Nucleare e gas tra gli investimenti “verdi”: arriva il via libera di Strasburgo
Riunito in plenaria a Strasburgo, oggi il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’introduzione di gas e nucleare nella Tassonomia. La proposta era stata avanzata dalla Commissione Europea e permette di fatto di identificare come verdi e sostenibili le attività e gli investimenti in questi ambiti.
Il voto aveva come oggetto il veto alla proposta, quindi i voti contrari (328, la maggioranza) hanno rappresentato in sostanza quelli favorevoli all’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia. 278 deputati hanno votato a favore del veto e 33 si sono astenuti. Per bloccare la proposta della Commissione sarebbe stata necessaria una maggioranza assoluta di 353 deputati.
Se Parlamento e Consiglio non sollevano obiezioni alla proposta entro l’11 luglio, l’atto delegato sulla tassonomia entrerà in vigore e si applicherà a partire dal 1° gennaio 2023.
Chi ha votato cosa
La mozione per respingere la proposta era stata presentata da cinque gruppi politici: Verdi europei, Partito Popolare Europeo, Sinistra, S&D (Socialisti e Democratici) e Renew.
Tra gli Eurodeputati italiani c’è stata una divisione piuttosto netta tra centrodestra e centrosinistra.
Tutti gli Europarlamentari del centrodestra hanno votato contro la mozione, schierandosi quindi a favore dell’inserimento di gas e nucleare in tassonomia. Ha fatto eccezione solo Herbert Dorfman di Sudtiroler Volkspartei (Partito Popolare Sudtirolese). Contrario anche il voto di Marco Zullo, indipendente.
Tutti i parlamentari di Pd e 5 Stelle hanno invece votato a favore della mozione, quindi contro l’inserimento di gas e nucleare in tassonomia. Astenute Chiara Gemma e Daniela Rondinelli, passate a Insieme per il futuro.
Il voto di oggi avrebbe potuto rappresentare un momento chiave per dare una spinta alla transizione energetica europea, ma etichettare come sostenibile in particolare il gas rischia ora di dirottare verso queste attività milioni di investimenti che avrebbero potuto essere indirizzati verso le fonti rinnovabili e l’efficientamento energetico. Si vanifica di fatto lo scopo stesso della tassonomia, che avrebbe dovuto rendere chiaramente identificabili le attività e gli investimenti davvero sostenibili, contrastando il greenwashing ed evitando che settori veramente green e preziosi per la transizione ecologica si vedessero sottrarre finanziamenti a essi destinati.
La tassonomia, infatti, è una sorta di lista delle attività e degli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale. Sei gli obiettivi identificati per la redazione della lista:
- mitigazione del cambiamento climatico, ovvero ridurre le emissioni di gas serra per contrastare l’aumento della temperatura media globale;
- adattamento alla crisi climatica, che identifica le azioni necessarie a far fronte agli effetti ormai inevitabili;
- utilizzo sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine;
- transizione verso una economia circolare;
- prevenzione dell’inquinamento;
- protezione e restauro degli ecosistemi e della biodiversità.
«Oggi abbiamo perso un’occasione chiave», ha commentato Davide Panzeri, Responsabile Programma Europa del think tank ECCO. «Una tassonomia senza gas e nucleare avrebbe accelerato l’abbattimento delle emissioni climalteranti e favorito la competitività del nostro comparto industriale, composto in buona parte da piccole e medie imprese. Il rischio ora è che i fondi privati, fondamentali per favorire la transizione verde, vengano fagocitati da grandi gruppi industriali per sostenere il piano di rilancio del nucleare di Macron e lo sviluppo dell’infrastruttura gas tedesca».
Un danno anche per la leadership e la credibilità europea
Come ha sottolineato ECCO, l’Europa perde forte credibilità a livello internazionale e rischia passi indietro: alcune tassonomie a livello internazionale hanno criteri più stringenti e altre seguiranno l’esempio europeo al ribasso. Dopo aver a lungo cercato di assumere un ruolo di guida, proponendosi al resto del mondo come un esempio di ambizione e azione climatica, «con questo voto l’Europa perde parte della sua leadership».
La perdita di credibilità dell’Europa non è solo questione di relazioni internazionali, ma rischia di avere conseguenze sulle politiche che anche altre nazioni adotteranno in futuro per contrastare l’emergenza climatica.
Greenpeace annuncia un’azione legale
Greenpeace ha annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione legale per contestare la decisione dell’Europa. Prima presenterà alla Commissione europea una richiesta formale di revisione interna, spiega l’associazione, e «in caso di esito negativo Greenpeace porterà la causa alla Corte di Giustizia europea».
«È oltraggioso etichettare il gas fossile e il nucleare come “verdi” e far fluire così più denaro verso le casse che finanziano la guerra di Putin in Ucraina», ha commentato dopo il voto di Strasburgo Ariadna Rodrigo, della campagna Finanza sostenibile di Greenpeace UE rendendo nota l’intenzione di procedere per vie legali. «Continueremo a opporci in tribunale», promette: «Le vergognose trattative interne alla Commissione europea influenzate dalle lobby dei combustibili fossili e del nucleare non basteranno. Siamo ispirati dalle attiviste e dagli attivisti per il clima che questa settimana si sono riuniti a Strasburgo, e siamo fiduciosi che i tribunali annulleranno questo tentativo di greenwashing sostenuto dalla politica, in quanto si tratta di una chiara violazione delle leggi dell’Unione europea».