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Il termine del 10 febbraio 2025 per la presentazione dei nuovi piani climatici da parte dei paesi firmatari dell’Accordo di Parigi è scaduto e solo una minoranza di governi ha adempiuto all’obbligo nei tempi previsti. Questo ritardo solleva preoccupazioni sulla reale volontà delle nazioni di affrontare la crisi climatica con l’urgenza richiesta dalla comunità scientifica. Le conseguenze di questo mancato rispetto delle scadenze potrebbero essere significative per il futuro della lotta globale contro il cambiamento climatico.
Secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El País, solo sette paesi hanno consegnato entro la data stabilita i loro aggiornamenti dei Contributi Determinati a livello Nazionale (NDC), ovvero i piani nazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra. Questo mostra un atteggiamento preoccupante da parte della maggior parte dei governi, che sembrano non considerare la scadenza dell’ONU una priorità assoluta.
Nazioni che hanno rispettato il termine
Tra i pochi governi che hanno inviato i propri piani climatici nei tempi previsti figurano alcune nazioni europee e piccoli stati particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico ovvero Emirati Arabi Uniti, il Brasile, la Svizzera, il Regno Unito e la Nuova Zelanda. Tuttavia, grandi emettitori come Cina, India e l’Unione Europea non hanno rispettato la scadenza, rimandando la presentazione dei loro nuovi impegni climatici, gli Stati Uniti hanno presentato il piano ma sotto l’amministrazione Biden e la rettifica dell’Accordo di Parigi da parte del nuovo Presidente Trump ne ha vanificato l’azione.
“Il tempo per le promesse vaghe è finito.” — António Guterres
Il ritardo nella presentazione dei NDC potrebbe indebolire drasticamente l’Accordo di Parigi. Se sempre più paesi considerano le scadenze non vincolanti, l’efficacia dell’accordo potrebbe ridursi. Inoltre, senza nuovi piani, il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia critica di 1,5°C entro la metà del secolo.
Gli attivisti climatici e le organizzazioni ambientali, tra cui Greenpeace e WWF, hanno espresso forte preoccupazione per il ritardo. L’ONU, tramite il Segretario Generale António Guterres, ha esortato i governi a trattare la crisi climatica con la stessa urgenza riservata ad altre emergenze globali. Il ritardo nella presentazione dei nuovi piani climatici è un segnale allarmante che evidenzia la difficoltà dei governi nel tradurre gli impegni in azioni concrete.