Siccità, la prima metà del 2022 è la più secca della serie storica
Fin dal suo inizio, giugno ha mostrato quegli aspetti estremi che poi hanno caratterizzato l’intero mese, in perfetta continuità col periodo precedente, ossia scarsità di precipitazioni e caldo molto intenso. Protagonista indiscusso del mese, in effetti, è stato il promontorio anticiclonico subtropicale che, a più riprese, ha favorito la risalita di aria torrida dall’entroterra nord africano verso l’Europa e, in particolare, verso le nostre regioni dove i valori delle temperature sono rimasti quasi ovunque costantemente e sensibilmente al di sopra della media. La stessa area di alta pressione ha contribuito a tenere a distanza le perturbazioni, le quali si sono limitate a lambire di tanto in tanto il Nord Italia, eccetto una di esse che, all’inizio della seconda settimana, è riuscita a interessare anche la penisola italiana causando l’unica fase significativa di precipitazioni al Centro-Sud, accompagnata da un crollo termico con temperature temporaneamente sotto la media sui versanti orientali del Paese.
A conti fatti giugno si chiude con l’ennesimo pesante deficit pluviometrico (-41%) e con un’anomalia estrema della temperatura media (+3.4°C). Nell’ambito delle rispettive serie storiche, si tratta del 7° mese di giugno fra i più siccitosi e del 2° giugno più caldo, mezzo grado centigrado sotto il record del 2003, ma quasi un grado sopra i mesi di giugno del 2017 e 2019 che ora scendono al 3° posto.
Estate 2022 al via con caldo protagonista: giugno 2022 è stato il secondo più rovente per l’Italia
Il caldo si è protratto per quasi tutto il mese, sotto forma di due distinte ondate di calore: la prima (in realtà la seconda della stagione) durante la prima settimana, la seconda ondata (la terza della stagione) dal giorno 13 in poi fino a inizio luglio.
Nel corso della prima ondata di calore sono stati ritoccati alcuni record di temperatura massima fra cui i 40.3°C di Alghero e i 38.6°C di Pescara. Tuttavia, è durante la seconda ondata di caldo, più intensa e duratura, che sono stati stabiliti in maniera più diffusa i nuovi record storici di giugno, in particolare in Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Marche e Molise. Spiccano i 41°C a Firenze, 40.3°C a Viterbo, 40°C a Roma Urbe, 39.3°C a Roma Ciampino, 39°C a Perugia e Latina, 38.9°C ad Arezzo, 38.4°C a Frosinone, 38°C a Napoli e Frontone, 37.4°C a Campobasso; quasi tutti questi record sono stati osservati in corrispondenza dell’apice dell’ondata di calore che si è verificato il giorno 27, il più caldo del mese, eccetto a Napoli e Campobasso che hanno visto il loro picco nel giorno successivo. L’anomalia si è distribuita abbastanza uniformemente, ma con valori più elevati in Sardegna (+3.6°C), al Nord-Ovest e al Centro (+3.5°C), seguiti da Sud e Sicilia (+3.3°C) e infine dal Nord-Est (+3°C). Un dato oltremodo notevole è quello che scaturisce considerando il Sud insieme alle Isole che, con un’anomalia complessiva di +3.4°C, balzano al 1° posto nella classifica dei mesi di giugno più caldi, superando il precedente record del 2003.
Siccità: i primi sei mesi del 2022 sono i più siccitosi della serie storica
Tornando alle precipitazioni e più precisamente alla loro scarsità, occorre segnalare un particolare: non in tutto il Paese l’anomalia è risultata negativa. È bastata la breve e unica fase piovosa rilevante fra il giorno 9 e il 10, a mandare oltre la norma gli accumuli in diverse aree del Sud (specialmente tra Puglia e Basilicata) che ha chiuso il mese con uno scarto di +65%. In tutto il resto d’Italia, a parte qualche raro caso lungo l’Appennino e sulle Alpi centro-orientali, si è osservato un considerevole deficit che poi ha pesato sul risultato complessivo a
livello nazionale. Si passa da -59% al Nord-Ovest e -44% al Nord-Est, a -51% al Centro, fino ad arrivare a -73% in Sicilia e -93% in Sardegna. Questa cronica carenza di precipitazioni sta causando diversi problemi di approvvigionamento idrico e di equilibrio degli ecosistemi ed è evidenziata non solo dallo stato di sofferenza della vegetazione, ma sicuramente anche dalla ridotta portata dei nostri fiumi.
Un esempio fra tutti: il Fiume Po Dalle misurazioni effettuate a fine giugno, emergono alcuni dati inquietanti riguardo lo stato di salute del principale fiume italiano. A fronte di una media di circa 1500 metri cubi al secondo (m3/s), calcolata per il mese di giugno coi dati del primo ventennio degli anni 2000, è stato osservato un minimo di 161 m3/s, quasi un decimo del nomale, nel punto di osservazione di Pontelagoscuro nel Ferrarese, quasi alla foce. Questa portata è stata accompagnata anche da livelli idrometrici che in diversi punti del corso del fiume sono scesi sotto i minimi storici del luglio 2006. Un ulteriore problema che si verifica quando le portate sono così basse è l’avanzata dell’acqua salmastra del mare verso l’interno, sia attraverso il fiume, sia al livello della falda. Questa intrusione di acqua salata comporta diversi problemi con potenziali danni talvolta irreversibili ad agricoltura, habitat e biodiversità delle aree coinvolte. Proprio in questo mese di giugno la risalita del cuneo salino ha raggiunto la distanza record di 30.6 km dalla foce. Si tenga presente che per contrastare efficacemente l’avanzata dell’acqua marina, occorre una portata minima di almeno 450 m3/s (le barriere antisale posizionate vicino alla foce sono state progettate per questa portata minima) e in questo periodo i valori sono costantemente e sensibilmente al di sotto di tale soglia. Queste condizioni sono da imputare certamente alla carenza di precipitazioni invernali e primaverili, ma anche dal prelievo incontrollato di acqua dolce per usi civili, industriali e soprattutto agricoli/zootecnici che rappresentano più del 80% del prelievo totale. (Fonte dei dati: Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po) |
Con questi risultati, il mese di giugno non solo riporta il valore medio della temperatura da inizio anno fra i più elevati (+1.1°C di anomalia), ma mantiene il primato dal punto di vista della siccità: infatti, i primi sei mesi del 2022 sono i più siccitosi della serie storica con uno scarto pari a -43%, che equivale a circa 40 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto alla media, notevolmente più ampio del -31% osservato nei primi semestri del 2003 e del 2000 che passano così al 2° posto. Notevoli anche i dati a più larga scala. Dalle elaborazioni del Copernicus Climate Change Service, a livello globale è stato il 3° giugno più caldo della serie storica dopo quelli del 2019 e 2020, mentre per l’Europa è stato il 2° giugno più caldo dopo quello del 2019.
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