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Assicurazioni e cambiamento climatico: l’importanza del network fra scienza e mercato assicurativo

Quando si parla di cambiamento climatico normalmente non viene subito in mente il settore delle assicurazioni, ma i dati parlano chiaro: il cambiamento climatico non si può affrontare solo come un problema puramente ambientale, va affrontato come uno dei maggiori rischi socio-economici mondiali.

All’inizio di questo 2022 vi raccontavamo come il Global Risks Report 2022 del World Economic Forum segnava come primi cinque rischi per il pianeta nei prossimi 5-10 anni, tutti rischi legati all’ambiente e alla crisi climatica. Nel dettaglio le prime cinque posizioni sono state assegnate alla lentezza nell’azione climatica, agli eventi meteorologici estremi, alla perdita di biodiversità, alla crisi delle risorse naturali e ia danni ambientali causati dalle attività umane. Per darvi un’idea di quella che può essere la scala di misurazione, tenete conto che le malattie infettive (come la Covid-19 che ha paralizzato il mondo) sono al sesto posto, in una classifica di dieci posizioni. Le aree indicate come ”rischio emergente” sono invece la cybersicurezza, la competizione nello spazio, le pressioni migratorie ma anche la transizione energetica disordinata, segnata cioè da politiche eterogenee a livello geografico e di settore e che ostacolano la cooperazione. Il fallimento delle azioni a tutela del clima rappresenta la principale minaccia a lungo termine per il pianeta e con gli impatti potenzialmente più gravi nel prossimo decennio.

Tornando al settore delle assicurazioni, per comprendere meglio il legame tra la resilienza climatica e le compagnie assicurative dobbiamo prima fissare dei punti su quello che definiamo come concetto di rischio.

Il concetto di rischio è intimamente legato a quello di probabilità e per questo è così difficile da comprendere, tanto che gli esperti trovano spesso difficoltà nel comunicarlo, non solo a coloro che al rischio sono esposti, ma anche a coloro che, sulla base del rischio stesso, sono chiamati a prendere decisioni e a gestirlo. “Esiste un’equazione che esprime in modo efficace il concetto di rischio – spiega Serena Giacomin, climatologa Meteo Expert e presidente dell’Italian Climate Network – ovvero il rischio altro non è che la moltiplicazione di tre fattori, pericolosità, esposizione e vulnerabilità. Purtroppo il cambiamento climatico aumenta la pericolosità dei fenomeni meteo-climatici da affrontare, ma amplifica anche le nostre vulnerabilità”.

La valutazione accurata del rischio svolge un ruolo fondamentale nell’identificare, pianificare e implementare le misure più adeguate alla sua riduzione. Ma cosa significa valutare il rischio?

Significa calcolare tre diversi elementi: pericolosità (P), esposizione (E) e vulnerabilità (V).

  • La pericolosità è la probabilità che un fenomeno potenzialmente dannoso si verifichi in una determinata area, in un certo periodo di tempo e con una data intensità. Nel caso del rischio sismico, è la probabilità che si verifichi un terremoto, anche in un territorio totalmente disabitato.
  • La vulnerabilità, in genere su una scala da 0 a 1, indica invece la fragilità di un dato elemento (persone, attività, etc.): la propensione a subire un danno a seguito di un evento pericoloso di una data intensità. Nel caso del terremoto, per un edificio indicherebbe il grado di danno che ci si aspetta su quell’edificio in conseguenza del terremoto: basso se edificato con tecniche antisismiche, alto in caso contrario.
  • L’esposizione indica il valore (o il numero di unità) degli elementi che possono essere esposti all’evento pericoloso: ad esempio, il valore economico dell’edificio sopra considerato. Il prodotto di esposizione e vulnerabilità (ExV) darà il valore economico del danno provocato all’edificio nel caso in cui il terremoto si verifichi.

Il rischio sarà dunque la combinazione della gravità del danno (ExV) e della probabilità di accadimento dello stesso (P).

Il cambiamento climatico comporta rischi fisici, cioè rischi di andare incontro a danni materiali, alle strutture e agli individui colpiti da eventi naturali avversi: questi possono essere legati a eventi meteorologici estremi, come tornado, uragani, alluvioni, ondate di calore e di freddo, incendi e siccità, o eventi cronici, come scarsità d’acqua, perdita di produttività dei suoli, variazioni delle temperature medie. Le assicurazioni possono essere uno strumento di risposta ai rischi dovuti al cambiamento climatico diminuendo la vulnerabilità della popolazione, ma perché ciò avvenga devono integrare nelle analisi e nelle valutazioni la componente scientifica, ovvero i dati meteo-climatici.

Per una efficiente gestione del rischio i dati meteo-climatici sono infatti essenziali, sia i dati storici per una valutazione territoriale dei rischi in base agli accadimenti passati, sia i dati di previsione in caso di eventi meteo intensi in arrivo (ragionando in un’ottica di previsione-prevenzione del rischio tramite una tempestiva comunicazione di allertamento all’assicurato), sia i dati di scenario climatici a medio lungo termine. Attualmente, per la valutazione del rischio, la maggior parte delle compagnie di assicurazione si basa su dati storici statistici come strumento di sottoscrizione e di pricing. Tuttavia, con la repentina tendenza al riscaldamento globale di questi ultimi decenni e – più in generale – con il cambiamento climatico, le medie storiche stanno cominciando a perdere efficacia. Il continuo aggiornamento dei dati diventa indispensabile per far sì che il rapporto tra il settore assicurativo e il settore scientifico meteo-climatico diventi davvero risolutore e comprendere cosa rende l’assicurazione più performante è utile per guidare l’azione d’adattamento.

“Il cambiamento climatico va trattato come un rischio sistemico, perché interessa l’intero sistema economico e sociale, non una singola componente di esso. I dati scientifici sono dunque lo strumento fondamentale per poter interpretare questa complessità e per reagire in modo sostenibile. Anche il settore assicurativo può sfruttarne le potenzialità, applicando i dati in fase di allerta, di monitoraggio e per calcolare le probabilità che determinati eventi si verifichino in futuro (ricavando, ad esempio, le soglie oltre cui erogare l’indennizzo e l’entità dei premi da richiedere)”

Proprio in quest’ottica il Gruppo Lercari, punto di arrivo di una attività  ultra secolare dedicata a ottimizzare la risposta alle esigenze di tutti gli attori del mercato assicurativo, ha organizzato un incontro – finalmente in presenza – dedicato a: Cambiamento climatico e gestione del rischio insieme a Meteo Expert, centro di ricerca applicata in ambito climatologico e meteorologico. 

Due realtà leader nei rispettivi settori che affrontano le sfide di un presente in continuo cambiamento  mettendo a fattor comune le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica applicata alle metodologie previsionali a medio e lungo termine e sviluppando nuovi parametri finalizzati alla gestione del rischio grazie anche alla disponibilità e l’elaborazione storica di banche dati climatici accumulati negli anni.

L’evento si terrà a Milano Mercoledì 6 Luglio 2022, alle ore 9:30 presso The Stage Replay Cafè, in Piazza Gae Aulenti, 4. 

I dati meteo-climatici ad esempio possono permettere di monitorare a distanza la situazione nei luoghi assicurati, con un indice di affidabilità talmente elevato che le assicurazioni non ritengono nemmeno necessario verificare che il danno sia effettivamente avvenuto, risparmiando così gli elevati costi dei periti. L’utilizzo delle previsioni dei modelli climatici può far sì che le compagnie assicurative possano calcolare la probabilità che determinati eventi si verifichino in futuro, anche se diversa da quella indicata dalle serie storiche. Da tale probabilità le compagnie ricavano i valori delle soglie oltre cui erogare l’indennizzo e l’entità dei premi da richiedere.

Un vantaggio per le assicurazioni ma anche per le aziende e la società. L’utilizzo dei dati dei modelli climatici e del monitoraggio meteorologico fa sì che possano essere effettivamente implementate assicurazioni contro i rischi climatici stessi. Questo grazie alla messa a disposizione delle compagnie assicurative dei mezzi per calcolare la probabilità di accadimento degli eventi meteo-climatici avversi e del relativo monitoraggio: questi mezzi sono scenari climatici, modelli e dati meteorologici. La disponibilità di polizze che integrano questi fattori fa sì che le aziende o gli enti pubblici (ad esempio le città) assicurati possano recuperare più velocemente la propria funzionalità in caso di eventi avversi. 

Pensiamo ad esempio alla situazione attuale di emergenza siccità e crisi idrica nella quale riversa l’Italia e alle aziende agricole che si trovano in gravissima difficoltà. Con polizze adeguate, le aziende agricole italiane potrebbero proteggersi, almeno finanziariamente, contro il rischio di siccità, protezione ormai fondamentale per la tenuta di queste attività. Ad oggi, però, solo il 10% della superficie agricola italiana è assicurata e il risarcimento viene erogato solo in base alla perdita stimata da parametri meteorologici. Tale perdita, tuttavia, non dipende solamente da essi, ma anche dal grado di preparazione di un’azienda o ente al rischio. In un’ottica di resilienza, i premi assicurativi richiesti possono essere stabiliti anche in base alle misure di adattamento messe in atto dalla singola azienda o ente pubblico, ricalcolando azienda per azienda, città per città, i potenziali danni da eventi estremi, e quindi i limiti meteo-climatici per l’erogazione dei risarcimenti. All’azienda resiliente potranno essere richieste franchigie più ridotte: otterrà un indiscutibile vantaggio economico. La compagnia assicurativa stessa può svolgere dunque un ruolo di valutazione del rischio, segnalando criticità e possibili soluzioni agli assicurati.

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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