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Ghiacciai svizzeri: le polveri sahariane ne hanno accelerato la fusione

Più della metà dei ghiacciai esaminati da GLAMOS ha perso completamente la copertura nevosa durante l'estate

Secondo gli esperti della rete di monitoraggio dei ghiacciai in Svizzera, denominata GLAMOS, più della metà dei ghiacciai esaminati ha perso completamente la copertura nevosa durante l’estate. E proprio questa estate 2024 è stata la più calda mai registrata, come hanno confermato i dati Copernicus e NASA.

L’andamento dei ghiacciai svizzeri, così come quelli italiani, nel 2024 ha visto molti contrasti: il report indica che durante quest’anno, fino a giugno, “i ghiacciai svizzeri hanno goduto di condizioni eccezionalmente favorevoli grazie all’aumento della neve invernale (30% sopra la media) e a un inizio estate piovoso. Tuttavia, la colorazione della superficie del manto nevoso da parte delle polveri del Sahara ha accelerato lo scioglimento, rendendo agosto il mese con la maggiore perdita di ghiaccio dall’inizio delle misurazioni. Nel complesso, lo scioglimento dei ghiacciai ha raggiunto nuovamente un livello significativo nel 2024”.

Confronto tra la perdita di ghiaccio nel 2022, 2023 e 2024 sul quadrato Concordia del grande ghiacciaio dell’Aletsch (VS) e con la media delle misurazioni effettuate tra il 1953 e il 1983.
Crediti: Matthias Huss

L’arretramento delle lingue dei ghiacciai e il loro declino continuano ad essere costanti sotto l’effetto dei cambiamenti climatici. Negli anni 2022 e 2023- si legge nel report- è scomparso complessivamente il 10% del volume dei ghiacciai svizzeri, un record assoluto. La perdita di circa il 2,5% registrata quest’anno supera anche la media dell’ultimo decennio. L’elevata copertura nevosa invernale ha rallentato la perdita di ghiaccio, ma non è riuscita a fermarla. Ad esempio, i sei metri di neve misurati sul Claridenfirn (GL) a metà maggio erano completamente scomparsi a settembre. I ghiacciai al di sotto dei 3.000 metri, come il ghiacciaio del Giétro (VS), il ghiacciaio della Plaine Morte (BE) e il ghiacciaio del Silvretta (GR), si sono nuovamente sciolti completamente, avendo perso fino a due metri di neve. I ghiacciai con influenza meridionale, come il ghiacciaio del Basòdino (TI), hanno perso meno grazie a un livello di neve invernale molto elevato.

Ghiacciai svizzeri: una quantità di neve raramente eguagliata in quota

Su entrambi i versanti delle Alpi, durante l’inverno 2023/2024 si è registrato un netto contrasto tra le montagne e le valli: la quantità di neve è stata nettamente inferiore alla media al di sotto dei 1400 metri di altitudine, e molto più elevata al di sopra dei 2200 metri. Ciò è dovuto alle forti precipitazioni e alle temperature relativamente alte durante tutta la stagione invernale. In quota, l’altezza media della neve tra novembre e maggio è tra le più alte dall’inizio delle osservazioni, al sesto posto nella serie di misurazioni di quasi 90 anni sul Weissfluhjoch (GR).

Le temperature molto elevate di luglio e agosto hanno causato un rapido scioglimento della neve. Sullo Jungfraujoch, il mese di agosto è stato addirittura più caldo delle ondate di calore estive del 2003 e del 2022. La deposizione di polvere dal Sahara durante l’inverno ha contribuito ad assorbire l’energia solare e quindi ad accelerare lo scioglimento della neve. Inoltre, tra la metà di giugno e la metà di settembre non c’è stata praticamente neve, anche a un’altitudine di 3.000 metri. Questa situazione rimane eccezionale nel lungo periodo, ma è stata osservata con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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