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Sponsorizzazioni sportive: opportunità economica o rischio per l’ambiente?

Le sponsorizzazioni sportive sono da sempre una fonte essenziale di finanziamento per club, eventi e atleti. Da una parte, permettono lo sviluppo di discipline spesso sottovalutate, dall’altra aumentano la visibilità e la popolarità dello sport stesso.

Tuttavia, negli ultimi anni, sono cresciute le preoccupazioni etiche legate a queste collaborazioni, soprattutto quando coinvolgono aziende che operano in settori molto dannosi per l’ambiente, come quelli dei combustibili fossili. Un rapporto del New Weather Institute, intitolato “Sweat not oil” ha messo in evidenza un fenomeno inquietante: multinazionali del petrolio, del gas e dell’automotive investono somme enormi per sponsorizzare eventi sportivi. Questo viene visto come una strategia di greenwashing, volta a migliorare la propria immagine pubblica senza affrontare concretamente il problema delle loro emissioni.

Un esempio eclatante è rappresentato dalla compagnia chimica britannica Ineos, terza azienda chimica più grande al mondo, con un fatturato annuo di 60 miliardi di dollari. Ineos è diventata sponsor principale di una delle più prestigiose squadre professionistiche di ciclismo, nonostante il suo impatto ambientale negativo sia oggetto di molte critiche, da sempre. Questo caso dimostra come, associandosi ad uno sport percepito come “verde” e salutare, un’azienda possa distogliere l’attenzione dalle sue gravi responsabilità ambientali.
La questione ha davvero dell’incredibile negli sport invernali, nei quali peraltro, proprio gli effetti del cambiamento climatico (come riduzione della neve e riscaldamento globale) minacciano direttamente discipline di questo tipo. Secondo il rapporto del New Weather Institute, sono stati identificati oltre 100 accordi di sponsorizzazione tra federazioni sciistiche e aziende ad alto contenuto di carbonio. Tra i principali sponsor troviamo case automobilistiche e compagnie petrolifere, le stesse industrie responsabili di molte delle emissioni che stanno sciogliendo i nostri ghiacciai. Eventi di grande portata come Euro 2024 non sono stati esenti da critiche, nonostante gli sforzi dichiarati per ridurre le emissioni, il torneo ha generato circa 490.000 tonnellate di CO₂ equivalenti. A questo si aggiunge la presenza di sponsor come Visit Qatar e Qatar Airways, entrambi, legati all’industria petrolifera. Alcuni atleti hanno alzato la voce in merito, prendendo posizioni chiare contro questa dannosa tendenza. Melissa Wilson, membro della squadra di canottaggio britannica, ha paragonato l’accettazione di sponsorizzazioni da parte di industrie inquinanti al doping, sottolineando l’urgenza di promuovere uno “sport pulito”. Il suo messaggio è chiaro: accettare fondi da industrie che contribuiscono al cambiamento climatico mina l’integrità dello sport e contraddice i suoi valori fondamentali.

Le sponsorizzazioni sportive sono sicuramente necessarie per finanziare molte delle discipline esistenti, ma sarebbe opportuno iniziare ad adottare un approccio più responsabile nella scelta dei “partner” con i quali collaborare. Organizzazioni sportive e atleti dovrebbero, inoltre, iniziare a valutare non solo i benefici economici immediati, ma anche le conseguenze a lungo termine delle loro collaborazioni. La soluzione potrebbe
essere quella di iniziare ad adottare standard etici più rigorosi e cercare sponsor che condividano i valori di sostenibilità. Questo potrebbe non solo preservare l’integrità dello sport, ma anche contribuire in maniera diretta alla lotta contro la crisi climatica. Sarebbe bene quindi che lo sport diventi un esempio di cambiamento positivo, piuttosto che un “megafono” per chi danneggia il pianeta.

 

 

Redatto da Martina Hamdy.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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