Foresta Amazzonica in Brasile, mai così tanti incendi ad agosto dal 2010
Mentre il Paese si prepara alle elezioni di ottobre la deforestazione viaggia verso nuovi record negativi
Il 2022 è un anno nero per lo stato di salute della Foresta Amazzonica del Brasile. Nel mese di agosto si sono contati ben 31 mila incendi: secondo i dati dell’istituto di ricerca spaziale brasiliano INPE si tratta di un nuovo record degli ultimi 12 anni per questo mese, che supera quello dell’agosto 2019.
Questo nuovo dato si aggiunge purtroppo ad un trend negativo riguardante la deforestazione: la prima metà del 2022 è stata infatti segnata da deforestazione record nella parte brasiliana della Foresta pluviale Amazzonica. Non si raggiungevano livelli tali da 15 anni.
Da inizio anno, come riporta il sito Terra Brasilis, sono andati persi oltre 11 mila chilometri quadrati di foresta pluviale. Lo Stato più provato è quello del Mato Grosso, con oltre 4100 chilometri quadrati persi dal 1 gennaio ad oggi. La causa principale è la deforestazione, che ha tolto all’Amazzonia oltre 6000 chilometri quadrati da gennaio ad oggi. Seguono gli incendi, che hanno bruciato oltre 1300 chilometri quadrati e “l’esplorazione incontrollata”, che ha tolto altri 1300 chilometri quadrati alla foresta.
Verso le elezioni: Lula propone un’asse Brasile-Indonesia-Congo per proteggere le foreste pluviali tropicali
Come previsto, il tasso di disboscamento è aumentato negli ultimi mesi, anche in vista delle elezioni di ottobre: la ricerca di consensi ha infatti indebolito ulteriormente la tutela ambientale. Molti attivisti e non hanno denunciato come la situazione della foresta amazzonica (e dei diritti degli indigeni) sia peggiorata in modo tragico durante il governo Bolsonaro.
Il tema è stato centrale nella campagna elettorale: i consiglieri del candidato presidenziale brasiliano Lula stanno proponendo prestiti agricoli “verdi” sovvenzionati per stimolare la semina di soia e mais su pascoli aperti e ridurre la deforestazione della foresta pluviale amazzonica. Una mossa fatta per cercare alleati nel potente settore dell’agrobusiness. Lula ha anche proposto di collaborare con Indonesia e la Repubblica Democratica del Congo per formare un fronte unito dei Paesi con foresta pluviale tropicale ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite di quest’anno, la COP27 in programma il prossimo novembre.
Incendi e deforestazione: a rischio la biodiversità e il clima globale
Ridurre la superficie della Foresta Amazzonica compromette la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali locali: qui vivono oltre 3 milioni di specie animali e oltre 2.500 specie di alberi (un terzo di tutti gli alberi tropicali che esistono sulla terra).
Oltre alle gravi conseguenze che la deforestazione dell’Amazzonia ha sugli ecosistemi, sulla biodiversità e sulle risorse della regione, a preoccupare sono ancora una volta gli effetti sulle emissioni di gas serra. La foresta amazzonica, la più grande foresta pluviale del mondo, è uno dei principali “pozzi di carbonio” naturali del pianeta, perché assorbe grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera immagazzinandola nella sua vegetazione. Quando gli alberi vengono abbattuti o bruciati non solo smettono di compiere questa funzione, ma liberano nell’atmosfera l’anidride carbonica che avevano assorbito. Il polmone verde del pianeta, infatti, secondo gli scienziati, rischia di emettere una quantità di gas serra maggiore di quella che riesca ad assorbire.
Deforestazione, crisi climatica, aumento della durata della stagione secca e dei periodi di siccità. Tutto questo sta rendendo l’Amazzonia più fragile: secondo uno studio, infatti, tra il 1991 e il 2016 più di tre quarti della Foresta Amazzonica ha perso capacità di recupero, specie dopo il 2000.