L’inverno in corso è stato il più caldo di sempre: dicembre-gennaio sopra le medie
I dati, relativi all'Italia, indicano anomalia di +1.8°C, valore che oltrepassa anche l’analogo bimestre del 2006-2007 (una stagione invernale eccezionalmente calda in quell’anno talvolta ricordato come l’“anno senza inverno”)
Il nuovo anno si è aperto con un mese di gennaio in linea con l’andamento dell’ultima parte dell’anno scorso, ossia un mese nel complesso mite e piovoso. Nonostante il crollo termico nell’ultima parte, infatti, hanno nettamente prevalso gli scarti positivi delle temperature delle prime due decadi che hanno, così, determinato un’anomalia di +1.4°C rispetto alla media dell’ultimo trentennio 1991-2020 (da ora in poi Meteo Expert adotterà le medie di questo nuovo trentennio come riferimento climatico nelle elaborazioni statistiche). È stato, quindi, un gennaio molto mite (lo scarto sarebbe stato pari a +1.8°C rispetto al vecchio trentennio 1981-2010), il 6° fra i più miti dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso.
Le regioni più anomale sono state quelle nord-orientali con +2.5°C di scarto (in questo settore i valori sono stati mediamente sopra la norma anche nell’ultima decade del mese), seguite da quelle nord-occidentali con +1.9°C e da quelle centrali con +1.4°C. Meno ampi si sono rivelati gli scarti al Sud (+0.9°C), in Sicilia (+0.5°C) e soprattutto in Sardegna dove ci si è avvicinati alla norma (+0.2°C). Il dato più rilevante è quello stagionale.
L’inverno ancora in corso, infatti, segna al momento un primato dal punto di vista termico: il bimestre dicembre-gennaio risulta essere il più caldo della serie storica con un’anomalia di +1.8°C, valore che oltrepassa anche l’analogo bimestre del 2006-2007 (una stagione invernale eccezionalmente calda in quell’anno talvolta ricordato come l’“anno senza inverno”).
Dal punto di vista delle precipitazioni, come sopra accennato, gennaio è stato piuttosto piovoso, con un accumulo più elevato rispetto alla media del 53% a livello nazionale. Questo dato è scaturito dalle numerose e continue fasi piovose che hanno caratterizzato soprattutto la seconda parte del mese, quando si è verificato un netto cambio della circolazione atmosferica che è passata da figure anticicloniche, correnti occidentali e aria mite, a una situazione improvvisamente più invernale con irruzioni di masse d’aria polare e artica accompagnate dalla formazione di una vasta e tenace area depressionaria in indebolimento solo a fine mese.
Questo tipo di circolazione, all’interno della quale si sono inseriti molti impulsi perturbati (11 perturbazioni in tutto nel mese, di cui 7 nella seconda metà) ha favorito accumuli fino al doppio o il triplo rispetto alla norma in diverse località del Sud, dei settori adriatici e della Sardegna, mentre alcune aree posizionate sottovento o ai margini rispetto alle correnti perturbate, come l’estremo Nord-Ovest, parte dell’arco alpino e la Sicilia (soprattutto il settore ionico), hanno sperimentato un deficit pluviometrico anche consistente. Le anomalie nelle varie zone dell’Italia spaziano da +97% al Sud, +79% al Nord-Est, +70% in Sardegna e +59% al Centro, fino ad appena +4% al Nord-Ovest e -21% in Sicilia. Da segnalare, fra gli eventi intensi del mese, la formazione durante il giorno 21 di un profondo ciclone nell’Adriatico centrale, che per qualche ora, fra il pomeriggio e la sera, ha assunto caratteristiche quasi tropicali (probabile breve fase da TLC = Tropical Like Cyclone). Il primo bimestre invernale si distingue anch’esso per una piovosità più abbondante della media, con uno scarto complessivo di +29%, ma sempre con alcune zone in controtendenza, proprio perché meno esposte ai flussi perturbati, come il Piemonte, la Sicilia e alcuni settori delle Alpi dove il bilancio, invece, resta negativo.