Il mercato delle Fake News sul Clima: anche Google ne è parte
"Il cambiamento climatico è una bufala", “perché il cambiamento climatico è falso”: una ricerca rivela che il Daily Wire ha acquistato pubblicità su Google utilizzando queste parole chiave per alimentare la disinformazione
Pagare per diffondere fake news, per fare disinformazione sul clima e sui cambiamenti climatici è purtroppo una pratica ancora possibile sui motori di ricerca, la fonte di informazioni per eccellenza per miliardi di persone.
Una recente analisi condotta dal Center for Countering Digital Hate, organizzazione senza scopo di lucro che contrasta l’odio e la disinformazione nel mondo, recentemente ripresa dal Guardian, ha rivelato che il sito di notizie conservatore americano e società di media Daily Wire, fondata nel 2015 dal commentatore politico Ben Shapiro, ha acquistato annunci per termini di ricerca di Google che negano la crisi climatica, fomentando la disinformazione.
C’è chi paga e chi si fa pagare per alimentare il negazionismo e le fake news sul clima e i cambiamenti climatici
Abbiamo attraversato anni di pandemia globale, in cui abbiamo dovuto contrastare le più radicali campagne di disinformazione, fake news pericolosissime proprio perché riguardano la salute di tutti. E purtroppo, anche la crisi climatica si presta da tempo a narrazioni antiscientifiche, spinte da chissà quale obiettivo. Sappiamo per certo oggi che alcune notizie messe in giro dagli anni ’70 per negare i cambiamenti climatici arrivano guarda caso da multinazionali del petrolio. E la disinformazione continua a viaggiare anche oggi, sempre più veloce, sui motori di ricerca. Nonostante infatti l’ampio riconoscimento, da parte della comunità scientifica, del riscaldamento globale, dei suoi effetti e delle sue origini, oggi c’è chi ancora alimenta volontariamente la disinformazione sulle spalle di tutti noi.
Un’analisi realizzata dal Center for Countering Digital Hate ha infatti rivelato che nell’ultimo anno il Daily Wire ha acquistato annunci su termini di ricerca come “il cambiamento climatico è una bufala” e “perché il cambiamento climatico è falso”. Cosa significa? In pratica, chiunque abbia cercato queste frasi su google avrà visto, tra i primi risultati, proprio articoli del Daily Wire scritti per alimentare finte narrazioni.
Secondo le stime, il Daily Wire potrebbe aver speso negli ultimi 2 anni quasi 60 milioni di dollari in questi annunci pubblicitari, acquistando più di 150 termini di ricerca di Google basati proprio sulla disinformazione rispetto alle tematiche ambientali e climatiche. Tra le parole chiave acquistate ci sono: “controllo della popolazione di Bill Gates”, “Il cambiamento climatico è una bufala”, “Il cambiamento climatico è una bugia”, “perché il cambiamento climatico è falso”, “smascheramento del cambiamento climatico”, “la vera verità sulle turbine eoliche”, “Il riscaldamento globale è una truffa” e “la truffa del cambiamento climatico”. In qualche caso hanno inserito anche qualche refuso per aggirare le policy.
Se il Daily Wire ha fatto quello che ha fatto, è anche vero che Google gliel’ha permesso. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo ha infatti permesso di acquistare e fomentare la disinformazione nonostante abbia annunciato, nell’ottobre 2021, nuove regole contro le fake news sul clima e il negazionismo proprio riguardo la crisi climatica. Google aveva annunciato una nuova norma che avrebbe “vietato la pubblicità e la monetizzazione di contenuti che contraddicono il consolidato consenso scientifico sull’esistenza e sulle cause del cambiamento climatico. Ciò include contenuti che si riferiscono al cambiamento climatico come una bufala o una truffa, affermazioni che negano che le tendenze a lungo termine mostrino che il clima globale si sta riscaldando e affermazioni che negano che le emissioni di gas serra o l’attività umana contribuiscano al cambiamento climatico”.
Eppure, nonostante questo intervento, una delle aziende tech più investite sulla trasformazione sostenibile delle sue attività, e impegnata – almeno così sembra – nella corretta presentazione della crisi climatica, ha reso possibile la diffusione di notizie false e potenzialmente dannose per la scienza e per la salute dell’intera umanità. Pensate che l’anno scorso Google aveva collaborato con le Nazioni Unite per fornire alle persone che cercano sul loro motore di ricerca “pannelli informativi e immagini brevi e di facile comprensione sulle cause e gli effetti del cambiamento climatico”.
Permettendo di acquistare annunci che negano il cambiamento climatico, promuovono disinformazione su una delle più grandi sfide della società globale, la crisi climatica, che dovrebbe invece vederci lottare uniti per limitare i danni ormai fatti e garantire un futuro alle prossime generazioni. Promuovere annunci simili, e farsi pagare per per farlo, è un danno incalcolabile.
“Il 99% dei clic di Google va ai risultati sulla prima pagina”, ha detto al Guardian Imran Ahmed, CEO del Center for Countering Digital Hate con sede negli Stati Uniti e nel Regno Unito. “Se puoi essere il primo risultato su una ricerca su Google, essenzialmente puoi stabilire la verità”, ha detto. “Google ha delle regole contro l’utilizzo dei loro annunci di ricerca per diffondere disinformazione, dovrebbero applicarle, anche contro le persone che pagano un sacco di soldi”.
E il Daily Wire non sarebbe nemmeno l’unico a farlo. In un rapporto del novembre 2022, realizzato sempre dal Center for Countering Digital Hate, emerge che i principali inquinatori climatici come BP, ExxonMobil, Chevron e Shell acquistano annunci su ricerche Google legati a tematiche “net-zero” ed “eco-friendly”, dando l’impressione di essere aziende in campo per risolvere la crisi climatica, quando invece ne sono i principali contributori. Secondo il report, Google in due anni ha accettato 23,7 milioni di dollari dalle compagnie Big Oil, i giganti del petrolio, di cui 10,9 per annunci di greenwashing. Un’ennesima contraddizione che fa male a tutti, a vantaggio dei soliti pochi, che cercano il massimo profitto sulle spalle della nostra salute e del nostro futuro.
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