Esplosione della nave Seajewel a Savona: sfide ambientali e dipendenza dai combustibili fossili
Il recente incidente della petroliera Seajewel evidenzia le fragilità ecologiche e la necessità di una svolta verso energie rinnovabili

Esplosione al largo di Savona: un vero e proprio allarme ecologico. Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 2025, la petroliera Seajewel, sotto bandiera maltese e in arrivo dall’Algeria, è stata protagonista di un’esplosione mentre si trovava al largo di Savona per il trasferimento di greggio. Due detonazioni hanno gravemente danneggiato lo scafo, creando una falla di circa un metro. Sebbene non ci siano stati feriti o sversamenti immediati di petrolio, l’incidente ha sollevato preoccupazioni significative sul fronte ambientale e operativo.
Le autorità portuali, insieme alla Capitaneria di Porto, sono intervenute prontamente per valutare l’entità dei danni e prevenire lo sversamento di idrocarburi. La Procura di Savona ha avviato un’indagine, esplorando diverse cause possibili, come un guasto tecnico, un’esplosione accidentale di vapori di idrocarburi, o persino un residuato bellico sommerso.
Le Fragili Coste Liguri e il Pericolo di Inquinamento
Se lo scafo della Seajewel si fosse ulteriormente squarciato, la Liguria avrebbe rischiato un disastro ambientale paragonabile a quello della Haven, che nel 1991 riversò oltre 50.000 tonnellate di petrolio in mare. Anche senza sversamenti immediati, questo incidente evidenzia quanto il nostro mare sia vulnerabile all’industria dei combustibili fossili.
L’ecosistema marino della Liguria è ricco di biodiversità, e un’eventuale dispersione di petrolio avrebbe avuto effetti devastanti su flora e fauna. “Il petrolio è come un veleno per il mare”, ha dichiarato un esperto ambientale. Le conseguenze di un simile inquinamento si protraggono per anni: il greggio può depositarsi sui fondali, soffocare i coralli e compromettere attività vitali come la pesca e il turismo.
Italia: Un Nodo Energetico con Rischi Elevati
L’incidente della Seajewel riporta alla ribalta un problema critico per l’Italia: l’elevata dipendenza dall’estero per il fabbisogno energetico. Petrolio e gas, che utilizziamo quotidianamente, sono quasi interamente importati da Paesi spesso politicamente instabili, comportando costi elevati e rischi ambientali significativi.
Ogni anno, l’Italia investe miliardi di euro nell’importazione di combustibili fossili. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, nel 2023 l’Italia ha importato oltre 70 milioni di tonnellate di petrolio. Tali spese potrebbero essere ridotte drasticamente investendo in fonti rinnovabili. “Il sole e il vento non hanno bisogno di passaporto”, ha sottolineato un analista energetico.
Verso un Futuro Energetico Sostenibile
Le energie rinnovabili rappresentano non solo una risposta alle sfide climatiche, ma anche una scelta strategica ed economicamente vantaggiosa. Investendo in impianti fotovoltaici ed eolici, l’Italia potrebbe produrre gran parte della propria energia, riducendo la dipendenza dalle importazioni.
Le rinnovabili, inoltre, non comportano rischi ambientali come le esplosioni in mare o la contaminazione delle falde acquifere. L’energia pulita è sicura e crea opportunità lavorative locali, anziché arricchire multinazionali del petrolio.
L’incidente della Seajewel dovrebbe servire da monito: “Ogni giorno che continuiamo a dipendere dai combustibili fossili, aumentiamo il rischio di nuovi disastri”, ha dichiarato un esperto in politiche ambientali. La transizione energetica è ormai una necessità, non un’opzione.