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La caccia ai lupi in Svezia è una questione politica

Secondo gli esperti "Nel caso della Svezia, più che una questione ecologica di sovranumero, si tratta di una questione politica dovuta a forti pressioni della categoria venatoria."

Lunedì 2 gennaio in Svezia è iniziata la stagione della caccia al lupo, il Parlamento svedese ha deciso che nel corso del prossimo mese i cacciatori potranno uccidere 75 lupi su una popolazione di 460 esemplari.

Nei paesi della penisola Scandinava, l’abbattimento del lupo è consentito, secondo la politica del paese, è necessario mantenere la popolazione dei lupi al di sotto di un numero prefissato per tutelare la sicurezza dei cittadini. Come ha affermato alla stampa locale in occasione dell’apertura alla caccia di questi giorni, Gunnar Glöersen, manager dei predatori presso l’Associazione dei cacciatori svedesi “La caccia è assolutamente necessaria per rallentare la crescita dei lupi. Il branco di lupi è il più numeroso che abbiamo avuto nei tempi moderni”.

Siccome in altri paesi, come ad esempio l’Italia, la caccia al lupo invece è vietata, nonostante ce ne sia attualmente un numero decisamente maggiore di quello svedese (più di 3000 esemplari), abbiamo provato a capire i meccanismi alla base della decisione svedese insieme a Claudio Delfoco, naturalista ed esperto della specie. 

Innanzi tutto, quale sottospecie di lupo si trova in Svezia? Si tratta di una sottospecie considerata in via di estinzione? 

«In Svezia il lupo è presente con la sottospecie Canis lupus lupus, comunemente conosciuta come lupo euroasiatico. In Europa, a livello comunitario, a prescindere dalla sottospecie, il lupo è una specie protetta da convenzioni e direttive comunitarie (Convenzione di Berna, Direttiva Comunitaria Habitat 43/92, CITIES).»

Perché in alcuni stati la popolazione viene considerata troppo numerosa ed in altri no? 

«Parlare di “troppo numerosa” è concettualmente sbagliato. Il lupo, così come gli altri predatori, è in grado di “regolare autonomamente il proprio numero” in un’area in relazione alla disponibilità di risorse alimentari e habitat idonei disponibili. Nel caso della Svezia, più che una questione ecologica di sovranumero, si tratta di una questione politica dovuta a forti pressioni della categoria venatoria. Anche perché da sondaggi ed interviste è emerso che il lupo sia ben visto dalla maggior parte delle persone. In Svezia, infatti, è diffusa tra i cacciatori l’errata convinzione che i lupi diminuiscano esageratamente il numero degli alci (lasciandone meno da cacciare). Inoltre sono stati registrati negli anni diversi casi di predazione ai cani dei cacciatori utilizzati per la caccia all’orso ed all’alce. In questo caso, le forti pressioni ricevute hanno probabilmente scavalcato le direttive comunitarie per la tutela di questa specie.»

In Italia ci sono 3000 esemplari, qui come viene gestita la popolazione dei lupi? 

«In Italia il lupo è tutelato, oltre che dalle direttive comunitarie, da leggi statali come il Decreto Natali del 1971 che ne vieta la caccia, dal Decreto Marcora del 1976 che rese il lupo specie integralmente protetta e da altri decreti come la legge 157/92 che inserisce il lupo tra le specie particolarmente protette e la Legge 157/97 che inserisce il lupo tra le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa ad esempio. Per quanto riguarda il numero di individui sul nostro territorio e la gestione degli stessi non sono troppi in quanto sono attivi numerosi programmi di monitoraggio, gestione della specie e prevenzione dei danni da lupo, nonché programmi di divulgazione e sensibilizzazione alla possibile convivenza.»

Oltre a questa battuta massiccia di caccia, il Parlamento svedese vuole ridurre ulteriormente il numero dei lupi, arrivando a garantire la presenza di soli 170 esemplari. Diciassette scienziati hanno pubblicato una lettera sulla rivista Science esprimendo le loro preoccupazioni sulla riduzione del numero dei lupi della penisola scandinava. ”Questa azione minaccia ulteriormente questa popolazione  già altamente minacciata, che è geneticamente isolata e consanguinea” – spiegano nella lettera di appello – “Tutti gli autori sono profondamente preoccupati per il desiderio del Parlamento svedese di dimezzare le dimensioni della popolazione di lupi. La popolazione di lupi si trova, ed è noto da tempo, in una situazione genetica molto difficile. La popolazione di lupi svedesi è geneticamente isolata e altamente consanguinea. L’attuale popolazione è stata fondata da soli tre individui negli anni ’80 ed è geneticamente isolata da decenni. Negli ultimi anni solo tre individui geneticamente distinti sono riusciti a riprodurre e diffondere geni che ancora permangono nella popolazione. Il risultato è una popolazione che ha un pool genetico molto piccolo, che si traduce in un livello di consanguineità che è in media alto come quello ottenuto quando fratelli e sorelle si accoppiano tra loro (un tasso di consanguineità di circa 0,25).”

Cosa comporta una situazione genetica difficile per la specie? 

«Il rischio principale dell’avere una popolazione così ridotta è il collasso della popolazione stessa con l’estinzione del lupo a livello locale. Un esiguo numero di individui, infatti, può portare ad inbreeding e ad un collo di bottiglia, con la conseguenza che il corredo genetico della popolazione di lupo non risulti significativo e vada ad eliminare del tutto degli alleli o a fissarne altri deleteri nel pool genico. Non di meno è stato notato che l’eliminazione di uno o più membri di un branco vada a destabilizzare lo stesso, con la possibilità che gli individui restanti rivolgano le proprie attenzioni verso fonti di cibo più accessibili come il bestiame domestico piuttosto che verso le prede selvatiche come di consueto, incidendo in maniera negativa sull’opinione pubblica.»

Gli stessi scienziati hanno dichiarato che: “Per una buona situazione di conservazione con possibilità di sopravvivenza a lungo termine, il valore della dimensione geneticamente effettiva della popolazione coesa deve ammontare almeno a 500, che in pratica significa almeno 2000 individui”. Con questo tipo di gestione, la specie è destinata ad estinguersi?

«Il rischio di collasso della popolazione e conseguente estinzione a livello locale è concreto seppur non nell’immediato. Nonostante la Svezia confini con Norvegia e Finlandia, la popolazione svedese risulta isolata da quelle confinanti ed un ulteriore decremento del pool genico potrebbe risultare fatale.»

Come riporta il Guardian, anche Marie Stegard, presidente del gruppo anti-caccia Jaktkritikerna, ha dichiarato che “C’è una grande maggioranza di svedesi a cui piacciono i lupi, anche dove vivono. A nostro avviso, la ragione di queste cacce è semplicemente che c’è una richiesta di sparare ai lupi tra i cacciatori. Le organizzazioni di cacciatori hanno un potere enorme in Svezia. È un dato di fatto che il parlamento svedese abbia un club di cacciatori aperto a membri di tutti i partiti, con un tiro a segno sotto il parlamento. Sembra uno scherzo, ma è assolutamente vero”.

La caccia è un tema politico in Svezia che stringe la mano alla categoria dei cacciatori anche in tempi in cui l’importanza della tutela della biodiversità è un fatto dichiarato e largamente diffuso. Quella dell’abbattimento tramite la caccia non è una pratica che viene limitata solo al lupo, ma riguarda anche la popolazione della lince e dell’orso. In una parte d’Europa ritratta spesso come all’avanguardia sui temi ecologici e ambientali, alcune pratiche sono dure a morire nonostante siano chiaramente favorevoli all’estinzione. 

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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