico possa innescare anomalie nei venti intorno al Polo Nord, con conseguenze per il clima anche a migliaia di chilometri più a sud.
Rapid warming in the Arctic is a likely driver of the recent extreme winter weather in the U.S., finds a new Science study, which establishes a physical link between anthropogenic #ClimateChange and the stratospheric polar vortex disruption. https://t.co/aQxKvJbPa0 pic.twitter.com/6RS801Kfka
— Science Magazine (@ScienceMagazine) September 3, 2021
Il riscaldamento globale non determina solo ondate di caldo ma contribuisce anche a condizioni invernali più rigide
Secondo quanto riferisce a Nature Judah Cohen, climatologo presso il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e autore principale dello studio “per la maggior parte delle persone il riscaldamento globale determina maggiori ondate di calore e meno ondate di freddo e nevicate”. Non è del tutto vero- prosegue Cohen- perché “esistono meccanismi attraverso i quali il cambiamento climatico può contribuire anche a condizioni invernali più rigide”.
La caratteristica fondamentale dell’atmosfera invernale sopra l’Artico è il vortice polare, una “fascia” di venti ad alta quota che scorre veloce. Il vortice normalmente isola l’atmosfera sopra l’Artico dall’aria calda più vicina all’Equatore. Ma quando il vortice polare si estende e ondeggia, come a volte fa, l’aria fredda può fuoriuscire a latitudini che altrimenti raramente sperimenterebbero ondate di freddo. Un clima così estremo può rivelarsi estremamente pericoloso per regioni che solitamente non devono affrontare condizioni gelide. Basta pensare alla recente ondata di gelo estremo che nello scorso mese di febbraio causò la morte di almeno 111 persone in Texas con il collasso degli impianti energetici.
Nello studio sono stati confrontati 40 anni di osservazioni satellitari delle condizioni atmosferiche sull’Artico con esperimenti basati su modelli climatici computazionali. I modelli hanno evidenziato come la diminuzione del ghiaccio marino artico e del manto nevoso influenzerebbe i flussi d’aria nella regione.
I ricercatori hanno utilizzato dunque dati osservativi e di modellazione per stabilire un collegamento tra il cambiamento climatico antropogenico e l’interruzione del vortice polare stratosferico. Questa caratteristica atmosferica è definita dai forti venti occidentali che circondano l’Artico e, in condizioni normali, ne trattengono l’aria fredda.