Dubbi e perplessità per il “Global Shield”, lo scudo globale per assicurare i Paesi più vulnerabili contro i rischi climatici
I primi destinatari dei pacchetti di intervento includono Bangladesh, Costa Rica, Fiji, Ghana, Pakistan, Filippine e Senegal
Oggi il G7 e il gruppo dei ministri della finanza del V20, il Gruppo dei 58 Paesi più vulnerabili, hanno lanciato lo Scudo globale contro i rischi climatici (Global Shield against Climate Risks), una iniziativa di supporto finanziario pre-approvata per aiutare i Paesi colpiti da disastri meteo-climatici in modo più rapido. Allo Scudo partecipano anche altri Paesi, realtà private e istituzioni multilaterali. I primi destinatari dei pacchetti di intervento (i cosiddetti Pathfinder) includono Bangladesh, Costa Rica, Fiji, Ghana, Pakistan, Filippine e Senegal.
La Germania, coordinatrice del progetto, partecipa allo Scudo Globale con circa 170 milioni di euro, la Danimarca con circa 4,7 milioni di euro, l’Irlanda con 10, il Canada con 7 e la Francia con 20. Essendo solo l’inizio, ci si aspetta che arrivino altri contributi da altri soggetti e Paesi.
Global Shield accolto con dubbi e perplessità
Alcuni paesi e attivisti hanno accolto l’iniziativa con cautela perché preoccupati del fatto che possa rischiare di danneggiare gli sforzi per garantire un accordo sull’aiuto finanziario per i cosiddetti “Loss and Damage”, le perdite e i danni irreparabili causati dal riscaldamento globale. “Lo Scudo Globale non può essere una alternativa alla finanza del loss and damage perché abbiamo bisogno di una soluzione all’altezza delle perdite, e questo significa andare oltre l’assicurazione sovvenzionata“, ha commentato Rachel Simon, coordinatrice delle politiche presso CANEurope.
Alcuni paesi vulnerabili hanno messo in dubbio l’attenzione del programma sull’assicurazione, con i premi assicurativi che aggiungono un altro costo ai Paesi a corto di liquidità, che hanno basse emissioni di carbonio e contribuiscono meno alle cause del cambiamento climatico. “Non siamo ancora convinti, soprattutto degli elementi assicurativi“, ha detto a Reuters Avinash Persaud, inviato speciale per la finanza per il clima presso il primo ministro delle Barbados Mia Mottley. “L’uso dell’assicurazione è un metodo in cui la vittima paga, all’inizio solo a rate“, ha affermato, aggiungendo che il finanziamento di perdite e danni dovrebbe essere basato su sovvenzioni.
Michai Robertson, negoziatore per l’Alleanza dei piccoli stati insulari – che sta sostenendo le richieste di un nuovo fondo per danni e perdite delle Nazioni Unite nei colloqui della COP27 in questa settimana – ha affermato che anche i premi assicurativi sovvenzionati potrebbero consentire alle compagnie assicurative dei paesi ricchi di trarre profitto dalle nazioni povere e dalla sofferenza dei più vulnerabili.
Il ministro dello sviluppo tedesco Svenja Schulze ha però affermato che lo scudo globale mira ad integrare, e non sostituire, i progressi in materia di perdite e danni: “non è una tattica per evitare negoziati formali sugli accordi di finanziamento per perdite e danni”, ha detto Schulze. “I disastri legati al clima hanno impatti devastanti in particolare sui poveri. Spesso non hanno i mezzi per proteggere se stessi, loro case, i campi o le attività dalle condizioni meteorologiche estreme e possono perdere tutto quando si verifica un disastro“. “Il Global Shield non è l’unica soluzione per perdite e danni. Certamente no. Abbiamo bisogno di un’ampia gamma di soluzioni.”
Il ministro delle finanze del Ghana, Ken Ofori-Atta, che presiede il gruppo V20, ha detto che la creazione del Global Shield era “attesa da tempo“. Alcune ricerche suggeriscono che entro il 2030 i paesi vulnerabili potrebbero affrontare 580 miliardi di dollari all’anno in “perdite e danni” legati al clima.
Una recente ricerca del V20 ha rilevato che il 98% dei quasi 1,5 miliardi di persone in questi Paesi non ha protezione finanziaria. Secondo questa ricerca, dal 2000 ad oggi i Paesi V20 hanno perso un totale di 525 miliardi di dollari a causa degli impatti climatici. Con l’ulteriore aumento dei rischi di perdite e danni causati dai cambiamenti climatici, il costo del capitale e del debito è salito a livelli insostenibili, soprattutto nei paesi vulnerabili al clima economie.
Cos’è il Global Shield?
Come si legge sul comunicato stampa congiunto del G7, V20 e del Ministero Federale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico tedesco, di annuncio del Global Shield, “lo scudo globale affronta le attuali debolezze della struttura di protezione finanziaria nelle economie vulnerabili dal punto di vista climatico attraverso finanziamenti prestabiliti che erogano in modo rapido e affidabile prima o subito dopo il verificarsi di disastri. Espande gli strumenti di protezione finanziaria per governi, comunità, imprese e famiglie, riducendo così l’impatto dei disastri, rendendo resilienti le economie vulnerabili, salvaguardando lo sviluppo sostenibile e proteggendo vite e mezzi di sussistenza”.
Lo scudo assicurativo si allineerà alle strategie dei paesi vulnerabili per colmare le lacune di protezione utilizzando un’ampia gamma di strumenti pre-approvati. Si tratta di una manovra, uno schema assicurativo, per proteggere il sud geografico del Mondo, che conta Paesi poveri, in via di sviluppo, i Paesi meno responsabili della crisi climatica e allo stesso tempo i più colpiti. L’obiettivo dello scudo globale è quello non solo di favorire un intervento rapido, ma anche di dare ai Paesi gli strumenti giusti per rispondere alle emergenze. Lo scudo globale vuole insomma rendere più sistematico e coerente il ruolo della finanza climatica, e se necessario provvede per coprire dei “premium”.
A livello delle famiglie e delle imprese, gli strumenti dello Scudo Globale includono, ad esempio, la protezione dei mezzi di sussistenza, i sistemi di protezione sociale, l’assicurazione del bestiame e delle colture, l’assicurazione sulla proprietà, l’assicurazione sull’interruzione dell’attività, le reti di condivisione del rischio e le garanzie di credito. A livello di governi, agenzie umanitarie e ONG, il Global Shield sosterrà lo sviluppo integrato degli strumenti utilizzati per garantire che il denaro sia disponibile quando necessario (money in) e le procedure per garantire che il denaro venga speso sul fornire ciò di cui le persone e le comunità colpite hanno bisogno quando ne hanno più bisogno (money out)”.
Il Global Shield dovrebbe quindi entrare in azione subito dopo COP27 e sarà guidato da rappresentati del V20, del G7 e del G20, da think tank, membri della società civile, organizzazioni multilaterali e soggetti del settore privato.