Alcune associazioni hanno presentato una proposta per mettere al bando le sostanze PFAS: la situazione e gli effetti sulla salute
Alcuni comitati e associazioni hanno presentato in Parlamento la richiesta di una legge che vieti l’uso e la produzione di PFAS in Italia.
PFAS è la sigla che indica le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, un gruppo di oltre 4.700 sostanze chimiche artificiali note come “permanenti“, perché sono estremamente persistenti nell’ambiente e anche nell’organismo degli esseri umani, dove accumulandosi possono avere effetti negativi sulla salute.
Nel mese di marzo l’inchiesta giornalistica The Forever Pollution Project aveva rivelato una massiccia contaminazione da PFAS anche in Italia, con livelli di inquinamento elevati non solo in alcune aree del Veneto – già tristemente note per essere uno degli epicentri europei -, ma anche in alcune zone del Piemonte, limitrofe allo stabilimento della Solvay specializzato proprio nella produzione di Pfas, della Lombardia e della Toscana. Secondo gli esperti la situazione reale potrebbe essere ancora più grave di quella fotografata dall’indagine, dato che non tutte le regioni italiane effettuano monitoraggi capillari.
«Si tratta di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo», ha commentato dopo la diffusione dell’inchiesta il responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, Giuseppe Ungherese. «Questa indagine senza precedenti tocca un nervo scoperto su cui le autorità nazionali da tempo hanno scelto di non intervenire, nonostante sia chiaro che la contaminazione riguardi l’acqua, l’aria, gli alimenti e il sangue di migliaia di persone».
Stop alle sostanze PFAS in Italia: la proposta per una legge nazionale
Mercoledì 24 maggio alcune associazioni e comitati hanno presentato una proposta per arginare la contaminazione da PFAS con una legge che ne vieti l’uso e la produzione in Italia. La richiesta è stata avanzata in una conferenza stampa ospitata dalla Camera dei Deputati, ed è stata portata avanti da CGIL Vicenza, Greenpeace Italia, ISDE Italia, Italia Nostra Veneto, Mamme No Pfas, Medicina Democratica, PFAS.land, Transform! Italia.
Il rischio PFAS è «inaccettabile per il presente e per il futuro: un intervento politico non è più rinviabile» secondo le associazioni, che insieme a oltre 120 organizzazioni europee hanno sottoscritto il Ban PFAS Manifesto, che chiede l’urgente messa al bando delle sostanze PFAS.
In Europa qualcosa si sta muovendo: alcuni stati – come i Paesi Bassi, la Danimarca, la Germania, la Svezia e la Norvegia – hanno presentato una proposta per la messa al bando delle sostanze PFAS.
All’inizio di marzo, anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha pubblicato la bozza di proposta per vietare a livello comunitario la produzione e l’uso di migliaia di Pfas, avviando un processo necessario per fermare la contaminazione di questi inquinanti.
«L’Italia rimane in silenzio – accusano le associazioni – nonostante si moltiplichino a livello globale le iniziative legislative». La Danimarca, oltre ad aver varato alcuni dei provvedimenti più restrittivi al mondo sulla presenza di PFAS nell’acqua potabile, ha introdotto alcuni divieti sull’uso negli imballaggi alimentari in carta. Riguardo l’acqua potabile, negli Stati Uniti l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA) ha recentemente proposto un valore limite molto più restrittivo, pari a 4 nanogrammi per litro, sia per il PFOA che per il PFOS, due delle molecole appartenenti all’ampio gruppo dei PFAS e note per la loro pericolosità per la salute.
«L’irreversibilità della contaminazione globale da PFAS ha già creato un’eredità tossica il cui peso si farà sentire anche sulle future generazioni», avvertono le associazioni, rifereendo che – secondo le stime del Nordic Council of Minister – i costi sanitari dell’inazione politica per tutti i Paesi europei si aggirano tra i 52 e gli 84 miliardi di euro all’anno.
Le linee guida per mettere al bando le sostanze PFAS in Italia
Con la collaborazione di Claudia Marcolungo, docente universitaria di diritto ambientale, le associazioni intervenute mercoledì alla Camera hanno presentato il documento I sette capisaldi di una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di PFAS, fornendo al Parlamento gli elementi chiave che una legge nazionale dovrebbe tenere in considerazione.
Tra questi, la bonifica delle zone contaminate e il divieto della produzione di PFAS, del loro impiego industriale e della loro commercializzazione «in modo tassativo, ovunque». I punti chiave individuati dalle associazioni prevedono anche un monitoraggio più serio e completo degli alimenti e della popolazione, oltre all’indicazione di considerare le sostanze PFAS come sostanze altamente pericolose, da trattare quindi come rifiuti simili a quelli nucleari, con modalità di smaltimento e gestione estremamente rigorose, tracciandone l’intero ciclo di vita.