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Decreto siccità, stasera la riunione del Consiglio dei Ministri. Attesi lo stato d’emergenza e un commissario straordinario

Il Consiglio dei ministri si riunirà in serata per lavorare sul decreto siccità, che ci si aspetta dichiari lo stato d’emergenza.

Il Paese ha troppa sete da mesi, e la situazione appare ormai tragica. I primi sei mesi del 2022 sono stati i più siccitosi che siano mai stati registrati in Italia: all’appello è mancata quasi la metà delle precipitazioni (il 43 per cento), con un deficit che ammonta a circa 40 miliardi di metri cubi d’acqua. Si tratta di una quantità d’acqua che supera il volume totale del Lago Maggiore, il più grande dell’intero Paese.

Leggi qui i dati aggiornati a cura dell’esperto Simone Abelli.

La bozza del decreto siccità

Secondo le informazioni circolate di recente, con il via libera al decreto siccità dovrebbe essere proclamato ufficialmente lo stato di emergenza. Almeno per il momento, il provvedimento dovrebbe riguardare nello specifico le sei regioni che ne hanno fatto richiesta: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto. Con uno scenario che abbiamo imparato a conoscere fin troppo bene nei mesi più duri della pandemia, lo stato d’emergenza fa sì che la Protezione Civile acquisisca poteri speciali e che si possano prendere misure in deroga alle norme vigenti. Proprio come è successo per il Covid 19, poi, anche per far fronte alla siccità ci si aspetta che sia nominato un Commissario straordinario che avrà il compito di coordinare gli interventi strutturali previsti dal decreto. Il nome che al momento appare come il più probabile è quello di Fabrizio Curcio, il capo della Protezione Civile.

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Crediti: ANBI, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue

Per consentire maggiore rapidità ed efficacia, con la dichiarazione dello stato di emergenza il Commissario potrà operare «in deroga a ogni disposizione di legge escluse quella penale, le leggi antimafia, il codice dei beni culturali e i vincoli legati all’appartenenza alla Ue». Secondo la bozza del decreto circolata nelle ultime ore, il Commissario speciale potrà varare una propria struttura commissariale composta da 30 unità e nominare dei sub commissari. A lui sarà intestata anche una contabilità speciale per le spese relative agli interventi, per cui dovrebbero essere stanziati dei fondi da qui al 2024.

Molte le misure da mettere in atto con la massima urgenza per far fronte alla crisi, sia nel breve che nel lungo termine. Tra le più immediate il temuto razionamento dell’acqua, che dovrebbe essere confermato dal decreto siccità ma in molte delle zone più colpite è già realtà.
Degli interventi più a lungo termine l’urgenza maggiore è quella relativa alle infrastrutture e in particolare alla rete idrica colabrodo dell’Italia, dove secondo le stime gli acquedotti perdono il 42 per cento dell’acqua che vi transita.

Decreto siccità ed emergenza a luglio, ma il grido d’allarme risuona inascoltato dall’inizio dell’anno

Dopo un dicembre 2021 già segnato da una siccità preoccupante al Nord (al Nord-Ovest, in particolare, era mancato all’appello più della metà delle piogge e delle nevicate tipiche del mese), all’inizio del 2022 la gravità situazione era apparsa già evidente. Al punto che tra febbraio e marzo l’allarme era stato lanciato da molti esperti, compresi i nostri meteorologi che hanno monitorato la situazione pubblicando aggiornamenti via via più preoccupanti.
All’inizio di marzo anche l’ANBI – Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela Territorio e Acqua Irrigue – aveva lasciato ben poco spazio a dubbi. «L’Italia è sull’orlo di una sete endemica»: una dichiarazione che avrebbe dovuto far scattare immediatamente la corsa alla messa in atto misure urgenti per prevenire i danni più gravi, e invece è stata ignorata.

Siccità, le conseguenze dell’emergenza e i settori più colpiti

Dalla produzione di energia al mondo dell’agricoltura e dell’allevamento, sono diversi i settori che stanno già facendo i conti con le conseguenze gravissime della siccità. E siamo ancora solo nella prima parte della stagione più secca dell’anno.

Secondo la Coldiretti per l’agricoltura i danni ammontano già a circa tre miliardi di euro. Le coltivazioni più a rischio sono quelle dell’ortofrutta, la soia e il mais.
Tra le più colpite c’è anche la produzione di riso. Una recente analisi della Coldiretti stima perdite di oltre il 30 per cento per il raccolto nelle risaie italiane, in un momento in cui il settore è già duramente colpito da un aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, che aveva già provocato un taglio di diecimila ettari per le semine a livello nazionale. 217 mila gli ettari di risaie in Italia – di cui il 90 per cento è concentrato al Nord, fra Lombardia e Piemonte – che forniscono più del 50 per cento dell’intera produzione UE.

Già in affanno per la crisi generata dalla guerra, anche la produzione di energia inizia ad accusare i colpi della siccità. Diverse centrali si sono fermate: a rischio non solo la produzione di energia idroelettrica ma anche quella termoelettrica, che ha bisogno di grandi quantità di acqua per raffreddare gli impianti.
Una situazione di emergenza che sta portando a valutare la riapertura delle centrali a carbone che sono state chiuse negli ultimi anni. Il rischio è evidentemente quello di innestare un circolo vizioso in cui si fa fronte alle conseguenze della crisi climatica con soluzioni che vanno ad aggravare ulteriormente la situazione rilasciando grandi quantità di gas serra nell’atmosfera.

Cuneo salino, il mare risale lungo il fiume in secca

Tra gli effetti della siccità che destano maggiore preoccupazione c’è anche la risalita del mare lungo il delta dei fiumi in secca. Si tratta di un fenomeno naturale noto come cuneo salino, che si verifica quando la portata del fiume non è sufficiente a contrastare le acque salate del mare, che si insinuano lungo il suo delta. Il fenomeno è già particolarmente evidente soprattutto nel fiume Po, tra i corsi d’acqua più martoriati dalla siccità di quest’anno. Qui, secondo le ultime rilevazioni, l’acqua salata è risalita di oltre 30 km e ha fatto registrare un record assoluto.

Effetti anche sul pericolo incendi: rischiamo un’altra stagione da inferno?

A fare paura sono anche gli incendi. Già durante lo scorso anno abbiamo vissuto una stagione terribile, in cui è andato in fumo il triplo degli ettari rispetto al 2020. Con i terreni che non sono mai stati così secchi e temperature al di sopra della media troppo spesso e troppo a lungo, gli esperti avvertono che la lunga estate che abbiamo davanti porrà dei seri rischi anche sotto questo aspetto. I pericoli, di conseguenza, potranno essere altissimi per l’ambiente, l’economia e anche per le vite umane.

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Valeria Capettini

Iscritta all'ordine dei Giornalisti, faccio parte della squadra di Meteo Expert dal 2016: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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