Siccità in Sicilia, dichiarato lo stato di calamità naturale. La situazione
L'estate è lontana, ma la siccità è già un'emergenza
Il presidente della Sicilia Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa nell’intero territorio regionale.
L’annuncio è arrivato dopo la richiesta avanzata a fine gennaio dall’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, che aveva messo in guardia su una situazione estremamente preoccupante: «i volumi d’acqua negli invasi siciliani sono sotto il livello di guardia e la Sicilia è flagellata dalla siccità», aveva detto. «Gennaio è il quinto mese consecutivo che fa registrare precipitazioni inferiori alla norma del periodo, con un deficit di circa 200 millilitri di acqua».
La dichiarazione dello stato di calamità naturale permette ai territori di affrontare una situazione di emergenza utilizzando mezzi e poteri straordinari per un determinato periodo di tempo, e spendendo i fondi con pratiche amministrative più agili.
Il governo regionale ha incaricato un’unità di crisi locale di individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole garantendo sufficienti volumi d’acqua.
Al momento la Sicilia è la regione italiana colpita in modo più grave dalla siccità. Un’emergenza che sta già creando molti problemi anche in altre aree del bacino mediterraneo, e in particolare in Marocco, Algeria, Tunisia e in alcuni settori della Spagna orientale.
Secondo i dati resi noti dall’European Drought Observatory il 16,1 per cento del territorio europeo è ormai minacciato da grave siccità, e l’1,2 per cento – che comprende la Sicilia ma anche i settori spagnoli di Maiorca, Murcia e Regione Valenciana – è in allarme conclamato.
Mentre soffoca la Sicilia, nel nostro Paese la siccità non risparmia altri territori. Anche la Sardegna sta già facendo i conti con una crisi idrica preoccupante: secondo l’osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche i bacini dell’isola sono al 50 per cento del riempimento, rispetto al 2023 mancano 440 milioni di metri cubi e il deficit rispetto alla media degli ultimi 14 anni è del 32 per cento circa. Drammatica soprattutto la condizione degli invasi nell’Alto Cixerri, che trattengono soltanto il 10,33% della capacità, seguiti dal serbatoio Maccheronis (al 16,94 per cento) e da quelli dell’Ogliastra (a poco più del 28%).
«Le temperature eccezionalmente alte, la scarsità di precipitazioni e l’assenza di neve lungo la dorsale appenninica stanno velocemente disegnando uno stato di grave sofferenza idrica anche per le regioni peninsulari – aggiunge l’ANBI -, più accentuato al Sud ma in costante allargamento verso le regioni centrali». Stanno emergendo criticità anche nelle regioni del Nord: in particolare, su alcuni bacini piemontesi, in Liguria ed Emilia Romagna orientale.
Anche il fiume Po sta arretrando, allontanandosi sempre di più da una condizione di normalità. A Boretto la portata è scesa addirittura al di sotto dei minimi storici mentre verso il delta, a Pontelagoscuro, il deficit si attesta “solo” al 37% circa, riferisce l’ANBI. Va meglio a Nord-Est dove, nonostante le temperature miti, nel mese di gennaio le precipitazioni sono state superiori alla media e lo stato di innevamento su Dolomiti e Prealpi risulta nella norma, soprattutto in Veneto.
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