Clima, il 2020 è nella Top5 degli anni più caldi per l’Italia
Da gennaio mancano all'appello 23 miliardi di metri cubi di pioggia. Le anomalie climatiche del mene di novembre, dell'autunno e da inizio anno
L’anno sta per arrivare al termine ed è già possibile affermare, comprendendo le anomalie di novembre, che il 2020 è nella Top5 degli anni più caldi mai registrati. Attualmente il nostro Paese è risultato essere più caldo della media di +0.9°C tra gennaio e fine novembre. Sul risultato complessivo pesano le anomalie dell’autunno meteorologico, conclusosi con una anomalia di +0.6°C a causa delle temperature miti di novembre e settembre.
Novembre 2020 caldo e poco piovoso: i dati
La prevalenza di tempo anticiclonico, non solo sull’Italia ma anche sul nostro continente, ha determinato un mese di novembre più caldo e molto meno piovoso della norma, con un’anomalia termica di 1.1°C sopra la media e metà delle precipitazioni normali a livello nazionale.
Le regioni più tiepide sono state quelle nord-occidentali con uno scarto pari a +1.6°C, seguite da quelle centrali, il Sud e la Sardegna con +1.1°C; un po’ meno vistose le anomalie al Nord-Est e in Sicilia con +0.7°C e +0.6°C rispettivamente. Non si tratta di un dato di spicco nell’ambito della serie storica della temperatura media a livello nazionale; tuttavia, per il Nord-Ovest rappresenta il 6° valore più elevato dal 1959 a pari merito con i mesi di novembre del 2015, 2009 e 1963.
La frequente presenza di anticicloni ha ostacolato il transito delle consuete piovose perturbazioni autunnali; infatti, solo 5 sistemi nuvolosi sono riusciti a raggiungere le nostre regioni di cui due molto deboli e marginali. Delle restanti tre perturbazioni più intense, due hanno causato criticità con danni, esondazioni, allagamenti e anche delle vittime a causa delle abbondanti precipitazioni localizzate in alcune aree del Sud e delle Isole.
In particolare, il giorno 21 una perturbazione legata a un vortice ciclonico, che si è avvicinato alle caratteristiche di uno di quei cicloni quasi tropicali (TLC) che di tanto in tanto si formano nel Mediterraneo, ha colpito duramente la Calabria con nubifragi e Scirocco tempestoso, mentre esattamente una settimana dopo, il giorno 28, l’ultima perturbazione del mese ha causato intensi e continui temporali in Sardegna, specie sul settore orientale dove localmente si è accumulato circa metà del quantitativo annuale.
In effetti, oltre alla Sicilia, le sole altre zone caratterizzate da un surplus di pioggia sono state parte della Calabria e della Sardegna tirrenica, mentre sul resto d’Italia ha prevalso un consistente deficit, particolarmente pesante al Nord-Ovest con -91%, seguito dal Nord-Est con -73% e dal Centro con -56%. In definitiva è stato un mese dai connotati estremi, sia per la lunga anomala fase siccitosa nel periodo più piovoso dell’anno, sia per le poche localizzate ma violente precipitazioni, nonché per le temperature che sono rimaste sensibilmente sopra la media per almeno due terzi del mese.
Il 2020 è nella Top5 degli anni più caldi
Il trimestre autunnale è stato complessivamente più caldo e meno piovoso della media. Lo scarto rispetto alla temperatura media è stato di +0.6°C e deriva da un settembre e un novembre piuttosto miti intervallati da un ottobre decisamente più fresco rispetto alla norma. Sull’anomalia pluviometrica autunnale, pari a -12%, ha pesato maggiormente il novembre siccitoso rispetto al dato positivo degli altri due mesi.
Le regioni che hanno fatto registrare la maggior carenza di precipitazioni stagionali sono state quelle centro-settentrionali (-21% al Nord-Ovest, -14% al Nord-Est, -19% al Centro); molto meno marcato il deficit al Sud (-6%), mentre sulle isole maggiori è stata addirittura osservata un’anomalia di segno opposto (+18% in Sicilia, +19% in Sardegna).
Da inizio anno si sono consolidate le anomalie già riscontrate fino al mese di ottobre. Lo scarto dalla media della temperatura resta pari a +0.9°C che rappresenta per il momento il 5° valore più elevato fra gli anni più caldi della serie storica. Dal punto di vista pluviometrico si riscontra un peggioramento del deficit che, con il dato di novembre, scende a -12% che corrisponde a 23 miliardi di metri cubi in meno rispetto alla norma.
Clima, la situazione a livello europeo e globale
Il continente europeo, come sopra accennato, è stato interessato frequentemente da strutture anticicloniche che hanno favorito anche un clima mediamente mite su quasi tutto il territorio, in particolare sulla regione alpina e sui Paesi nordici dove l’anomalia è stata molto ampia: in Scandinavia si sono avuti diversi record fra cui spicca il primato come novembre più caldo in Norvegia dal 1900 con il notevole scarto mensile di +4.6°C sopra la media. Secondo le elaborazioni del Copernicus Climate Change Service, per l’Europa si tratta del 2° novembre più caldo (insieme al novembre 2009) con uno scarto di +2.2°C sopra la media del trentennio 1981-2010 , a due decimi di grado sotto il record del 2015.
A livello globale spiccano, oltre a quelle già viste sull’Europa settentrionale, le forti anomalie termiche nell’area dell’Artico e in Siberia, e poi anche quelle nel Tibet, nell’Antartico orientale, in buona parte degli Stati Uniti (associate qui a nuovi record) e in Australia dove si sono verificate alcune ondate di caldo che hanno determinato il più caldo novembre in più di un secolo di osservazioni; anche l’Oceania ha sperimentato il suo novembre più caldo. Fra le aree dove, invece, le temperature sono state inferiori alla media appaiono evidenti l’Asia centrale fino al Pakistan e l’India settentrionale, l’Antartico occidentale, parte del Canada e del nord Atlantico, la Groenlandia meridionale, il Brasile orientale e la vasta zona del Pacifico equatoriale e sud-orientale dove persistono condizioni di Niña. In generale si tratta del 2° novembre più caldo della serie, che per la NOAA comincia nel 1880, con uno scarto di +0.97°C sopra la media del XX secolo, appena 0.04°C sotto il record del 2015.
Infine un breve sguardo allo stato dei ghiacci artici che, anche nel mese di novembre, si trovano ancora in sofferenza con un’estensione media di 9 milioni di km quadrati, il 15% più bassa rispetto alla media del periodo 1981-2010; questo dato rappresenta il secondo valore più basso della serie che parte dal 1979, dopo il record del 2016. Su tale situazione hanno pesato le anomalie termiche dell’aria sovrastante che in diverse zone hanno superato i 5°C sopra la media, ma anche quelle della superficie delle acque che in alcuni settori si sono portate anche oltre i 12°C sopra la media, in particolare nelle aree che, a differenza della situazione normale, si trovano ancora libere dai ghiacci.
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