La COP29 sarà ospitata il prossimo novembre all’Azerbaigian, un Paese che possiede uno dei più grandi giacimenti di gas del mondo, Deniz nel Mar Caspio. Secondo il Guardian che cita i dati forniti dalla ONG Global Witness, si prevede che il Paese estrarrà 411 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi 10 anni, secondo i dati. Ciò comporterebbe l’emissione di 781 milioni di tonnellate di anidride carbonica, più di due volte le emissioni annuali di carbonio del Regno Unito. L’Azerbaijan è uno dei membri dell’OPEC+, il gruppo dei paesi esportatori di petrolio, ed è diventato un fornitore di gas naturale fondamentale per l’Unione Europea nelle strategie di riduzione della dipendenza dal gas russo.
Secondo le stime, la produzione annuale di gas del Paese dovrebbe passare così dai 37 miliardi di metri cubi di quest’anno ai 49 miliardi di metri cubi nel 2033.
Il governo di Aliyev ha inoltre nominato un ex dirigente della sua compagnia petrolifera e del gas come presidente dei colloqui sul clima della COP, che si terranno a Baku a novembre. Mukhtar Babayev è stato nominato ministro dell’ecologia e delle risorse naturali dell’Azerbaigian nel 2018, dopo una carriera di 26 anni presso la compagnia petrolifera e del gas Socar. Questa nomina somiglia molto a quella di Sultan Al Jaber alla COP28 di Dubai mentre era ancora nel ruolo di amministratore delegato della National Oil Company di Abu Dhabi.
Dominic Eagleton, responsabile delle campagne di Global Witness, ha dichiarato: “Mentre ci avviamo verso il collasso climatico, ora ci viene chiesto di mettere il nostro futuro nelle mani dell’Azerbaigian, uno Stato petrolifero che è sostenuto dalle super major del petrolio e che sta aumentando massicciamente la sua produzione di gas. Abbiamo bisogno che la politica climatica sia gestita da leader del clima, non da Paesi che hanno interesse a mantenere il mondo legato al petrolio e al gas”.
