Mentre l’Artico si riscalda a una velocità doppia rispetto al resto del Pianeta, “ricercatori civili” scendono in campo contro la crisi climatica. Questa opportunità sarà riservata agli abitanti che vivono nell’area dell’Artico grazie al progetto internazionale INTERACT con specialisti SECNET della Tomsk State University. Gli scienziati ritengono che, coinvolgendo le persone che vivono nell’Artico con il monitoraggio climatico, ci sarà la possibilità di registrare ciò che sta accadendo in modo più accurato e “in presa diretta”, così come non accade invece con i professionisti.
Nel comunicato stampa dell’università la coordinatrice del SECNET Olga Shaduiko afferma che “a differenza dei ricercatori che visitano solo sporadicamente questa zona, i residenti indigeni vivono qui tutto il tempo. Sanno cosa sta succedendo al territorio durante diversi periodi di tempo. Registrano fenomeni naturali insoliti e molte altre cose. Consideriamo i loro dati molto importanti”.
Un chiaro esempio di come l’apporto degli abitanti dell’artico possessore utile è il disastro naturale verificatosi tra novembre e dicembre del 2020. In questo periodo ha piovuto nell’area autonoma di Yamal-Nenets. Dopo la pioggia è arrivato un lungo periodo di temperature sotto lo zero. Secondo le persone del posto si sono formate croste di ghiaccio sui pascoli di muschio delle renne che non sono state in grado di pascolare con la conseguente morte di diversi esemplari.
“I nostri colleghi stranieri, cioè gli specialisti di meteorologia che lavorano con i database internazionali, non hanno notato alcuna lettura anomala della stazione meteorologica. Ciò dimostra ancora una volta che semplicemente non c’è alternativa al monitoraggio in loco in termini di fornitura di informazioni autentiche”, ha osservato Shaduiko.
L’Artico si sta riscaldando a una doppia velocità rispetto al resto del pianeta
Secondo quanto riportato nello “Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate” dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), nell’ultimo ventennio la temperatura dell’aria nell’Artico è aumentata di oltre il doppio l’incremento medio dell’intero Pianeta. Si è così verificata una conseguente grave perdita della massa di ghiaccio. Stesso problema con la neve della calotta glaciale della Groenlandia (–247 Giga tonnellate/anno dal 2012 al 2016) e dei ghiacciai artici (–212 Gt/anno dal 2006 al 2016 ). Si è verificato un relativo cospicuo innalzamento del livello del mare (circa 0,6 mm/anno dal 2006 al 2015, ciascuno). Notevole anche la riduzione in estensione della banchisa. Negli ultimi due decenni ha raggiunto i valori più bassi mai registrati, con record nel 2012 e, al secondo posto, nel 2020.