La deforestazione dipende al 90% da ciò che mangiamo: ma l’UE avrebbe una soluzione
Nella Giornata Mondiale dell'Alimentazione il WWF rende noti i dati legati alla deforestazione causata dal nostro modo di alimentarci
La deforestazione dipende in larghissima scala dalla nostra alimentazione. Oggi, 16 ottobre, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il WWF torna a richiedere alle istituzioni maggior cura del sistema alimentare e con esso delle risorse naturali e degli ecosistemi che sfrutta. Come stabilito dal Living Planet Report, la deforestazione dipende per ben il 90% da ciò che consumiamo a tavola.
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Deforestazione e alimentazione umana: ciò che mangiamo noi a sua volta divora le foreste
C’è qualcosa di intrinsecamente illogico e sbagliato nella nostra alimentazione perché troppo spesso ciò che noi consumiamo a tavola a sua volta divora le foreste. Sempre più prodotti come pollo e pesce, fino a quelli contenenti olio di palma, caffè e cioccolato, hanno legami diretti con la distruzione di alcuni preziosi ecosistemi. L’Amazzonia a altre foreste pluviali nel mondo, che ospitano alcune delle specie più iconiche, vengono rase al suolo per la bonifica dei terreni che poi vengono utilizzati per allevare bestiame o per colture e piantagioni.
L’Unione Europa è una delle maggiori responsabili di deforestazione tropicale al mondo dopo la Cina mentre tra i Paesi dell’UE, l’Italia è il secondo maggiore consumatore di materie prime a rischio di distruzione di natura, essendo responsabile della deforestazione di quasi 36.000 ettari all’anno. Soia, olio di palma e carne bovina sono state le materie prime importate in Italia con associata la maggiore deforestazione tropicale. Ogni italiano con i propri consumi alimentari è responsabile della deforestazione di 6 metri quadrati l’anno.
Una possibile soluzione è l’EUDR, ma c’è un pericolo all’orizzonte: ecco di cosa si tratta
Per frenare questa importazione di prodotti alimentari associati alla deforestazione, l’UE ha approvato nel 2023 l’EUDR, il Regolamento europeo “anti-deforestazione”. In cosa consiste? Essenzialmente dal 30 dicembre 2024 sette materie prime – soia, olio di palma, carne bovina, caffè, prodotti legnosi, cacao, gomma -, potranno essere introdotti sul mercato soltanto se le aziende sono in grado di dimostrare che gli stessi prodotti non sono stati causa di deforestazione, ad esempio tracciando il luogo di produzione e tutte le fasi della catena di approvvigionamento.
Qual è il pericolo all’orizzonte? Ovviamente una possibile proroga. Lo scorso 2 ottobre infatti, la Commissione Europea ha chiesto di posticipare di un anno, quindi al 30 dicembre 2025, l’entrata in vigore dell’EUDR. Proprio in questi giorni gli stati membri dell’UE decideranno se accettare questa proposta. La decisione della Commissione Europea nasce dalle pressioni di alcuni stati, tra i quali l’Italia, che ritengono non ci siano i tempi tecnici per poter osservare determinati criteri e presentare la documentazione richiesta.
Le conclusioni del WWF: “Rinviare di un ulteriore anno significa che potremmo perdere altri 3 milioni di ettari
“Se il Parlamento e il Consiglio dell’UE approveranno la proposta, le imprese avranno un anno in più per prepararsi ma ci sarà anche un anno in più per distruggere le foreste del Pianeta per fare spazio a coltivazioni, piantagioni e allevamenti” – afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia -. Rinviare di un ulteriore anno significa che potremmo perdere (se il trend rimanesse uguale a quello degli ultimi anni) altri 3 milioni di ettari, ossia 8 campi da calcio di foresta tropicale vergine ogni minuto”.
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