Carne coltivata in laboratorio: una rivoluzione sostenibile per l’ambiente e il futuro alimentare

La carne coltivata in laboratorio, conosciuta anche come carne cellulosica o carne sintetica, è una delle innovazioni più promettenti nel settore alimentare, soprattutto per affrontare le sfide ambientali legate alla produzione della carne tradizionale. Questa tipologia di “carne” viene prodotta in laboratorio utilizzando cellule animali che vengono coltivate in un ambiente controllato, simulando il processo di crescita che avverrebbe in un organismo vivo.
In questo modo, è possibile produrre carne senza la necessità di allevare e macellare animali, riducendo drasticamente l’impatto ambientale dell’industria alimentare. Uno dei principali vantaggi della carne coltivata in laboratorio è la sua capacità di ridurre l’uso di risorse naturali come acqua, terra e mangimi. La produzione di carne tradizionale richiede invece enormi quantità di questi elementi, con un impatto davvero significativo sull’ambiente.
Dal report di UNEP emerge che la produzione di carne bovina, ad esempio, è responsabile di circa il 60% delle emissioni di gas serra derivanti dal settore agricolo, oltre a richiedere circa 15.000 litri di acqua per produrre 1 kg di carne. La carne coltivata in laboratorio, invece, potrebbe ridurre drasticamente il consumo di acqua e terreni agricoli, contribuendo ad un modello di produzione alimentare più decisamente più sostenibile.
Come dicevamo, un altro aspetto importante della carne coltivata è il suo potenziale nel ridurre le emissioni di gas serra. L’industria della carne è uno dei principali responsabili delle emissioni globali di metano, un gas serra potentissimo che proviene principalmente dalla digestione degli animali contrariamente la carne coltivata in laboratorio non produce metano, poiché non ci sono animali coinvolti nel processo di produzione. Secondo uno
studio condotto da Science Direct la carne coltivata potrebbe ridurre le emissioni di gas serra fino al 96% rispetto alla carne tradizionale, un dato davvero straordinario che renderebbe questa soluzione vincente per la lotta al
cambiamento climatico.
Oltre agli aspetti elencati, per lo più legati all’ambiente, la carne coltivata offre vantaggi in termini di benessere animale: in un sistema tradizionale, gli animali sono allevati in condizioni spesso stressanti e vengono poi macellati per il consumo umano. Con la carne coltivata, non è necessario allevare animali, eliminando le preoccupazioni etiche legate al trattamento degli animali. Inoltre la carne coltivata in laboratorio potrebbe essere prodotta senza l’uso di antibiotici e ormoni, che sono spesso impiegati nell’allevamento intensivo per
prevenire malattie e accelerare la crescita. In questo modo la carne coltivata potrebbe offrire un’alternativa più sana ed etica per i consumatori preoccupati per il benessere degli animali e la sicurezza alimentare, oramai un
numero sempre maggiore della popolazione. Nonostante i numerosi vantaggi, la carne coltivata in laboratorio deve ancora affrontare alcune sfide, come ad esempio i costi di produzione, che sono ancora molto elevati
rispetto alla carne tradizionale. Bisogna auspicare che, con il progresso della tecnologia e l’aumento della domanda, i costi possano progressivamente diminuire.
I dati sono già confortanti, nel 2013 un singolo hamburger di carne coltivata costava circa 300.000 dollari, mentre oggi i costi si sono ridotti in modo significativo, e alcuni esperti prevedono che la carne coltivata potrebbe diventare competitiva con la carne tradizionale entro i prossimi anni. Dal report condotto da Food Tech Connect
emerge che le aziende che lavorano nel settore stanno sviluppando nuove tecniche di produzione per abbattere i costi e rendere la carne coltivata più accessibile possibile al grande pubblico.
L’introduzione della carne coltivata nella nostra alimentazione potrebbe avere un impatto significativo sulla sicurezza alimentare globale; con l’aumento della popolazione mondiale e la crescente domanda di proteine, la carne coltivata potrebbe rappresentare una fonte di cibo più efficiente e sostenibile, in grado di soddisfare le esigenze alimentari future senza danneggiare l’ambiente.
Redatto da Martina Hamdy