Ogni 29 luglio si celebra la Giornata Mondiale della Tigre. Ci sono buone notizie ma rimane a rischio estinzione
Istituita 13 anni, la ricorrenza punta a sensibilizzarci sui rischi concreti e sulle iniziative che si possono intraprendere per la sua salvaguardia
Ogni 29 luglio si celebra la Giornata Mondiale della Tigre, una speciale ricorrenza che viene osservata in tante nazioni. In questa occasione vengono organizzati diversi eventi da piccole, grandi associazioni e gruppi come il WWF, l’IFAW e lo Smithsonian Institute. È stata istituita 13 anni fa, nel 2010, da un gruppo di professori ed esperti che si erano riuniti in Russia per il primo incontro internazionale per la conservazione di questo felino, il Tiger Summit di San Pietroburgo, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio concreto di estinzione e sulle iniziative che si potevano intraprendere a livello globale per la sua salvaguardia.
Ogni anno solitamente viene scelto un tema da seguire e osservare ma per quanto riguarda il 2023 non ne è stato scelto uno specifico: si è voluto in generale sensibilizzare la popolazione sull’estinzione alla quale stanno andando incontro e continuare a promuovere un sistema globale per proteggere i loro habitat naturali.
In occasione di questa data sono stati diffusi i dati del monitoraggio nazionale effettuato in Buthan nel 2021-2022: dal National Tiger Survey Report è emerso che le tigri nel Paese sono 131, 28 in più di quelle stimate nel 2015 dalla prima indagine nazionale sistematica condotta sulla specie. Negli ultimi 8 anni, quindi, si è registrato un incremento del 27% della popolazione. Lo studio ha interessato l’85% della superficie del Paese (32800 km²) e le tigri sono state rilevate in oltre il 15% delle 1201 fototrappole posizionate nell’area di studio. Un dato rilevante è il primo avvistamento di tigri nelle 2 foreste di Dagana e Pemagatshel. Il Bhutan detiene il record mondiale di avvistamenti di tigri alle quote più elevate, oltre i 4400 metri: questa indagine ha confermato non solo che le tigri si riproducono a diverse altitudini ma anche l’ipotesi che il Bhutan sia un’area di fondamentale importanza per la conservazione della specie.
Le buone notizie però non devono far spegnere i riflettori sul più grande felino della Terra che rimane a elevato rischio di estinzione. L’indagine si è anche concentrata sulle principali minacce: bracconaggio, perdita di habitat, conflitti tra uomo e fauna selvatica sono un pericolo per la sopravvivenza della specie a medio e lungo termine. Il Rapporto ha quindi stabilito le priorità delle azioni da realizzare per mitigare le minacce, garantire un futuro alla tigre in Bhutan, invitando tutti ad agire per continuare a proteggere le tigri e i loro habitat per le generazioni future.
Negli ultimi 10 anni tra gli interventi messi in atto per supportare la ripresa della popolazione in natura ci sono l’aumento del numero delle forze dell’ordine per il controllo del territorio, la definizione di programmi di conservazione che mettono al centro le comunità umane, la tutela e il ripristino dell’habitat d’elezione del felino, l’implementazione di azioni di gestione per prevenire e mitigare il conflitto uomo-tigre. Il governo reale del Bhutan ha annunciato che nel 2024 ospiterà una Conferenza su questi temi. Il WWF che da anni collabora con il governo del Bhutan e con le comunità locali per definire un approccio olistico alla risoluzione del conflitto uomo-tigre, ha accolto con soddisfazione la notizia dell’incremento della popolazione di questo felino.
“Si tratta di un risultato significativo, indice di un ecosistema molto sano. Sottolinea, inoltre, l’impegno del Bhutan nella conservazione della biodiversità. Questo è un risultato straordinario per la conservazione delle tigri in Bhutan, che ora si unisce al piccolo numero di Paesi che hanno aumentato la loro popolazione di tigri nell’ultimo decennio. Con l’aumento del numero di tigri, le sfide possono moltiplicarsi, ma il Bhutan è perfettamente in grado di essere un esempio a livello globale per le politiche e gli approcci che supportano la coesistenza tra grandi felini e persone” queste le parole di Chimi Rinzin, direttore generale del WWF-Bhutan e di Stuart Chapman, responsabile dell’iniziativa Tigers Alive del WWF.
Un tempo diffusa in quasi tutta l’Asia, la tigre ha perso il 96% del suo areale originario in 100 anni; il numero complessivo delle tigri, difficile da stimare, è comunque di poche migliaia di individui, sparsi su un continente e in popolazioni isolate.