L’Unione europea starebbe lavorando per arrivare, almeno a un livello preliminare entro il mese di agosto, a un trattato internazionale volto a prevenire nuove pandemie. Tra le proposte sul tavolo anche quella di chiudere i mercati della fauna selvatica (o wet market) con anche incentivi affinché i Paesi segnalino con tempestività nuovi virus o nuove varianti. Lo rivela in esclusiva la Reuters che ha ottenuto queste informazioni, ancora riservate, da parte di un (anonimo) funzionario dell’UE.
Il 1 dicembre 2021 i 194 membri dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) avevano raggiunto un consenso per avviare il processo di elaborazione e negoziazione di una convenzione, di un accordo o di un altro strumento internazionale ai sensi della Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità al fine di rafforzare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie.
The European Union is pushing for a global deal aimed at preventing new pandemics that could include a ban on wildlife markets and incentives for countries to report new viruses or variants, an EU official told Reuters. https://t.co/HzPP63exqh
— Reuters Science News (@ReutersScience) February 9, 2022
Una convenzione, un accordo o un altro strumento internazionale è giuridicamente vincolante ai sensi del diritto internazionale. Un accordo in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie adottato nel quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) consentirebbe ai paesi di tutto il mondo di rafforzare le capacità nazionali, regionali e mondiali e la resilienza a fronte delle pandemie future.
La Commissione europea ha affermato che il suo mandato non è stato ancora concordato dai governi e che proposte concrete saranno presentate ad altri negoziatori internazionali in una fase successiva.
L’anno scorso, il Sud Africa e alcune nazioni limitrofe erano state colpite da severe restrizioni di volo dopo aver identificato la variante Omicron. Alcuni temono che questo precedente potrebbe scoraggiare la segnalazione di futuri focolai e in questo senso gli incentivi servirebbero a evitare questo problema.
L’ipotesi attualmente più accreditata dalla comunità scientifica vede l’origine dell’epidemia di SARS-COV2 nel mercato di fauna selvatica di Wuhan, in Cina. l’infezione sarebbe arrivata all’uomo tramite una zoonosi. L’ipotesi di chiusura dei mercati di fauna selvatica è stata più volte chiesta non solo da parte delle organizzazioni ambientaliste e animaliste ma anche dall’Onu. Elizabeth Maruma Mrema, responsabile ad interim della convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, aveva affermato già nei primi mesi dallo scoppio della pandemia che questi mercati potrebbero essere al centro della diffusione di nuove pandemie e che sarebbe bene vietarli in modo definitivo.