Energia, nella prima metà del 2022 l’aumento della domanda di elettricità globale è stata coperta dalle sole rinnovabili
La produzione da fonti fossili non subisce aumenti, permettendo di risparmiare soldi ed emissioni
Buone notizie sul fronte energia: le rinnovabili hanno soddisfatto da sole l’aumento della domanda di elettricità globale. Lo rivela l’ultimo rapporto realizzato da Ember sull’andamento della prima metà del 2022. Ciò significa che la produzione da fonti fossili è rimasta pressoché invariata, permettendo di risparmiare non solo sui costi, ma anche sulle emissioni di gas serra.
L’aumento di produzione da solare, eolico e idroelettrico ha permesso di rispondere all’aumento della domanda di elettricità globale nei primi sei mesi del 2022. Questo ha permesso di evitare aumenti di produzione da fonti fossili, come carbone e gas, evitando costi per 40 miliardi di dollari e 230 Mt di CO2 di emissioni. Eolico e solare hanno soddisfatto tre quarti della crescita della domanda, l’idroelettrico ha contribuito per la restante parte.
La prima metà del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, ha visto aumentare la domanda di elettricità globale di 389 TWh (+3%). Nello stesso periodo le rinnovabili hanno aumentato la loro produzione di 416 TWh, mentre quella dei combustibili fossili è aumentata di 5 TWh. Ciò significa che la produzione da rinnovabili ha superato l’aumento della domanda registrato nei primi sei mesi del 2022.
Le variazioni di produzione da fonti fossili, invece, sono rimaste pressoché invariate: si è registrato un lieve calo del carbone (-0,7%) e del gas (-0,05%), e un lieve aumento del petrolio. Questa situazione, quindi, ha permesso di mantenere invariate anche le emissioni di gas serra, nonostante l’aumento della domanda di elettricità.
Questa fotografia globale, però, non risulta così omogenea osservando i singoli Paesi. La Cina, ad esempio, ha potuto far fronte all’aumento della domanda utilizzando per il 92% le rinnovabili. Lo stesso hanno fatto gli Stati Uniti, utilizzando le rinnovabili per coprire l’81% dell’aumento della domanda. L’India, invece, si è fermata al 23%.
Nell’Unione Europea l’uso del carbone è aumentato del 15%, principalmente a causa dei cali riscontrati dalla produzione di energia nucleare e idroelettrica. Anche in India la produzione da carbone è aumentata del 10%: si tratta di una conseguenza del forte aumento di domanda in seguito allo stop forzato della pandemia. Questi aumenti sono stati però bilanciati dall’andamento registrato in Cina e Stati Uniti, capaci di ridurre la produzione da carbone rispettivamente del 3 e 7 percento.
Il contributo delle fonti rinnovabili si è sentito anche nei Paesi che hanno subito un aumento della produzione di elettricità da fonti fossili. Grazie alle rinnovabili, infatti, è stato possibile frenare la crescita della produzione da fonti fossili dal 7 all’1% negli Stati Uniti, dal 12 al 9% in India, dal 16 al 6% nell’Unione Europea.
Secondo il report però, nonostante questo trend positivo, le emissioni del settore energetico del 2022 potrebbero comunque raggiungere nuovi picchi record quest’anno. Il motivo principale è legato all’andamento meteo-climatico registrato: Cina, Stati Uniti e Europa hanno dovuto affrontare un lungo periodo di siccità, e di ondate di caldo record, che hanno ridotto le capacità di produzione del settore idroelettrico e fatto aumentare la domanda di energia.
Il settore dell’energia, dominato dalle fonti fossili, ha contribuito in modo significativo alla crisi climatica, che si sta manifestando sempre più violentemente in ogni angolo del globo. E’ un cane che si morde la coda, insomma, ma l’utilizzo di fonti energetiche alternative a quelle fossili è la via d’uscita per ridurre significativamente le emissioni di questo settore.
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