L’inverno ci lascia un grande deficit di pioggia e poca neve in montagna: la siccità non è finita
Cutuli: «Per quanto i millimetri caduti tra lunedì e martedì siano preziosi, purtroppo il problema siccità resta e dovrà sbloccarsi in maniera significativa nel corso della stagione primaverile, altrimenti il prezzo da pagare in estate sarà altissimo»
L’inverno 2021-2022, che ormai volge al termine, è stato particolarmente avaro di pioggia e di neve su tutto il nostro territorio, portando molte regioni d’Italia in condizione di siccità prolungata. Per le regioni del Nord Italia, in particolare, dicembre e gennaio sono stati mesi caratterizzati da una grande mancanza di piogge, specie sui settori dell’estremo Nord-Ovest, dove i giorni piovosi e nevosi si contano sulle dita di una mano.
Piogge scarse e poca neve in montagna: l’inverno ci lascia in eredità una grave siccità
L’ultima perturbazione, capace di riportare qualche goccia di pioggia, e qualche nevicata in pianura, non ha sicuramente potuto colmare il grande deficit degli ultimi mesi, e nemmeno le prospettive del prossimo futuro non mostrano un miglioramento in tal senso.
«La perturbazione di inizio settimana è stata in grado di scalfire il muro dell’alta pressione che da settimane ormai si trova a ridosso dell’Italia e che è all’origine della lunga fase siccitosa che sta attanagliando soprattutto le regioni settentrionali. Ma – avverte Rino Cutuli, meteorologo di Meteo Expert e autore per IconaClima.it –, nonostante l’arrivo della pioggia, non possiamo pensare di essere usciti dalla situazione di siccità: mediamente i quantitativi di pioggia caduta sul territorio nazionale sono tra i 10-20 mm, con picchi intorno ai 40-50 mm, come tra Lombardia e Veneto. Ironia della sorte, proprio tra Valle d’Aosta e Piemonte, anche in corrispondenza di questo passaggio perturbato, molte zone non hanno ricevuto precipitazioni. Si tratta proprio delle zone in assoluto più in difficoltà per quanto riguarda il grave deficit pluviometrico che si portano dietro ormai dall’inizio dell’inverno».
E infatti sono le regioni di Nord-Ovest quelle più in difficoltà. Solo nel mese di gennaio, come rivela l’analisi statistica curata dal meteorologo di Meteo Expert Simone Abelli, l’anomalia delle piogge a livello nazionale ha raggiunto il -56%, con un picco di di quasi l’80% al Nord-Ovest.
«Quello del 2021-2022 purtroppo verrà ricordato come uno degli inverni più siccitosi di sempre. A livello stagionale, prendendo quindi i mesi di dicembre e gennaio, l’anomalia nazionale è vicina al 30%, quindi manca almeno un terzo della pioggia normale per il periodo, mentre sale al 60% per le regioni nord-occidentali. Comunque, per quanto i millimetri caduti tra lunedì e martedì siano preziosi perché hanno sbloccato la situazione e rimpinguato un po’ le scarsissime risorse idriche, purtroppo il problema resta e dovrà sbloccarsi in maniera significativa nel corso della prossima stagione, quella primaverile, altrimenti il prezzo da pagare in estate sarà altissimo».
Neve: pochi gli episodi nevosi quest’anno e zero termico su livelli estivi
La siccità è grave, e non solo per le piogge mancate negli ultimi due mesi: anche la neve è stata scarsa. Secondo l’Autorità distrettuale del Fiume Po – Ministero della Transizione Ecologica l’entità del manto nevoso è prossimo ai minimi su tutto l’arco alpino, con punti minimi dell-80% rispetto alle medie. Secondo i dati Arpa, tra l’altro, in Valle d’Aosta e Piemonte l’entità del manto nevoso è il più basso degli ultimi 20 anni. E le conseguenze del mancato arrivo di pioggia e neve si sta traducendo nella magra del Fiume Po più grave degli ultimi 30 anni.
«Dal punto di vista delle nevicate, l’inverno è stato piuttosto avaro: sono due gli episodi di neve che hanno coinvolto le pianure del Nord, l’8 dicembre e il 14 febbraio. E la neve in pianura sta diventando una chimera al Nord: negli ultimi anni qui ha nevicato purtroppo sempre meno, e questa tendenza andrà accentuandosi nel corso dei prossimi anni. Da dicembre ad oggi abbiamo avuto un solo episodio di neve fino in costa a livello nazionale, in questo caso in Emilia Romagna, durante l’episodio del 9 gennaio. Nella stessa occasione la neve ha raggiunto le pianure di Toscana, Umbria e Marche. E a distanza di tre giorni un altro episodio di neve fino in pianura al Centro, questa volta tra Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, l’unico episodio in cui i fiocchi hanno raggiunto anche Roma. Al Sud, invece, nessun episodio di neve in pianura».
«Per quanto riguarda gli episodi di neve in montagna possiamo complessivamente ridurre a 3 gli episodi di neve sulle Alpi meridionali. Sul versante estero delle Alpi, la situazione è stata molto diversa, infatti. Per l’Appennino contiamo 5-6 episodi al massimo, tutti di modesta entità, con accumuli poco rilevanti».
In questo quadro, a peggiorare la situazione c’è stato il persistere dell’anticiclone. «Come se non bastasse infatti la poca neve che abbiamo registrato in montagna, non ha avuto le condizioni ottimali per conservarsi bene a causa di ripetuti afflussi di aria temperata, e addirittura in alcuni casi afflussi di aria calda di matrice sub-tropicale che hanno spinto lo zero termico a quote eccezionalmente elevate. Su un totale di 75 giorni di inverno meteorologico, ben 23 giorni sono stati accompagnati da uno zero termico a quote superiori ai 3000 metri, quote che di solito osserviamo nella stagione estiva. E difatti in montagna abbiamo avuto giornate eccezionalmente calde, con nuovi record di temperatura minima».
La siccità non è finita: pioggia e neve restano lontani dall’Italia, con l’anticiclone protagonista fino all’inizio della primavera meteorologica
E nelle prossime settimane la situazione non promette nulla di buono. Le proiezioni meteo elaborate dai modelli prevedono l’insistere di una struttura anticiclonica, e quindi l’assenza di piogge di rilievo, fino all’inizio della primavera.
«Le occasioni di neve da qui alla fine dell’inverno meteorologico sono prossime a zero. L’inverno è al capolinea e si concluderà nel peggiore dei modi. Non si prevede infatti l’arrivo di altre perturbazioni significativamente intense, in grado di dispensare altri preziosi millimetri di precipitazioni. Secondo le mappe del centro di calcolo di Reading, infatti, l’anomalia di pressione prevista nelle prossime settimane sarà positiva sopra l’Italia. Ciò significa che avremo un regime di alta pressione, lo stesso che ci ha accompagnato per tutto l’inverno. E anche nella prima settimana di marzo, quella che ci introduce alla primavera meteorologica, la situazione non cambia. Con questa configurazione le perturbazioni non avranno modo di entrare nell’area del Mediterraneo. Di conseguenza avremo una sostanziale mancanza di precipitazioni su tutti il territorio nazionale, isole comprese. L’evoluzione è questa. Ci auguriamo che qualcosa possa cambiare perché soprattutto per il Nord la stagione primaverile che sta per iniziare, insieme all’autunno, è climaticamente la più propizia dell’anno per quanto riguarda le piogge».