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Clima, gennaio 2020 nella storia: è sul podio per la siccità estrema

I dati sul clima di gennaio sono impressionanti: è mancato all'appello il 70% della pioggia. Situazione grave soprattutto in Sicilia, dove il deficit è del 93 per cento

Dall’analisi del clima che ha caratterizzato il mese di gennaio emerge chiaramente una forte anomalia anticiclonica sul continente europeo. Anche in Italia l’andamento termo-pluviometrico del mese di gennaio ha risentito di questa frequente presenza di strutture di alta pressione che, accompagnate da masse d’aria decisamente mite per la stagione, hanno influenzato pesantemente il clima sul nostro Paese.

Gennaio 2020 – Anomalia della circolazione atmosferica

Fra le varie fasi anticicloniche ne spicca una in particolare, fra il giorno 20 e il 21, quando una poderosa area di alta pressione si è posizionata sull’Europa e si è irrobustita al punto da raggiungere valori record intorno a 1050 hPa in corrispondenza delle Isole Britanniche e intorno a 1045 hPa sulle regioni settentrionali.

A conti fatti, sul nostro Paese il mese di gennaio 2020 è stato caldo e molto siccitoso.
In particolare, con il 70% di deficit di pioggia, è stato il 3° gennaio più secco almeno degli ultimi 60 anni, ovvero dall’inizio delle misurazioni, risultando solo lievemente meno estremo dei mesi di gennaio del 1989 e del 1993. Delle 7 perturbazioni transitate sull’Italia, in gran parte deboli o con effetti localizzati molto marginali, solo una ha determinato una fase piovosa significativa, precisamente intorno al giorno 18.

clima gennaio piogge
Crediti: Meteo Expert

Deficit gravissimo al Sud, spaventoso in Sicilia: è venuto meno il 93 per cento della pioggia

Tutto il territorio ha risentito pesantemente della carenza di pioggia, ma è sulle regioni meridionali che la situazione risulta particolarmente grave: al Sud è venuto meno l’83 per cento della pioggia, in Sicilia addirittura il 93%.
Sono dati impressionanti
, soprattutto tenendo conto del fatto che, stando alle caratteristiche del clima mediterraneo, i mesi invernali rappresentano l’unica stagione piovosa dell’anno in queste zone: per il comparto Sud e Isole si tratta del 2° gennaio più secco appena sotto quello del 1975.

Oltre a molte zone del Sud e della Sicilia, anche in alcune città del Centro-Nord, comunque, le piogge sono state assenti o del tutto trascurabili, come ad esempio a Torino, dove non piove dal periodo pre-natalizio, e Pescara dove ha piovuto poco anche a dicembre.

clima gennaio pioggia
Crediti: Meteo Expert

Clima siccitoso non solo a gennaio: la situazione è stata critica durante tutto l’inverno

Anche dalle elaborazioni parziali della stagione invernale, sempre per le regioni meridionali, si ricava un 2° posto fra gli inverni più secchi, con circa metà delle precipitazioni accumulate finora rispetto alla norma. Una situazione che con ogni probabilità è destinata a risultare ancora più grave con l’arrivo dei dati definitivi relativi al mese di febbraio, quando in queste regioni verrà probabilmente superato il dato negativo dell’inverno 2016, che attualmente occupa il primo posto.

clima gennaio inverno provvisorio
Crediti: Meteo Expert

 

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Come già accennato, sull’area euro-mediterranea si sono avvicendate più frequentemente masse d’aria molto mite rispetto alle poche irruzioni fredde. Ne è scaturito l’ennesimo mese molto più caldo rispetto alla norma, in linea con i precedenti. In particolare la temperatura media mensile di gennaio a livello nazionale è risultata di 1.1°C sopra la media del trentennio 1981-2010. Pur essendo un valore notevole, questa anomalia non spicca particolarmente nell’ambito della serie storica degli ultimi 60 anni dove, in effetti, si notano molti altri mesi di gennaio passati più caldi di quest’ultimo. Tuttavia, analizzando più in dettaglio, si scopre che questo scarto è dovuto quasi esclusivamente ai notevoli valori delle temperature massime le quali sono state mediamente 2°C più alte del valore climatico di riferimento. Questa anomalia, a differenza di quella relativa alle temperature medie, è una delle più elevate della serie storica delle temperature massime, più esattamente al 3° posto dopo gli analoghi scarti dei mesi di gennaio del 2007 e 2018.

Significativi anche i livelli complessivamente raggiunti finora dalle temperature medie nel corso dell’inverno, che al momento si prefigura come il 5° più caldo a livello nazionale, e il 3° più caldo se si prendono in considerazione solo le regioni settentrionali: qui l’anomalia è stata più ampia (+2.1°C circa) rispetto al resto del Paese.

clima gennaio temperatura
Crediti: Meteo Expert

Per l’intero continente europeo è stato il 2° gennaio più caldo dopo quello del 2007, con una imponente anomalia complessiva pari a +3.16°C, che sale oltre i +6°C sui Paesi nord-orientali, e in particolare sulla Finlandia dove lo scarto è arrivato addirittura a +7, +8°C.

È a livello planetario, comunque, che il riscaldamento globale offre la sua migliore performance. Infatti nel 2020 il pianeta Terra ha vissuto il gennaio più caldo nell’ambito della lunga serie storica che parte dal 1880. L’ente americano NOAA conferma un’anomalia pari a 1.14°C che sorpassa quella del precedente record del 2016. Attualmente quelli del 2020 e del 2016 sono gli unici due mesi di gennaio di tutta la serie a superare la soglia di +1°C sopra la media del XX secolo. In aggiunta, considerando la serie storica composta da tutti i mesi dell’anno, il gennaio 2020 è al 4° posto fra i più anomali (quelli con l’anomalia positiva più ampia) dopo marzo 2016, febbraio 2016 e dicembre 2015 che, però, hanno avuto una spinta in più a causa del forte episodio di Niño in atto in quel periodo. Invece, fra i mesi con condizioni neutre di Niño, il gennaio 2020 torna a primeggiare salendo al 1° posto con l’anomalia più elevata. Nel frattempo, anno dopo anno, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera continua a salire inesorabilmente: negli ultimi mesi la soglia dei 410 ppm è stata superata definitivamente.

Simone Abelli

È meteorologo presso Meteo Expert dal 1999. Nel 1995 consegue la laurea a pieni voti in Fisica con una tesi sull’analisi statistica delle situazioni meteorologiche legate agli eventi alluvionali che hanno interessato l’Italia. Dal 1996 al 1998 svolge attività di ricerca nell’ambito del progetto europeo MEDALUS sul problema della desertificazione nel Mediterraneo. Dal 2008 al 2015, diviene uno dei meteorologi di riferimento delle reti televisive Mediaset. Principali pubblicazioni: “Il clima dell’Italia nell’ultimo ventennio” e “Manuale di meteorologia”.

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